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L'uomo, il Cancro del Pianeta

lunedì, 04 settembre 2017 20:15

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La copertina del libro.
Francesca Bianchi
FtNews ha intervistato Bruno Sebastiani, autore del libro Il Cancro del Pianeta (Armando Editore), un saggio dove l'uomo viene paragonato senza mezzi termini ad una cellula cancerogena foriera di morte e distruzione. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sull’antiurbanesimo, auto-pubblicata con il titolo “Contro la Città”, nel corso degli anni ha sviluppato i suoi studi in campo sociologico e filosofico, dedicandosi in particolar modo ai problemi dell’ambiente. Lasciata la città, attualmente vive con la moglie Susanna Garavaglia in una casa ai margini di un bosco, a Calice Ligure.
Fermamente convinto che l'origine di tutti i mali risieda nell'evoluzione del cervello umano che ha dato vita al pensiero razionale, durante la nostra intensa conversazione l'autore ha ripercorso le tappe principali del processo che nel corso dei secoli ha portato l'uomo a saccheggiare il Pianeta in maniera sempre più violenta, distruggendo l'equilibrio insito in Madre Natura e arrivando a costituire una minaccia per la sopravvivenza stessa della Terra. Con franchezza e realismo ha dichiarato che è difficile trovare rimedi che possano arginare questa deriva o modificare tale stato di cose e si è soffermato sul problema principale che logora il Pianeta: la sovrappopolazione.
Al termine dell'intervista Sebastiani ha asserito con convinzione che se le possibilità di salvezza a livello planetario sono sempre più ridotte, rimane sempre la possibilità di cercare in noi stessi la nostra autorealizzazione, come hanno fatto lui e sua moglie, che a Calice Ligure hanno aperto il Bed & Breakfast Joie de Vivre, immerso nella tranquillità e nel silenzio della natura.

La Terra è ammalata di cancro e noi uomini siamo le cellule impazzite di questo tumore. L’origine della malattia risiede nelle nostre accresciute capacità cerebrali che nel corso dei secoli ci hanno spinti a depredare il Pianeta in modo sempre più violento". In queste parole è racchiusa la tesi centrale del libro.
Come è arrivato a maturare questa convinzione così forte circa l'estrema nocività dell'uomo per il Pianeta?

Sono sempre stato un estimatore del passato, di quando cioè, a fronte di difficoltà fisiche e disagi materiali, l’essere umano aveva più tempo per riflettere, contemplare, guardare dentro se stesso e scrutare il cielo stellato (non c’erano cinema, televisione, internet e smartphone!). La mia tesi di laurea fu sull’antiurbanesimo (in seguito l'auto-pubblicai con il titolo "Contro la città"). Discutendo con il relatore della tesi di questa mia nostalgia dei bei tempi andati, egli mi fece notare che a forza di andare indietro nel tempo, per essere coerente avrei dovuto dichiarare come ottimo lo stato di natura del buon selvaggio e via via sempre meno buono ogni stato successivo, dall’“addomesticamento” del fuoco in avanti. La cosa mi fece riflettere e giunsi così a capire che l’"errore" (non voluto, ma reale) consisteva proprio nell’evoluzione del cervello umano, che aveva consentito alla nostra specie di allontanarsi dallo stato di natura e di iniziare a distruggere il manto del Pianeta (e ad inquinare il sottosuolo, le acque e l’atmosfera).

Cosa La persuade del fatto che l'origine di tutti i mali, quella che Lei chiama carcinogenesi, risieda nell'evoluzione del cervello umano che ha dato vita al pensiero razionale?
La Natura tende sempre a stabilire un equilibrio tra tutte le sue componenti, e per raggiungerlo impiega tempi assai lunghi, milioni e milioni di anni. Quando qualche fenomeno improvviso altera questo equilibrio (ad esempio l’impatto con un asteroide), subito dopo ricomincia daccapo l’instancabile opera di riequilibrio di Madre Natura che, dopo milioni e milioni di anni, raggiunge nuovamente il risultato di far convivere in armonia tutte le sue componenti. Ebbene il cervello dell’uomo da poche migliaia di anni, un’inezia di tempo cosmico, ci ha messo in grado di modificare a nostro vantaggio questo equilibrio, o, in altre parole, ci ha consentito di rompere l’equilibrio naturale e di crearne uno nuovo, tutto artificiale, ad esclusivo vantaggio della nostra specie, che ha sottomesso e distrutto ogni altra componente della Natura. Poiché, però, anche noi facciamo parte della Natura e non possiamo vivere senza le sue altre componenti, ne discende che l’organo che ha consentito tutte le devastazioni (il nostro cervello o, meglio, la sua abnorme evoluzione) è da ritenere l’origine di ogni male, la carcinogenesi che ci ha trasformati in cellule tumorali del Pianeta.

