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Un anno migliore

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domenica, 31 dicembre 2017 20:16

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Rosario Pesce
Nel corso dell’ultimo giorno dell’anno non si può che augurare che l’anno, che sta per entrare, possa essere migliore di quello che sta per finire.
D’altronde, due anni consecutivi identici rappresenterebbero un’anomalia, per cui il nuovo negli auspici di noi tutti non può che essere differente – ovviamente, in senso migliorativo – rispetto a quello precedente.
Povertà, mancanza di lavoro, difficoltà di integrazione del diverso, crisi a livello locale come su base nazionale: questi sono gli elementi che segnano la vita degli Italiani e di molti cittadini del mondo che, oggi, viene sempre più vilipeso per le mortificazioni ed i danni che vengono arrecati al suo delicato equilibrio geo-fisico ed ambientale.
Naturalmente, gli auguri non possono che essere rivolti a tutti: amici o nemici, persone a noi simpatiche o antipatiche, hanno diritto ad essere beneficiari di un auspicio di buona sorte per il prossimo anno e per quelli che verranno dopo.
Ma, si sa bene che il sale della vita è l’amore: amore verso la donna, verso l’arte, verso le cose belle della vita, che danno un senso a questa e la rendono degna di essere vissuta.
Senza amore, l’uomo sarebbe privo del combustibile necessario, che deve e può spingere ogni nostra azione.
Un tempo, si diceva “fate l’amore, non la guerra”.
Un simile invito, a quanto pare, non viene sempre assecondato, se si pensa che i conflitti a livello mondiale sono aumentati per effetto dell’esplosione di guerre locali, che molto spesso non vengono neanche menzionate dai telegiornali, ma che sono in grado - comunque - di produrre morti e disabilità.
E, proprio ai disabili, alle persone che vengono chiamate “speciali”, non si può non augurare un futuro migliore del presente gramo, che la cattiva sorte ha assegnato loro: d’altronde, noi tutti siamo un po’ “disabili”, nella misura in cui possiamo finanche sviluppare competenze eccezionali in un determinato settore della vita civile e culturale, ma siamo altamente impreparati in altri.
Infine, l’augurio di un futuro più roseo non può che andare a chi ci governa: la responsabilità del potere non è cosa da poco, visto che deve essere supportata da onestà, competenze professionali e spirito di sacrificio, per cui, se uno solo di questi fattori dovesse venire a mancare, rischierebbe di crollare l’intero consesso sociale che aspira alla governabilità.
D’altronde, se come diceva Aristotele, l’uomo è un “animale sociale”, è ineluttabile che la sua fortuna, in gran parte, la determina chi ha il potere di condizionare i destini di un’intera comunità.
Con un siffatto augurio, rivolto al ceto dirigente, forse l’Uomo - per davvero - non può che sublimarsi, aspirando a raggiungere sempre il meglio da sé e da chi arricchisce di senso e significato la sua vita giornaliera.
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