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Olmedo (SS), storia, tradizioni, folklore

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sabato, 21 settembre 2019 09:21

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Francesca Bianchi tra il Sindaco Mario Antonio Faedda e il Vicesindaco Salvatore Siffu
Francesca Bianchi
Giovedì 29 agosto ho trascorso una magnifica giornata ad Olmedo (SS), importante centro della Nurra. Dopo la visita al Complesso Megalitico di Monte Barantainsieme al Sindaco di Olmedo Mario Antonio Faedda, a Marco Secchi, gestore della pagina "Archaic Sardinia", a Neria De Giovanni, titolare della casa editrice Nemapress, e all'archivista e scrittrice Alessandra Derriu, ho visitato la Mostra del Pane allestita nella chiesa di Nostra Signora di Talia. Guidata da Eugenio Muroni, presidente della Pro Loco di Olmedo, ho potuto ammirare pani rituali e pani quotidiani provenienti da diversi luoghi della Sardegna. In mostra anche alcuni personaggi del famoso Presepe di Pane di Olmedo, realizzati dalle signore Mariella e Maria Talia, che fino a qualche mese fa gestivano in paese il Panificio Madrigosas. La sig.ra Mariella mi ha raccontato le varie fasi della preparazione del pane, dichiarando: L'arte della panificazione mi è stata trasmessa da mia madre e da mia nonna. Negli anni, poi, ho voluto approfondirla, frequentando corsi dove ho potuto apprendere le tecniche per realizzare i pani decorati. Insieme a me, c'è sempre stata Maria Talia, con cui ho gestito il Panificio "Madrigosas". Facevamo pane comune da mangiare quotidianamente e, su ordinazione, pani decorati, soprattutto quelli caratteristici di Olmedo: sa covazza”, una soffice focaccia; su pane oltadu in telu, di forma allungata, che grazie alla sua consistenza poteva essere conservato oltre una settimana; su ferru ‘e caddu, prodotto con semola di grano duro, una spianata più spessa; su pane russu, con crosta croccante e mollica compatta; il pane fine, realizzato nelle varianti piccadu, finemente decorato con timbri lignei e rotelle, che veniva prodotto in occasione di grandi eventi, e tradizionale, circolare, piatto, morbido e senza mollica, riconducibile alla cosiddetta spianata. Altro pane legato alle ricorrenze è su cotzulu de s’ou, realizzato in varie fogge (treccia, cestino, corona, forme ovali, a cuore, fantasia varia) e contenente al centro un uovo sodo, regalato in occasione della Pasqua. Quanto alle fasi di preparazione, già la sera prima si inizia a preparare la pasta madre, sciogliendo in poca acqua tiepida il fermento, un pezzo di pasta dell'impasto precedente. Nell'acqua in cui si è sciolto il fermento si impasta la farina. Si fa una croce, si spolvera sopra una manciata di farina, poi si copre con una coperta e si lascia lievitare per 10-12 ore. Si setaccia la farina, che può essere semola, semolato o farina di grano duro (rigorosamente coltivato e macinato in Sardegna), si aggiunge un po' d'acqua, la pasta madre e si lavora il pane. Quando è stato lavorato bene, viene aggiunto il sale, che non deve mai essere messo a contatto con il lievito, perché rallenterebbe il processo di lievitazione. Si continua a lavorare, aggiungendo a mano a mano l'acqua, che raggiunge anche il 75% rispetto alla farina iniziale (quindi si ammorbidisce bene), e si lascia lievitare in massa per circa un'ora e mezza. Poi si fanno le forme e si fa lievitare in forma per altre 2-3 ore (su pane oltadu in telu). Invece per la pasta dura (su pane russu), che ha circa il 50% di acqua rispetto alla farina iniziale, le forme si fanno non appena si finisce di lavorare l'impasto e si lasciano lievitare per circa 4-5 ore; poi, una volta pronto, la pasta dura si apre con le forbici e si inforna a un calore di circa 180-200°. Su pane oltadu in telu, invece, si prende dal telo dove è stato messo a lievitare, si infarina leggermente e si inforna ad una temperatura di 240-250°. Oggi facciamo circa 20 kg di pane a settimana per uso domestico.
