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Ildegarda di Bingen, maestra di sapienza nel suo tempo e oggi

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mercoledì, 10 gennaio 2018 22:22

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Francesca Bianchi
FtNews ha intervistato la professoressa Michela Pereira, tra le massime esperte a livello internazionale della figura di Ildegarda di Bingen (1098-1179), che recentemente ha dato alle stampe il libro Ildegarda di Bingen. Maestra di sapienza nel suo tempo e oggi.
Già Ordinaria di Storia della filosofia medievale all’Università di Siena, la prof.ssa Pereira ha focalizzato le sue ricerche sul rapporto tra filosofia, scienze del corpo e pratiche di trasformazione nel Medioevo e nella prima Età Moderna. Attiva nell’ambito italiano degli studi delle donne con contributi storici e teorici, ha dedicato diversi studi alla Sibilla del Reno a partire dal 1980, realizzando nel 2002, insieme a Marta Cristiani, la prima traduzione italiana integrale del Liber divinorum operum.
Nel corso della nostra bella conversazione, la studiosa ha parlato del suo interesse per la figura di Ildegarda e della passione con cui, da oltre quarant'anni, si dedica allo studio del suo pensiero. Si è soffermata sul suo ultimo libro, nel quale ha adottato un approccio che unisce l'alto livello scientifico a quello divulgativo per far sì che sia fruibile da un vasto pubblico, non solo dagli addetti ai lavori. La Pereira ha accennato agli episodi fondamentali della vita della Badessa di Bingen e alla peculiarità del suo autorevole magistero. Ha discusso, infine, dell'importanza del ruolo dei movimenti femministi per la riscoperta e per la canonizzazione di colei che è considerata una delle figure più affascinanti ed eclettiche del suo tempo, la cui vasta ed autorevole sapienza è riconosciuta ed imitata ancora ai giorni nostri.

Prof.ssa Pereira, Lei ha all'attivo quarant'anni di frequentazione delle opere di Ildegarda di Bingen. Come e quando è nato il Suo interesse per questa straordinaria figura femminile del mondo antico?
Il mio incontro con Ildegarda fu sollecitato da una catena di legami fra donne che, coinvolte in prima persona nel femminismo e insieme impegnate nella ricerca umanistica, cercavano i modi più efficaci per tenere insieme la partecipazione politica al movimento delle donne e la presenza attiva nel mondo dell'università e della cultura. Per me, che avevo focalizzato i miei interessi di ricerca sul pensiero medievale, fu facile accogliere con entusiasmo l'invito di Luisa Accati, una storica maggiore di età e di esperienza, a studiare le opere della badessa renana, per contribuire a costruire uno dei primi interventi femministi di rilevo nel panorama storiografica italiano: il numero di Quaderni storici, curato da Luisa Accati e organizzato attorno al tema monografico Parto e maternità. Momenti della biografia femminile (1981). Di Ildegarda sapevo, fino ad allora, piuttosto poco, e quel poco riguardava soltanto le sue opere naturalistiche. Perciò mi immersi nella lettura, cominciando dal Liber divinorum operum, che lessi nel latino originale. Per molti anni ho continuato ad allargare e ad approfondire la mia conoscenza del suo pensiero, dedicandole anche un certo numero di studi e alcuni corsi universitari e, soprattutto, presentandola in molti contesti sia femministi o didattici, sia di ricerca, sempre riscontrando l'interesse vivo e l'attualità di questa figura, pur così lontana dal nostro tempo.