Perché l'uomo è una cellula tumorale foriera di morte?
Perché ha condotto all’estinzione decine di migliaia (se non milioni) di specie animali e vegetali, sottraendo loro l’habitat in cui vivevano e prosperavano. Certamente ha consentito la nascita e la proliferazione di miliardi di individui della propria specie e di miliardi di altri esseri destinati al suo nutrimento, ma quella che è stata colpita al cuore è stata la biodiversità, che rendeva questa bella “famiglia di erbe e di animali” uno dei luoghi più belli dell’Universo, almeno di quella piccola porzione che noi conosciamo.
L’autore e sua moglie sulla terrazza della loro casa confinante con il bosco, a Calice Ligure (SV). Sullo sfondo la Rocca di Perti.
Secondo Lei l'uomo, in cuor suo, è consapevole del suo potenziale nefasto per l'ecosistema?
Nella maggioranza dei casi no, altrimenti non ci sarebbe stata la necessità di scrivere un libro come Il Cancro del Pianeta. Per inciso il mio prossimo libro ha come titolo provvisorio Il Cancro del Pianeta Consapevole, a riprova del fatto che il vero obiettivo che mi sono proposto è proprio quello di incrementare nel genere umano la consapevolezza della propria nocività.

È possibile ripercorrere le tappe principali del processo che nel corso dei secoli ha portato l'uomo a saccheggiare il Pianeta in maniera sempre più violenta?
Sì, è possibile, e qualcuno lo ha già fatto in modo egregio. Penso ad esempio a Clive Pointing, il cui saggio “Storia Verde del Mondo” (Società Editrice Internazionale) mi ha dato notevoli spunti per il secondo libro che sto terminando di scrivere. Occorre approfondire ulteriormente le tappe di questo tragico processo distruttivo, sia sotto il profilo storico sia, soprattutto, sotto quello etico-filosofico. Inoltre, ciò che non è ancora stato fatto in modo sufficientemente esplicativo, occorre ricondurre l’origine di tale opera distruttiva a quella nostra attività cerebrale (il “ben dell'intelletto”), che sin qui è stata sempre e da tutti considerata come il maggior vanto della razza umana. Proprio per colmare questa lacuna mi sono deciso a mettere per iscritto i miei convincimenti.

Perché scienza, tecnica e industria hanno costituito e continuano a costituire un trinomio potentissimo per la distruzione della Terra?
Per la loro capacità di trasformazione del mondo della Natura. L’origine del male, come già detto, consiste nell’abnorme evoluzione patita dal nostro cervello. Questa, però, sino a pochi secoli fa non costituiva un pericolo per gli equilibri di tutto ciò che ci circonda: oltre il 90% della popolazione viveva in campagna, non c’era la luce elettrica, tutto si svolgeva ancora secondo i ritmi della Natura. Poi, poco alla volta, invenzione dopo invenzione, il cervello dell’uomo è stato in grado di modificare realmente a suo vantaggio la morfologia del territorio, la composizione di flora e fauna e così via, trasformazione dopo trasformazione, sino alla tragica situazione attuale, dove persino il clima ha subìto radicali cambiamenti. La gran parte degli uomini vive ormai in enormi megalopoli secondo ritmi del tutto innaturali. Tutto ciò data dai primi del 1800, poco più di due secoli or sono, ma il vero messaggio che intendo lanciare con il mio libro è che la causa reale va ricercata molto addietro, nella notte dei tempi, senza responsabilità di alcuno, frutto unicamente di una strada evolutiva erronea, svantaggiosa per il futuro della biosfera. Non dobbiamo quindi sentirci colpevoli, ma dobbiamo prendere consapevolezza di come sono andate realmente le cose e smettere di gloriarci di una superiorità che per la Natura significa solo morte e distruzione.