Sull'importanza dell'impiego di grano duro coltivato e macinato in Sardegna si sofferma anche Marco Dettori dell'agenzia Agris Sardegna, che oltre ad essere uno degli autori del libro La Madre del pane. Il lievito madre nella produzione dei pani tradizionali della Sardegna (Carlo Delfino editore, 2017), ha approfondito le tematiche relative alla qualità del grano e degli sfarinati ai fini della panificazione. Nel corso dell'intervista che ci ha concesso, Dettori ha dichiarato: Nei paesi industrializzati il pane è ormai soggetto ad un rischioso processo di omologazione. Perfino in Sardegna, sede di una "ars" panificatoria ineguagliabile per ricchezza e varietà, dominano ormai pochissime tipologie di pane, spesso di provenienza esterna. La produzione del pane fatto in casa era un momento fondamentale di aggregazione della vita della familiare e delle Comunità. Oggi la panificazione è circoscritta ad alcuni scarni principi quali la temperatura della crosta e il tempo di fuoriuscita dal forno, svilendo una tradizione che in Sardegna ha da sempre assunto i contorni di una sacralità da preservare ad ogni costo. Questo processo di omologazione colpisce anche le materie, il grano in particolare. Con la falsa accusa della scarsa qualità del prodotto locale, negli anni è aumentata la dipendenza dalle importazioni di grano proveniente dall’estero. Eppure il grano prodotto in Sardegna, e anche in tutta l’Italia centro-meridionale, è di buona o ottima qualità merceologica e tecnologica a seconda del tipo di varietà coltivata, dell’andamento meteorologico dell’annata e della fertilità dei suoli in cui viene coltivato. In particolare, presenta una qualità fitosanitaria eccellente grazie a condizioni ambientali sempre sfavorevoli allo sviluppo di funghi. Inoltre, se macinato e trasformato in filiera corta, cioè a breve intervallo di tempo dalla raccolta, il grano duro locale presenta caratteristiche di “freschezza” tali da generare pani e paste tradizionali eccezionali per genuinità, sapore e conservabilità. La valorizzazione delle filiere corte è fondamentale in senso generale per promuovere lo sviluppo del territorio e rinsaldare la coesione sociale, in quanto favorisce l’alleanza tra agricoltori, trasformatori primari (mugnai), trasformatori secondari (fornai e pastai) e consumatori.
Dopo aver visitato la Mostra del Pane, sono stata accolta in Municipio dall'Amministrazione Comunale: il Sindaco Mario Antonio Faedda; Salvatore Siffu, Assessore all'Ambiente, Agro, Turismo e Attività produttive; Fabio Pala, Assessore ai Lavori pubblici e all'Edilizia privata; Daniela Busia, Assessore alla Pubblica Istruzione, ai Servizi Sociali e alle Politiche giovanili; Gianluca Pinna, Assessore alla Cultura e allo Sport. Sindaco e Vicesindaco hanno gentilmente rilasciato una ricca intervista a FtNews, in cui hanno fatto un bilancio degli ultimi tre anni, soffermandosi su iniziative e progetti cui daranno vita per incrementare l'offerta turistica e rilanciare lo sviluppo economico del paese.
Voglio ringraziare di cuore il Sindaco Faedda per la generosa accoglienza che mi ha riservato e per il graditissimo dono del libro La sacralità del pane in Sardegna, un testo prezioso frutto di un meticoloso e appassionato lavoro di ricerca della studiosa Marisa Iamundo de Cumis, un lavoro indispensabile per coloro che studiano gli aspetti simbolici e antropologici legati alla panificazione e per chiunque si accosti alla ritualità e alla sacralità insite nell'affascinante e ricca realtà dei pani di Sardegna.