Quando ha deciso di dedicare alla "Sibilla del Reno" il Suo ultimo libro, Ildegarda di Bingen. Maestra di sapienza nel suo tempo e oggi?
La sollecitazione di Cecilia Gabrielli a presentare la badessa di Bingen ad un pubblico di lettrici e lettori curioso di questa grande donna di pensiero, e il suo suggerimento di intrecciare la mia lettura alla sua scrittura, attestata da una ricca serie di opere di tipologie diverse e da una straordinaria raccolta epistolare, mi hanno offerto l'occasione di dare vita a questo libro, risultato di un percorso di ricerca durato anni. Dopo la canonizzazione del 2012, sono usciti molti libri su Ildegarda, ma la maggior parte era di scarso valore e, soprattutto, molto povera di documentazione e di approfondimenti. Io volevo scrivere un libro, basato sulle fonti, che non fosse solo per gli addetti ai lavori. Mi sono basata su tutti i suoi scritti, soprattutto sulle tre opere maggiori (Scivias, Liber vitae meritorum, Liber divinorum operum) e sui testi naturalistici.
Mio obiettivo primario è stato quello di permettere a chi si fosse avvicinato ad Ildegarda per la prima volta di farlo in maniera diretta, ma guidata. In ogni paragrafo ho cercato di mettere integralmente almeno una lettera, da me tradotta, per offrire un campione completo della sua scrittura e per mostrare a chi per la prima volta legge i suoi scritti l'intensità con cui descrive le visioni e la peculiarità dello stile epistolare del suo tempo.
Quasi quarant'anni fa proponevo, nel primo lavoro dedicato ad Ildegarda, di leggerne le pagine dedicate al tema specifico della maternità e della sessualità femminile, che negli anni Settanta è stata un tema forte del femminismo della differenza. Oggi mi è apparso opportuno condividerne la visione più ampia e policentrica maturata col passare del tempo, con gli apporti della ricerca su Ildegarda e con i miei studi sul pensiero medievale nel suo complesso. Tutti questi fattori mi hanno permesso e mi permettono di leggere oggi la badessa renana in un contesto più ampio, con una comprensione più profonda e col rinnovato desiderio di presentarla per contribuire a nutrire la consapevolezza delle donne.
La riproduzione della pagina iniziale del manoscritto del Liber Scivias
Quali sono gli elementi fondamentali della vita di Ildegarda?
La condizione monastica e l'esperienza delle visioni sono i due elementi cardine dell'intera esistenza della badessa renana. All’età di otto anni venne affidata alle cure di Giuditta di Sponheim, che si occupò della sua istruzione e della sua formazione spirituale, e pochi anni dopo, quando Giuditta entrò come professa nel monastero benedettino di Disibodenberg, Ildegarda vi entrò anche lei come oblata. Vivere in un monastero significava occupare un ruolo sociale ben determinato, importante, accessibile anche a una donna. La vita monastica offriva ampi spazi di crescita spirituale ed intellettuale: nutrita dai testi e dai canti liturgici, dalla meditazione silenziosa e dalla preghiera, prevedeva anche l'insegnamento dei saperi fondamentali (la grammatica, la musica, l'aritmetica, la storia ecclesiastica).
Per quanto riguarda le visioni, la Vita racconta che fin da piccola Ildegarda ebbe l’esperienza di involontarie visioni, accompagnate da dolorose infermità fisiche. La materna autorevolezza della maestra delle monache, Giuditta, l'aiutò ad accettare tali esperienze, che vennero da lei considerate come sorgente di una conoscenza profetica, di cui si riteneva portatrice per il bene dell’umanità. Quando il carattere profetico delle sue visioni venne riconosciuto dai due personaggi più eminenti della Chiesa del suo tempo, Bernardo da Chiaravalle e papa Eugenio III, Ildegarda fu identificata come interlocutrice diretta della rivelazione divina e unica responsabile dei contenuti delle tre opere profetiche che scrisse nei decenni successivi (lo Scivias, il Liber vitae meritorum e il Liber divinorum operum). Aveva già superato i quarant’anni, ma fu proprio da quel momento che ebbe inizio la sua impressionante attività di scrittrice, di consigliera, di organizzatrice della vita monastica, testimoniata, oltre che dalle opere, da un ampio epistolario. A quel punto si procurò un collaboratore, Volmar, che sarebbe rimasto con lei per moltissimi anni, coadiuvandola nella scrittura delle sue opere.