In che modo Ebraismo, Cristianesimo ed Islam, le tre grandi religioni monoteiste, hanno contribuito all'esplosione della malattia?
Ho dedicato a questo argomento un apposito capitolo del mio libro, ma la ringrazio della domanda perché mi permette di chiarire un punto estremamente importante della teoria. Le tre grandi religioni monoteiste da lei citate hanno indubbiamente contribuito alla diffusione del cancro del Pianeta, in particolare per aver instillato nella mente dell’uomo il convincimento di essere “figlio di Dio” e, come tale, di poter modificare a proprio piacimento gli assetti della biosfera. Non è stato un contributo da poco. Ciò premesso, è bene ribadire con forza che il processo era già stato innescato in modo del tutto spontaneo da Madre Natura, nel momento in cui aveva consentito al cervello dell’uomo di accrescere la propria capacità elaborativa, fino a renderlo indipendente dalle leggi regolatrici della convivenza interspecifica. Era stata, cioè, imboccata una via svantaggiosa per la vita nel suo complesso. L’uomo, lungi dall’abbandonare la strada, ha fatto di tutto per percorrerla il più rapidamente possibile. Se pertanto non fosse stato scritto l’Antico Testamento, se Gesù non avesse dato vita al Cristianesimo e Maometto all’Islam, ebbene l’essere umano avrebbe comunque continuato a percorrere la strada del “progresso”, magari più lentamente. Il che non significa assolvere le tre grandi religioni monoteiste dall’accusa di aver contribuito alla diffusione della malattia, che anzi hanno esportato in tutto il globo terracqueo in virtù dei propri princìpi e della propria struttura clericale e gerarchica, laddove gli dei antichi si occupavano soprattutto delle faccende proprie, lasciando agli uomini maggiore libertà di azione.
Bruno Sebastiani ha creato il canale Youtube “Il Cancro del Pianeta” per presentare il suo libro e la sua teoria ai lettori che non può raggiungere fisicamente.
Quali soluzioni è possibile adottare per cercare di curare questa cellula tumorale, tentando di uscire, così, da questo circolo vizioso e di modificare tale stato di cose? In definitiva quale futuro vede per la Terra e per l'uomo?
Il mio libro non offre soluzioni. Si limita alla diagnosi del male, e ciò per due ordini di motivi: 1) la complessità delle mutazioni introdotte nei meccanismi della natura è tale che risulta oggettivamente molto difficile indicare validi rimedi; 2) ogni rimedio sarebbe ovviamente di natura “artificiale”, invenzione cioè del cervello dell’uomo, e, come ogni altra invenzione partorita dal nostro organo di comando, risolve alcuni problemi e ne crea altri più complessi e difficili da risolvere. La Natura, come già detto, ha impiegato milioni di anni per porre in equilibrio tutte le proprie componenti e quando introduce modifiche, lo fa con ritmi super lenti, per non alterare con movimenti bruschi i delicati meccanismi preposti alla conservazione della vita. E noi in poche decine di anni ci illudiamo di poter rimettere tutto a posto? Ciò detto, per non eludere completamente la sua domanda, le dirò che il problema principale che attanaglia il Pianeta è la sovrappopolazione. Lo sfruttamento delle risorse per pochi milioni di uomini è cosa ben diversa che per sette miliardi di esseri umani, destinati a divenire oltre dieci nel giro di pochi decenni. Sennonché non si è mai vista una massa tumorale regredire spontaneamente, dopo aver raggiunto un numero di cellule maligne prossimo al collasso dell’organismo ospitante. Saremo il primo esempio? E se la riduzione avvenisse tragicamente a causa di un conflitto nucleare, la soluzione non sarebbe peggiore del male? È quindi veramente difficile indicare vie di uscita. Ciononostante, la consapevolezza della situazione è un passaggio importante da affrontare. Poi, come dicevano gli antichi, “spes ultima dea” …

Quale messaggio si augura possa giungere ai lettori di questo Suo libro-denuncia? Quali reazioni si augura di suscitare?
L’amore per la Natura e la consapevolezza della nocività di Homo sapiens stanno diffondendosi. Spesso, però, questi sentimenti si uniscono ad un’acredine nei confronti di chi non ha ancora maturato tali persuasioni (e si tratta della stragrande maggioranza del genere umano), al punto che i due “schieramenti” si contrappongono in modo violento (sicuramente sul piano verbale, talvolta anche su quello fisico). Ecco, io credo che la funzione del mio libro e della mia teoria possa utilmente essere quella di far da ponte tra i due schieramenti. Troppo spesso gli “ecologisti” propongono soluzioni irrealistiche (tenuto conto dello stadio ormai terminale della malattia) e comunque non indicano nell’evoluzione patita dal cervello dell’uomo la vera origine del male. Riconoscersi in questa posizione significa decolpevolizzare l’essere umano. Le cose sono andate così perché non potevano andare diversamente. Le nostre accresciute capacità cerebrali, accoppiate a quella "volontà di “potenza” comune ad ogni essere vivente, hanno prodotto quello squilibrio fatale della biosfera a nostro (apparente) vantaggio.
La consapevolezza di questa situazione è il vero messaggio che intendo recapitare a tutti i miei lettori, che spero continuino a crescere sino a divenire una “massa critica” nei confronti di tutta la popolazione. Dopodiché non è il caso di disperarsi: nessuno è colpevole, nessuno ha indirizzato la storia del genere umano verso la distruzione del Pianeta per cattiveria.
Anzi, tutti hanno sempre proclamato di agire per il bene dell’umanità, senza rendersi conto che ciò significava la distruzione dell’ecosistema e della vita sulla Terra.
Uno degli ultimi capitoli del mio libro è intitolato Pessimismo cosmico e ottimismo individuale, e riflette la personale condizione mia e di mia moglie, Susanna Garavaglia: da circa cinque anni abbiamo lasciato la città (Milano) dove siamo nati e abbiamo vissuto per una sessantina d’anni e abbiamo costruito una casa ai limiti del bosco in Liguria, a Calice Ligure. Qui abbiamo aperto un Bed & Breakfast ed ospitiamo turisti di ogni nazionalità, cercando di farli partecipi della tranquillità e della serenità che ci circondano.
Se le possibilità di salvezza a livello planetario sono sempre più ridotte, rimane sempre la possibilità di cercare in noi stessi la nostra autorealizzazione. Non per nulla abbiamo chiamato il nostro Bed & Breakfast Joie de Vivre, e ci piacerebbe che anche i lettori di questa intervista venissero a trovarci!
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