Francesca Bianchi con Eugenio Muroni, Presidente della Pro Loco di Olmedo, nella chiesa di Nostra Signora di Talia
Ringrazio sentitamente l'intera Amministrazione Comunale e tutte le persone che ho avuto modo di incontrare ad Olmedo per l'ospitalità e per la bella giornata che mi hanno fatto trascorrere alla scoperta della storia, della cultura, del folklore di questo grazioso paese.
Un ringraziamento particolare alla signora Maria Piredda, nel cui accogliente b&b, fornito di ogni comfort ed estremamente pulito, ho avuto il piacere di soggiornare. La struttura è ubicata in una tranquilla e silenziosa strada di Olmedo situata a pochi minuti dal centro. Il ricordo più bello e dolce di questo b&b me l'ha lasciato proprio Maria, una donna straordinaria che mi ha accolto con ogni premura possibile, facendomi sentire a casa. Maria risiede ad Olmedo con suo marito da 45 anni e durante le belle conversazioni al fresco della sua veranda mi ha raccontato come è cambiato il paese dagli anni Settanta ad oggi. E' fermamente convinta che per rilanciare l'economia della zona ed incrementare il turismo bisognerebbe far conoscere la bellezza del territorio, il fascino delle sue tradizioni antiche, l'accoglienza e l'ospitalità della popolazione, puntando tutto sulla posizione centrale del paese, a pochissimi chilometri di distanza dalle spiagge più belle di Alghero, dalla città di Sassari, dall'aeroporto di Fertilia. Custodisco gelosamente nel cuore i bei momenti trascorsi con questa donna generosa e onesta, lavoratrice instancabile e testimone di mezzo secolo di storia olmedese, che insieme a suo marito mi ha aperto le porte del suo cuore, rendendomi partecipe dei ricordi di un passato fatto di lavoro, sacrifici e, soprattutto, dignità.

Sig. Sindaco, se dovesse fare un bilancio di questi tre anni da Sindaco di Olmedo, quali obiettivi ha realizzato finora e quali novità ha introdotto questa Amministrazione Comunale? In quali attività siete attualmente impegnati per rilanciare l'economia del paese?
In soli tre anni, grazie ad un'oculata gestione del bilancio, siamo riusciti a ridurre del 50% l'esposizione debitoria con il Banco di Sardegna e pagare circa 244.013,65 euro di debiti fuori bilancio ereditati dagli anni precedenti. Con grandi difficoltà, senza ricorrere all'aumento delle tasse o all'istituzione di nuove, come l'addizionale IRPEF e la TASI, stiamo cercando di evitare il dissesto finanziario che comporterebbe l'aumento di tutte le imposte e le tasse locali alla misura massima consentita, così come imposto dalla legge. Sono state riconosciute agevolazioni a favore delle attività commerciali che rinunciano all'installazione o dismettono le "slot machine" e dei cittadini e delle associazioni che si occuperanno del decoro delle aree verdi pubbliche. Le ristrettezze del bilancio non ci hanno impedito di perseguire l'obiettivo di migliorare i servizi e l'efficienza dell'amministrazione, istituendo nuovi servizi, quali: attivazione del servizio di pagamento tramite POS, che consente il risparmio di tempo e denaro per numerosi cittadini; creazione della "App Municipium", che ha reso più efficace e immediata l'informazione sui servizi offerti dall'Amministrazione; compensazione tra debiti e crediti a favore delle associazioni che eseguono manutenzione degli edifici e strutture pubbliche; riqualificazione delle aree verdi destinate alle famiglie e ai bambini; organizzazione di numerosi eventi culturali; promozione di iniziative per sensibilizzare al rispetto dell'ambiente e alla promozione di produzioni locali; miglioramento della rete idrica, in collaborazione con Abbanoa, tramite la sostituzione di diverse condotte urbane e extraurbane; incremento delle corse dei treni (il servizio ferroviario è ripreso proprio nei giorni scorsi, anche su continue sollecitazioni da parte dell'Amministrazione).