Cosa ha dato avvio alla scrittura profetica?
Quando la voce divina ingiunge ad Ildegarda di rendere pubblico ciò che "vede, ascolta e capisce" nel corso di manifestazioni che avvengono nella sua interiorità, la badessa renana inizia a scrivere i contenuti delle proprie visioni e le parole che ascolta dalla “voce” dall'alto. La percezione interiore che Ildegarda sperimenta, infatti, è duplice: alle immagini che si manifestano nella luminosità diffusa si accompagna una voce, che descrive l'immagine stessa e la spiega dettaglio per dettaglio, quasi conducendo per mano la veggente a coglierne tutti i significati e tutti i livelli su cui questi significati si collocano. Tutto ciò produce in Ildegarda una sensazione quasi fisica di calore che la pervade interamente. All'incirca con le medesime parole la mistica renana descrive il piacere che le donne provano nell'unione sessuale, in modo tale da non distruggere il seme fecondato, da cui potrà nascere una nuova vita. La conoscenza profetica, come la conoscenza carnale, veicola un germe vitale, spirituale e sovrapersonale, che deve essere dato alla luce, rendendolo manifesto. E' molto importante considerare anche l'aspetto uditivo delle visioni ildegardiane. La voce si fa percepire come una musica che la badessa di Bingen si incarica di trasmettere col canto. Pare che Ildegarda abbia iniziato a scrivere poemi in musica già mentre era impegnata nella stesura dello Scivias. E' come se lei considerasse la musica un sacramento, in quanto foriera di armonia e prefigurazione dell'armonia tra anima e corpo: la musica, e in particolare il canto, è la via regia per ritrovare l'unità armoniosa di anima e corpo che caratterizza la creatura umana come imago Dei. Del valore e della funzione salvifica della musica Ildegarda testimonia nella lettera che scrisse ai prelati di Magonza nel 1178, sotto il peso opprimente di un provvedimento disciplinare che aveva vietato di accompagnare col canto la liturgia quotidiana, a causa di una grave infrazione imputata alla badessa e al suo monastero: la sepoltura di uno scomunicato e il rifiuto di esumarlo ed allontanarlo dal cimitero conventuale. Quel divieto era sentito particolarmente grave perché, impedendo l'eucarestia e la pratica salvifica della musica, apriva, nella concezione di Ildegarda, un varco pericoloso all'opera del diavolo, che sempre cerca di impedire il canto, strumento che richiama l'essere umano alla condizione paradisiaca perduta.

Di quali rami del sapere si è occupata questa straordinaria figura di donna, considerata una delle personalità più affascinanti del suo tempo? Ildegarda di Bingen, oltre ad essere stata una delle personalità più interessanti della sua epoca, è una delle scrittrici medievali più famose: filosofa, scienziata, poetessa e musicista, questa figlia della piccola nobiltà tedesca ha lasciato importanti opere teologico-profetiche, enciclopediche e mediche, naturalistiche, esegetiche, agiografiche e poetico-musicali, che dichiara concepite nella vera visione. Tre di esse, le più famose, sono scritte nello stile delle rivelazioni profetiche: il Liber Scivias, il Liber vitae meritorum e il Liber divinorum operum. L’opera naturalistica, tradizionalmente suddivisa in due libri, Physica (o Liber simplicis medicinae) e Liber causae et curae (o Liber compositae medicinae), è in realtà nominata da Ildegarda nel prologo del Liber vitae meritorum con un unico titolo, Liber subtilitatum diversarum naturarum creaturarum. L'aspetto di prevenzione, l'attenzione alle condizioni emotive e al rapporto con l'ambiente, il confine graduale tra alimentazione e terapia sono gli aspetti che esercitano maggiore attrazione nelle proposte che si ricavano dall'opera naturalistica della badessa. Tra gli altri scritti, spiccano le liriche di contenuto religioso (Symphonia harmoniae revelationum caelestium). Ildegarda componeva anche le musiche per i suoi poemi, tanto che oggi esiste una ricca discografia ildegardiana, e scrisse e musicò anche un lavoro teatrale, l’Ordo virtutum. Nel complesso, possiamo definire il suo pensiero cosmologico e naturalistico come una sintesi originale del sapere tradizionale e di una conoscenza intuitiva della realtà, animata dal senso della perfezione dell’opera divina. La sua attenzione, sia nelle opere profetiche che in quelle naturalistiche, è leggere l'umanità alla luce della storia sacra, dal peccato originale alla fine dei tempi: tutte le opere sono permeate dall'idea che alla fine dei tempi la vittoria di Cristo porterà l'umanità allo stato di perfezione.
Michela Pereira (foto di Francesco Di Pietro)
Quanto è stato importante il ruolo dei movimenti femministi per la riabilitazione della figura di Ildegarda e, soprattutto, per la sua canonizzazione?
L'assenza delle donne dalla "grande storia" è sempre stata percepita come un silenzio assordante da parte delle femministe. Il femminismo si è interessato a molte grandi figure femminili per ripercorrere una storia delle donne che nel corso dei secoli hanno costruito una forte identità come pensatrici ed entità creatrici. Quando si è iniziato a leggere gli scritti di tante donne illustri del passato, si è visto che nel loro lascito c'era qualcosa di valore, soprattutto c'era l'ascolto della propria esperienza e della vita pratica. Queste donne sono state grandissime immaginatrici e Ildegarda, la cui opera era conosciuta, ma marginale negli studi medievistici, è un esempio eccelso di questa caratteristica.
Nella chiesa tedesca, già da molto tempo prima della canonizzazione, avvenuta nel 2012, c'era un culto autorizzato di Ildegarda, ma solo un coordinamento di teologhe tedesche, nei primi anni Settanta, pose il problema del riconoscimento del dottorato ad Ildegarda. L'attenzione per la sua figura venne richiamata dapprima nel contesto del femminismo di quegli anni, e poi negli ambiti di ricerca sulla musica medievale e sulla musica delle donne. La sua medicina, che fino agli ultimi decenni del Novecento aveva seguaci quasi esclusivamente nei paesi di lingua tedesca, è divenuta oggetto d'interesse per moltissimi seguaci delle medicine olistiche. La canonizzazione e la proclamazione a Dottore(a) della Chiesa hanno concluso questo movimento di espansione della fama di Ildegarda e sicuramente costituiscono un relais per la conoscenza sempre più approfondita del suo pensiero e dei suoi scritti.

