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Un autunno caldissimo

sabato, 09 settembre 2017 22:30

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Rosario Pesce
Dopo l’estate calda ed afosa per ragioni climatiche, avremo di certo un inverno caldissimo per ragioni politiche.
È evidente, infatti, che l’approssimarsi - dapprima - delle elezioni regionali in Sicilia e, poi, di quelle politiche generali farà sì che il dibattito si accenda, con conseguenze importanti per il Paese.
È ineluttabile che il primo tema all’ordine del giorno non può non essere quello della crescita economica, visto che, prima della politica, le ragioni dell’economia sono prevalenti.
I dati parlano di un miglioramento rispetto agli anni precedenti, indotto per lo più dalle misure assunte dall’Unione Europea e dalla Banca Centrale, ma è ovvio che si tratta – come si dice in gergo – di una goccia nell’oceano.
Il tasso di occupazione fa segnare una lieve crescita, ma si tratta – pur sempre – di lavoro precario.
Peraltro, nessuno può dimenticare che, passeggiando lungo le strade delle nostre città, in particolare al Sud, ormai sempre più numerosi sono i cartelli, che indicano attività commerciali che vengono cedute o locali che rimangono sfitti, a dimostrazione del fatto che le persone, che investono proprio danaro nel commercio e nella rete dei servizi, sono sempre di meno.
Inoltre, è risaputo che, finanche, il lavoro alle dipendenze della Pubblica Amministrazione non presenta più i privilegi di un tempo: con l’innalzamento dell’età pensionistica, introdotto dalla Legge Fornero, è ovvio che diminuisce sempre più il turn over e rimangono a lavorare persone avanti con gli anni ed, a volte, prive degli opportuni stimoli per fare bene.
Inoltre, un quesito è necessario: fino a quando le misure finanziarie, volute dalla Commissione Europea e da Draghi, potranno “drogare” l’economia italiana?
Quando queste misure, adottate nel pieno della crisi, saranno sospese, cosa accadrà?
Forse, torneremo alla condizione di qualche anno fa, con un debito pubblico che cresceva in forma esponenziale e con un’economia stagnante?
Sono, queste, domande a cui il ceto politico deve fornire una risposta, perché è pleonastico che la soluzione ai mali del Paese non può, sempre, derivare da provvedimenti presi ad hoc in sedi lontane da Roma.
Per tal motivo, sarebbe giusto che coloro che, a breve, si candideranno alla guida dell’Italia, prendano coscienza di tali problematiche, senza indugiare in atteggiamenti populistici, che portano consenso, ma che poi fanno perdere la sfida del Governo, come è successo, nel corso dell’ultimo ventennio, con Berlusconi prima e Renzi dopo.
Forse, è venuto il momento di uscire dalla minore età e di divenire finalmente adulti, anche, nella gestione e nella conduzione del dibattito politico?
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