Avete ottenuto ingenti risorse per il miglioramento e la riqualificazione del patrimonio pubblico. Dove investirete questo denaro?
Sindaco: Lo useremo per la riqualificazione del vecchio municipio, nella piazza principale del paese, che sarà destinato a centro di informazione turistica e sala congressi; per la messa in sicurezza della palestra comunale; per interventi di riqualificazione del polo sportivo; per l'ultimazione dell'asilo nido; per la riqualificazione della ludoteca comunale; per il miglioramento dell'accessibilità al sito di Monte Baranta, che renderemo fruibile anche alle persone con mobilità ridotta; per la realizzazione della biglietteria e dell'ufficio informazioni presso l'imponente complesso prenuragico; per l'efficientamento energetico della biblioteca comunale, l'acquisto di un'auto elettrica e la realizzazione di una colonnina per la ricarica; per la manutenzione delle strade rurali; per interventi di miglioramento energetico delle scuole medie; per l'acquisto degli arredi della scuola dell'infanzia; per la messa in sicurezza delle scuole medie e del Municipio; per la mitigazione del rischio idrogeologico; per l'adeguamento del Rio Medadu. Sono in fase di ultimazione gli interventi per la realizzazione dell'impianto di videosorveglianza e per la riqualificazione e il miglioramento delle aree pubbliche urbane e l'abbattimento delle barriere architettoniche.

Organizzate molte iniziative per attirare nel vostro paese turisti e visitatori. Sabato 31 e domenica 1 settembre si è tenuta la rassegna Suoni e Sapori. Musiche, Folklore e Sapori della Tradizione Isolana, che ogni anno richiama da 3000 a 4000 visitatori al giorno. La kermesse ha ospitato tre appuntamenti: la XVIII edizione di Olmedo Prooduce - Fiera delle Arti e dei Mestieri della Tradizione; la XXXI edizione della Mostra del Pane - Mostra dei Pani Tipici della Tradizione; Assazos - Degustazione Piatti Tipici della Tradizione. Come si sono svolti questi tre incontri?
Vicesindaco: Durante l'edizione 2019 di Olmedo Produce è stato possibile visitare i vari stand espositivi arredati con le antiche testimonianze delle arti e dei mestieri olmedesi, presentati al grande pubblico dai custodi della memoria storica del paese: gli anziani e i cultori delle antiche tradizioni. E' stato dato risalto ad artigiani, artisti e piccoli produttori che, con il loro lavoro di recupero e rielaborazione della tradizione sarda, ripropongono un'immagine della Sardegna vera che ancora pulsa e vive, soprattutto nei piccoli centri, diversi, ma non alternativi al mare, piuttosto a completamento dei vari volti di un'isola che molto ha da dire nel panorama turistico e della quotidianità, dal mare all'entroterra. I numerosi visitatori hanno potuto assistere all'esibizione di gruppi di ballo sardo a cura dell'Associazione Culturale Folk N.S. di Talia di Olmedo, all'esibizione dei Cantadores a Chiterra e della Maschera tradizionale Mamutzones di Samugheo, alla vestizione pubblica e alla sfilata del gruppo Merdules Betzos de Ottana.Le due giornate sono state allietate dai concerti dei gruppi musicali Niera e Bertas.
Con la Mostra del Pane, così come con il Presepe di Pane nel periodo natalizio, abbiamo voluto celebrare questo prezioso alimento che a Olmedo riveste da lungo tempo un ruolo fondamentale, rappresentando la base principale dell’alimentazione di ogni famiglia sarda. La panificazione, inoltre, ha sempre assunto in Sardegna un alto valore simbolico, accompagnando la ritualità con cui si scandisce l’immutabile ciclo della vita. Vi sono, infatti, i pani per il battesimo, per le nozze e quello in ricordo dei defunti. La stessa sacralità è presente in tutte le fasi della lavorazione: una croce viene incisa sulla pasta inacidita, che funge da lievito naturale, e le panificatrici, prima di impastare la farina, si fanno il segno della croce. Le donne sono depositarie e custodi di questi antichi saperi, segni distintivi di appartenenza alla propria comunità tramandati da innumerevoli generazioni.