Perché tanto interesse nei confronti di una figura come Ildegarda? In cosa consiste la peculiarità del suo magistero e del suo pensiero?
La "Sibilla del Reno" mostra la reale possibilità di una cultura sapienziale che collega l'uso della ragione alla cura della vita, facendosi portavoce di una realtà che trascende i confini della propria persona e della propria esperienza, e intervenendo politicamente nel proprio tempo con la piena assunzione di responsabilità. La complessa riflessione sulla debolezza femminile indica come Ildegarda abbia saputo elaborare una concezione del potere che nasce dall'apertura alla trascendenza nella consapevolezza della fragilità. La magistra delle novizie di Disibodenberg, la fondatrice di Rupertsberg e di Eibingen, ha saputo riconoscere la trascendenza nell'esperienza femminile, mostrando che esiste un aspetto femminile del principio divino, che si esprime nel creato, manifestandosi nella bellezza luminosa della materia vivificata dallo spirito. Questa bellezza introduce ad una conoscenza che si apre alle parole, producendo una visione profetica della realtà. Questa conoscenza è apertura alla sorgente interiore della sapienza, basata sul proprio sentire autentico. La possibilità di ottenere una conoscenza del mondo e della storia a partire dal profondo e dall'apertura alla trascendenza costituisce l'insegnamento culminante di Ildegarda profeta. La badessa è consapevole che il cammino umano verso la felicità non può avvenire nel distacco dalla realtà, naturale e storica, di cui si è parte. La priorità della visione, la relazione fra conoscenza visionaria e condizione corporea, sono elementi che incontriamo nelle opere della Sibilla del Reno e nell'esperienza, nella poesia, nella scrittura femminile, al di qua e al di là delle differenze spazio-temporali.

Nel sottotitolo del libro definisce Ildegarda maestra di sapienza nel suo tempo e oggi. Perché "maestra di sapienza"?
Secondo Lei, la badessa di Bingen è considerata tale anche nella nostra epoca?

Ildegarda è stata maestra nel suo tempo e lo è anche oggi per noi: maestra di un sapere sapienziale ed integrato, dove tutti gli ordini della gerarchia umana ed angelica riempiono l'universo, salvaguardando la trascendenza e permettendo il contatto con essa. Lei, una Sibilla nell'immaginario dei suoi contemporanei, aveva iniziato prendendo la parola e cercando di proteggere la propria fragilità dalla potenza della parola; ha esercitato la cura di sé e dell'insieme di relazioni nelle quali era inserita, di cui ha sempre mostrato piena consapevolezza. E' medica, non solo perché raccoglie e tramanda conoscenze terapeutiche di origine diversa, a cui oggi attinge con ammirazione chi si occupa di terapie olistiche, ma perché tutto il suo pensiero vuole essere una sapienza che guarisce la ferita fondamentale di cui soffre l'umanità nella separazione fra immanenza e trascendenza. Credo che il fascino della lontananza e dell'oscuro e la femminilità non stereotipa convergano nel fare di Ildegarda una figura magistrale anche per noi.

Quale messaggio si augura possa arrivare a coloro che leggeranno questo Suo lavoro?
La mia speranza è quella di far nascere apprezzamento e curiosità nei confronti di questa donna straordinaria, per me figura ispiratrice. Mi auguro che, leggendo il mio libro, tutti coloro che sono affascinati da Ildegarda la comprendano bene e siano mossi ad approfondirla ulteriormente per conto proprio. Mi piacerebbe anche che tutti gli appassionati di musica medievale riscoprissero la sua musica, con la consapevolezza della ricca elaborazione di pensiero che c'è dietro e della profonda complessità concettuale che permette di gustarne ancora di più la bellezza!
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