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Un bilancio di inizio anno

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sabato, 02 settembre 2017 17:59

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Rosario Pesce
Si sa bene che, per moltissimi, il primo giorno dell’anno non è il 1 gennaio, ma il 1 settembre, soprattutto per coloro che vivono nel mondo della scuola, per i quali la scansione vera dell’anno è 1 settembre/30 giugno, come appunto da calendario scolastico.
Pertanto, con l’arrivo puntuale delle prime piogge settembrine, si programma il nuovo anno, non solo in rapporto alle scadenze professionali, ma anche in funzione dei momenti della propria dimensione privata.
E la società, più in generale, cosa fa?
Analogamente, ci sono delle scadenze finanziarie; altre di natura politico-istituzionale; altre, ancora, che riguardano la mera gestione del tempo libero.
Certo è che, nel caso specifico, con l’arrivo di settembre, quest’anno le scadenze non mancano.
Con il nuovo anno scolastico, entrano in vigore le rinnovate norme, che afferiscono in particolare alla Secondaria di I grado circa i criteri di organizzazione delle modalità della valutazione e degli Esami finali di quell’ordine.
La politica, invece, è vicina ad un momento essenziale: nella primavera del 2018 si voterà, per cui i partiti dovranno, nel corso delle prossime settimane, individuare le migliori candidature per Camera e Senato, oltreché allestire le alleanze più proficue sui vari territori.
È evidente che, in tali casi, l’approssimarsi delle elezioni non può che accelerare il dibattito in corso fra le varie forze e, nello specifico, il tema che può accendere gli animi è quello della gestione dei flussi migratori.
È, inoltre, evidente che anche gli Enti Locali non possono non risentire degli equilibri in fieri, per cui l’eventuale, probabile inizio di una nuova stagione politica potrà determinare effetti a catena sulla vita di molti Comuni e Province, le cui giunte saranno espressione dei rapporti di forza che muteranno con il voto parlamentare.
Come si vede, il nostro è un Paese che va incontro a moltissimi cambiamenti, alcuni dei quali più significativi di altri, che segnano invece una mera contingenza storica.
Ma, non si può dire che l’Italia sia del tutto ferma: i nuovi traguardi, in tutti i campi, non possono che essere fissati, di volta in volta, alla luce della legge del cambiamento, unico fattore che regola la vita umana in modo strutturale.
Possiamo domandarci, piuttosto, se nel mondo dell’istruzione come in quello della politica e delle istituzioni i cambiamenti disegnano scenari migliori di quelli precedenti, che vengono abbandonati.
Una risposta ad un simile quesito non possiamo, invero, darla in modo apodittico, ma certo è che i cambiamenti vanno vissuti in fondo, per poterne esplorare la vera portata riformatrice, qualora questa effettivamente li accompagni.
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