Assazos ha rappresentato, come ogni anno, un percorso-ricerca delle dimenticate ricchezze enogastronomiche locali e al contempo una riproposizione dei piatti tipici del territorio. In piazza e tra le vie del centro storico è stato possibile degustare i vari piatti tipici, scoprirne l'origine e le ricette, in un contesto di profumi e sapori. E' sempre più diffuso il bisogno di un recupero della genuinità ormai perduta nell'arte della gastronomia. L'uomo moderno avverte la necessità di riavvicinarsi al proprio territorio, anche tramite il recupero dei piatti antichi, delle erbe che aromatizzavano le tavole delle famiglie Olmedesi, erbe di cui il nostro territorio è particolarmente ricco.
Muraglia Megalitica di Monte Baranta (foto di Marco Secchi)
In località Su Casteddu, a circa due chilometri dal centro abitato di Olmedo, sorge il complesso megalitico di Monte Baranta, mirabile esempio di insediamento fortificato prenuragico. Cosa sappiamo di questa importante area archeologica?
Sindaco: Il complesso megalitico di Monte Baranta, oggetto di studi e ricerche a partire dagli anni Cinquanta, è attribuibile all’età del Rame, più precisamente alla cultura di "Monte Claro" (2500-2200 a.C.). Disposto su un altopiano trachitico a m 152 s.l.m., da cui si controlla un vastissimo territorio, Monte Baranta è costituito da un insediamento prenuragico caratterizzato e protetto da un recinto-torre, da una lunga e poderosa muraglia che racchiude un gruppo di capanne rettangolari, separandole da un’area sacra con menhir e circolo megalitico. Il complesso di Monte Baranta, così perfettamente caratterizzato nei suoi aspetti civili, militari e religiosi, sembra mostrare il senso di insicurezza che spingeva le genti a stanziarsi su alture e ad integrare le difese naturali con poderose strutture megalitiche. Il recinto-torre, situato in posizione dominante sul margine della scarpata, ha pianta a forma di ferro di cavallo con due ingressi a corridoio che immettono in un ampio cortile con apertura verso il dirupo. Si distingue per alcune particolarità architettoniche, quali l’assenza di una qualsivoglia copertura, il considerevole spessore murario che raggiunge i 6,50 metri (alto circa 3,5 metri), le impressionanti architravi e la presenza di una rudimentale scaletta che, svolgendosi nel profilo murario del cortile, conduce ad una sorta di cammino di ronda. Il dispositivo difensivo è poi completato, in una posizione più elevata, da una possente muraglia (lunga circa cento metri, larga cinque e alta in media due e mezzo) a sbarrare l’accesso nell’unico tratto di pianoro aperto e, quindi, vulnerabile. Presenta un unico ingresso decentrato che introduce all’interno della cinta muraria. Nell’area delimitata dalla muraglia si distinguono i muri rettilinei di numerose capanne dell’abitato. Nel corso degli scavi, in due di queste capanne è stata rinvenuta ceramica esclusivamente della cultura di Monte Claro.
All’esterno della muraglia si trova un circolo megalitico formato da una ottantina di lastroni di varie dimensioni che segnano uno spazio circolare di circa 10 metri di diametro; alcune di queste, in gran parte spezzate e attualmente tutte rovesciate, mostrano chiaramente di essere state dei menhir. Distante una decina di metri, troviamo il grande menhir lungo 3,95 metri su un’area rocciosa perfettamente spianata, vicino all’alveolo appena inciso che avrebbe dovuto accoglierlo. Quest’ultimo particolare, insieme al fatto che il menhir appare non rifinito, fa credere che non sia mai stato eretto.
