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Pe’ terre assaje luntane: al MANN l’emigrazione ischitana in America

domenica, 01 marzo 2020 19:33

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Anni '20, Emigranti a bordo del Piroscafo Irene nel porto di Napoli (Archivio Ischitani nel Mondo)
Francesca Bianchi
Al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, nell'ambito delle iniziative collaterali della mostra Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo, è allestita la mostra Pe’ terre assaje luntane, curata da Salvatore Ronga e promossa dall’associazione Ischitani nel mondo. L'esposizione, che documenta l’emigrazione ischitana del XX secolo verso l'America, è il risultato di un'accurata indagine storica che ha consentito di lavorare su testimonianze d'archivio e scatti d’epoca.
Salvatore Ronga in una ricca intervista rilasciata a FtNews ha illustrato il percorso espositivo. Ha raccontato le caratteristiche dell'emigrazione ischitana, parlando della differenza tra l'emigrazione dei contadini rispetto a quella dei pescatori e soffermandosi sul primo impatto che gli emigrati ebbero con la nuova realtà in cui si trovarono a vivere e sull'accoglienza che la gente del posto riservò loro. Ha discusso delle modalità dell'integrazione nei nuovi centri e delle condizioni in cui avvenivano le traversate, facendo luce su alcuni dettagli della vita di bordo e sulle caratteristiche delle navi che trasportavano oltreoceano i nostri connazionali.
Ronga ha insistito molto sull'importanza di far conoscere, soprattutto ai giovani, questa pagina, spesso volutamente dimenticata, della nostra storia nazionale, augurandosi che questa bella mostra, che sarà visitabile fino a lunedì 9 marzo, possa parlare ai visitatori di accoglienza e apertura verso il nuovo.

Sig. Ronga, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, nell'ambito delle iniziative collaterali della mostra Thalassa, è allestita la mostra Pe’ terre assaje luntane. L'esposizione, che documenta l’emigrazione ischitana del XX secolo verso l'America, è curata da lei e promossa dall’associazione "Ischitani nel mondo". Come e con quali finalità è nata l'idea di questa esposizione?
La mostra nasce nell’ambito di una manifestazione dedicata all’emigrazione ischitana verso le Americhe che si svolge annualmente a Ischia nel mese di settembre e che è giunta alla sua XV edizione. Si tratta di un appuntamento che coinvolge studiosi e istituzioni per un focus sul fenomeno migratorio riguardato nei suoi molteplici aspetti. In occasione dell’evento “Thalassa”, presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il nostro percorso documentario si presenta come esemplificativo del viaggio dell’emigrante, in nome di un’idea del mare come risorsa culturale che unisce le sponde e favorisce lo scambio di esperienze e di tecniche.

Come è strutturato il percorso espositivo? Il percorso è articolato in tre sezioni: l’esodo, il viaggio e gli approdi. Una serie di pannelli informativi permette al visitatore di muoversi sulle tracce degli emigranti ischitani, grazie a un’accurata selezione di immagini e a documenti originali, come i biglietti di Terza Classe per l’imbarco sui grandi transatlantici, opuscoli e brochure di Prima Classe, album fotografici di viaggiatori che testimoniano i rituali della vita di bordo. La maggior parte dei documenti proviene dall’archivio di Domenico Jacono, che è uno dei fondatori dell’associazione Ischitani nel Mondo.
Anni '50, il molo ischitano di San Pedro, California (Archivio Ischitani nel Mondo)
Ci racconti pure le caratteristiche dell'emigrazione ischitana... A quale categoria sociale appartenevano gli ischitani che decisero di intraprendere la traversata verso il Nuovo Continente? In quali centri americani si concentrarono maggiormente gli ischitani?
L’emigrazione ischitana presenta, rispetto al fenomeno nazionale, caratteristiche particolari. I primi emigranti sono contadini. Verso la metà dell’Ottocento, a causa della crittogama, una malattia che colpisce le viti, l’economia vinicola dell’isola attraversa una crisi profonda che determina l’esodo di braccianti e piccoli possidenti, soprattutto verso le colonie francesi del Nord Africa, con le quali la diocesi ischitana ha rapporti privilegiati per la gestione dei flussi. Contadini ischitani emigrano successivamente anche verso le Americhe, ma spesso si impiegano nelle grandi città come pura manodopera e difficilmente riescono a conservare la propria identità culturale e a organizzarsi in comunità riconoscibili. Diversa è invece l’emigrazione dei pescatori che, a partire dalla fine dell’Ottocento, si muovono a seguito delle coralline della costa sorrentina, per poi emanciparsi con piccole flotte in stagioni di pesca lungo le coste algerine. Solo ai primi del Novecento la scoperta del porto di San Pedro, in California, indirizza il flusso migratorio dei pescatori verso le coste del Pacifico, dove la possibilità di integrarsi nell’industria peschiera segna il passaggio dalla stagionalità alla stanzialità. Le comunità ischitane di San Pedro, in California, e di Mar del Plata, in Argentina, hanno conservato, nel tempo, caratteri identitari molto forti, grazie anche a un rapporto con l’isola di origine che non si è mai interrotto.