L’area su cui insiste il monumento, di circa 12 ettari, nel 1998 è stata acquistata dal Comune di Olmedo con l’intento di promuovere la tutela, la salvaguardia e la compiuta valorizzazione del complesso. Sono stati realizzati i primi interventi finalizzati alla ricostruzione dei sentieri di accesso in pietra locale e alla manutenzione delle copiose essenze arboree e arbustive che contornano la muraglia e il recinto-torre. Il Comune ha provveduto a ripristinare l’antico itinerario che, da un’ampia radura posta al limitare di Padru Salari, conduce a Monte Baranta attraverso un'incantevole cornice di antichissime rocce e piante secolari che consente di scrutare dall’alto la verde distesa della Nurra e lo splendido orizzonte della Rada di Alghero.

Siete attivamente impegnati con le scuole per sensibilizzare i più giovani alla conoscenza dell'immenso patrimonio storico-culturale del territorio in cui vivono, senza tralasciare importanti temi di rilevanza sociale...
Vicesindaco: Con le scuole organizziamo diverse manifestazioni, tra cui l'iniziativa "Merenda a Km 0", che ogni anno coinvolge gli studenti della scuola elementare per incoraggiarli sin da piccoli a scegliere i prodotti del nostro territorio. Lo scorso anno abbiamo organizzato una biciclettata per dire no al femminicidio. Due anni fa i bambini hanno realizzato il presepe con la riproduzione della muraglia di Monte Baranta. Devo dire anche che c'è una grandissima collaborazione da parte degli insegnanti. Per l'estate organizziamo una sorta di estate ragazzi, dove i bambini vengono seguiti da esperti del settore. Tra poco partirà la ludoteca nei locali del centro sociale. E' importante dedicare gran parte delle nostre energie ai giovani: coinvolgendo bambini e ragazzi speriamo di riuscire a trascinare e a coinvolgere nella vita sociale olmedese anche i loro genitori.

Cosa si augura per il futuro di Olmedo?
Sindaco: Mi auguro ci siano più possibilità lavorative per tanti disoccupati che purtroppo affollano la nostra comunità. Stiamo cercando di sfruttare la posizione strategica del paese, posto a 20 km da Sassari, 10 da Alghero, 2,5 da Fertilia, affinché sia visto come luogo dove abitare e sempre più nostri concittadini possano investire maggiormente a livello turistico. Ambiente e turismo rappresentano settori strategici per la nostra città. I turisti devono avere più servizi, maggiore organizzazione; è fondamentale la creazione di una rete turistica.
Per il futuro, inoltre, dobbiamo costruire un'unità d'intenti del paese, rafforzando il senso di comunità. La gente qui sa accogliere a braccia aperte, ti fa sentire parte del tessuto sociale. Per far sì che ci sia questo senso di appartenenza è fondamentale riscoprire i valori della conoscenza e della solidarietà.
Vicesindaco: Come si è detto, Olmedo è posta vicino ai centri nevralgici e noi non possiamo non sfruttare questo fattore. Qui c'è comodità, serenità, un paesaggio ameno, un bell'ambiente e, soprattutto, un autentico senso di ospitalità. Il nostro paese, inoltre, ospita una ventina di siti nuragici, tra cui il nuraghe Talia. A pochi metri dall'edificio sorge un piccolo impianto termale, parte di una villa di età romana imperiale costituita da quattro ambienti, all'interno dei quali si possono ammirare rivestimenti marmorei e tracce di mosaici. Mi piacerebbe trovare i fondi e convincere la Soprintendenza a finanziare gli scavi presso qualche altro sito per renderlo fruibile e contribuire, così, alla conoscenza e alla valorizzazione del nostro patrimonio storico-culturale. Stiamo facendo fronte a una situazione difficile e complessa, ma siamo più fortunati rispetto ad altre zone interne, e grazie alla determinazione e al lavoro di gruppo siamo certi che alla conclusione del nostro mandato lasceremo alla nostra comunità una cittadina migliore di come l'abbiamo trovata.
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