Questa mostra è il risultato di un'accurata indagine storica che le ha consentito di accedere a testimonianze d'archivio e a scatti d’epoca. Sappiamo qualcosa del primo impatto che gli emigrati ebbero con la nuova realtà in cui si trovarono a vivere? Come vennero accolti dalla gente del posto?
Sia sulle coste algerine che nel porto di San Pedro i pescatori ischitani si integrarono con estrema facilità, contribuendo fattivamente allo sviluppo della pesca. In particolare, essi esportarono un particolare tipo di rete, “la lampara”, di origine ischitana, rete che poi a San Pedro fu perfezionata da altri gruppi immigrati con cui i nostri pescatori entrarono in contatto, come per esempio le flotte giapponesi. Nella nostra mostra mettiamo in evidenza questi aspetti positivi, considerando che l’emigrazione ischitana in California e in Argentina ha caratteri eccezionali: ai nostri emigranti fu consentito di poter continuare a svolgere il loro mestiere, di migliorarsi. Intorno alla metà degli anni Trenta del secolo scorso, si registra a San Pedro un aumento vertiginoso dei richiami familiari: donne e bambini. Per le donne la nuova vita in California, pur considerando le difficoltà della lingua e la diversità dei costumi sociali, significa la possibilità di una concreta emancipazione. Molte donne emigrate di prima e di seconda generazione trovano impiego nell’industria legata alla lavorazione del pescato. Un fenomeno analogo si registra anche a Mar del Plata, in Argentina.

Gli emigrati riuscirono a conservare nei nuovi contesti un’identità sociale e culturale? Come avvenne l'integrazione nei nuovi centri?
Un ruolo importante nella conservazione di un’identità sociale e culturale è affidato alla Chiesa. In California la Federazione Cattolica, fin dai primi anni del Novecento, è particolarmente attiva, operando nel campo assistenziale e sociale. La parrocchia, con i suoi riti e le sue feste, è un elemento di forte coesione. Non bisogna, poi, dimenticare il ruolo della scuola che, per gli immigrati di seconda generazione, costituisce uno strumento notevole di integrazione.
Anni '20, Ischitani emigrati in California in posa sul molo di San Pedro, tra gozzi e baracche per il deposito delle attrezzature (Archivio Ischitani nel Mondo)
Ha avuto modo di leggere qualche testimonianza scritta da chi ha affrontato quelle traversate? In quali condizioni avvenivano? Cosa si sa della vita di bordo? Quali caratteristiche presentavano le navi che trasportavano oltreoceano i nostri connazionali?
Intorno ai grandi transatlantici si è costruito nel tempo un mito, alimentato dalla propaganda nazionale tra le due guerre. Il transatlantico, così come si evidenzia nelle brochure d’epoca e nei manifesti pubblicitari, rappresenta un’icona di modernità. In tal senso, la nostra mostra presenta un’antologia di documenti che aiuta a ricostruire il fascino di una stagione che vede una profonda trasformazione dei costumi sociali, con il passaggio graduale dalla traversata alla crociera.
Per i nostri emigranti spesso il primo impatto con il Nuovo Mondo avviene proprio sulla passerella del transatlantico. I primi viaggi sono estremamente avventurosi; i dormitori collocati nelle stive sono affollati, così come i ponti. La situazione migliora notevolmente già a partire dai primi anni Venti con l’introduzione della Terza Classe e della Classe Turistica. Abbiamo raccolto molte testimonianze riguardo alla traversata transoceanica, soprattutto da parte di emigranti che all’epoca erano poco più che bambini: il ricordo è pieno di impressioni contrastanti, è quello di un viaggio dove spesso si soffre il mare, perché il transatlantico rolla, o nel quale si resta incantati dai riti di bordo, che sono appannaggio esclusivo dei passeggeri di Prima Classe.
Attualmente di cosa si occupa l’Associazione "Ischitani nel mondo", promotrice di questa mostra? Quali rapporti esistono oggi tra Ischia e i suoi abitanti e le comunità di emigrati ischitani in America? L’associazione "Ischitani nel mondo" si occupa della divulgazione di una pagina importante della nostra storia, a lungo trascurata, qual è quella relativa all’emigrazione, con particolare riguardo al fenomeno ischitano. Impegniamo le nostre energie per una ricerca continua, grazie alla collaborazione con associazioni ed enti culturali, tra cui il Centro Altreitalie, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e il Circolo Georges Sadoul di Ischia, e grazie al contributo di studiosi come Maddalena Tirabassi e Giuliana Muscio che ci hanno indirizzato, nel tempo, verso un approccio multidisciplinare allo studio del fenomeno. Abbiamo, inoltre, rapporti costanti con le associazioni italoamericane in California e in Argentina. D’altra parte a Ischia ciascuno di noi ha parenti che sono emigrati; gli ischitani sono dovunque, e mi piace sottolineare questo aspetto, perché evidenzia dell’isola un’apertura verso l’esterno, verso il nuovo.

Ha mai pensato di portare questa esposizione nelle scuole ischitane per far conoscere a bambini e ragazzi la storia di tanti nostri connazionali emigrati per cercare altrove migliori condizioni di vita? Nell’immediato futuro porteremo l’esposizione nelle scuole, perché è importante per gli studenti conoscere questa pagina della nostra storia nazionale. In passato abbiamo avviato progetti di ricerca e raccolte di testimonianze. La mostra ha un taglio divulgativo proprio perché è destinata a un pubblico vasto. Nel corso del tempo il nostro paese è diventato terra di immigrati, non solo di emigranti, e il percorso illustrativo che proponiamo offre spunti di riflessione per interpretare il presente.

Quale messaggio si augura possa arrivare a tutti coloro che avranno il piacere di visitare la mostra Pe’ terre assaje luntane?
Un messaggio di ottimismo e di accoglienza, perché chi vuole realizzarsi lontano dalla propria terra d’origine, anche a prezzo di sacrifici, possa averne la possibilità, senza per questo rinunciare alla propria identità culturale, così come in passato è accaduto ai nostri emigranti, che mai hanno rinunciato alla loro “italianità”.
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