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Giuseppe Festa: Ursula e Lupinella, orsi e lupi sulle montagne italiane

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venerdì, 28 agosto 2020 07:59

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Francesca Bianchi
FtNews ha avuto il piacere di intervistare Giuseppe Festa, autore di molti romanzi editi da Salani, i cui protagonisti sono la natura e il rapporto tra uomini e animali. Laureato in Scienze naturali, da ragazzo ha fatto un'esperienza di volontariato nel Parco Nazionale d'Abruzzo, dove ha avuto modo di osservare da vicino il comportamento di molti animali, soprattutto lupi e orsi.
Qualche mese fa è uscito il suo ultimo lavoro, intitolato Ursula. La vita di un'orsa nei boschi d'Italia, un libro per bambini sugli orsi bruni, per scoprire caratteristiche e abitudini di questa specie protetta su tutto il territorio italiano. Il volume è nato dalla collaborazione tra la casa editrice Editoriale Scienza, da sempre impegnata nella divulgazione scientifica per bambini e ragazzi, e il MUSE - Museo delle Scienze di Trento, in prima linea nello studio, nel monitoraggio e nella tutela dell’orso bruno. L'avvincente racconto di Giuseppe Festa, che dovrebbe essere letto anche dai tanti, troppi adulti che hanno perso la bellezza del contatto con la Natura, è arricchito dalle illustrazioni di Mariachiara Di Giorgio e dai rigorosi approfondimenti scientifici curati dall'orsologa Valentina Oberosler, una ricercatrice del MUSE che guida i giovani lettori alla scoperta dell’orso bruno.
Nel corso della nostra bellissima conversazione, l'autore ha parlato anche del libro con cui ha avuto inizio la sua collaborazione con Editoriale Scienza, un volume illustrato che presenta la stessa impostazione di Ursula e si intitola Lupinella. La vita di una lupa nei boschi delle Alpi (2018). Nato all'interno del progetto Life WolfAlps su iniziativa del MUSE di Trento, il libro vuole far conoscere ai bambini i lupi e il loro ruolo all'interno dell'ecosistema alpino, sfatando falsi miti e credenze.
Di Giuseppe Festa colpiscono l'entusiasmo, la passione, l'amore con cui si dedica all'educazione ambientale per bambini e ragazzi. Solo seminando bene tra i cuccioli d'uomo - così ama chiamarli - possiamo creare un mondo nuovo, in cui ci si rapporti in maniera sostenibile alla Terra e alle sue risorse. È dai più piccoli che bisogna partire se vogliamo abbandonare la visione ecologica imperante, fortemente antropocentrica, che non ha scrupolo alcuno nel saccheggiare selvaggiamente le infinite risorse del nostro Pianeta.
Festa esorta tutti gli adulti a fare in modo che le nostre figlie e i nostri figli possano fare esperienze creative in mezzo alla natura, "sporcandosi" le mani nella terra sin da piccoli: solo così, una volta adulti, potranno avere a cuore il rispetto per la Natura, promuovendo una convivenza armonica tra uomini, piante e animali. Per la sopravvivenza del nostro Pianeta e delle generazioni che lo erediteranno è fondamentale abbandonare la direzione distruttiva che sta portando il mondo ad un lento, progressivo declino - e questa pandemia, come ammonisce anche lo scrittore, è uno dei risultati della nostra arroganza nei confronti della Terra e delle sue risorse - ed incamminarci su un sentiero nuovo, dove le risorse saranno gestite in maniera equilibrata e ogni specie animale e vegetale vivrà interconnessa.
Insegniamo ai bambini ad amare la Terra e a trattarla come una Madre generosa da proteggere, rispettare e venerare. Da Lei veniamo e a Lei torneremo. Non dimentichiamolo mai!

Ursula. La vita di un'orsa nei boschi d'Italia è il suo secondo libro pubblicato da Editoriale Scienza. Due anni fa, infatti, uscì Lupinella. La vita di una lupa nei boschi delle Alpi. Tra i due libri c'è un forte legame, essendo entrambi nati con l'intenzione di presentare nella maniera più veritiera possibile lupi e orsi, sradicando i secolari pregiudizi nei loro confronti. Come è nata la collaborazione con questa casa editrice specializzata in divulgazione scientifica per bambini e ragazzi e, soprattutto, cosa l'ha indotta a cimentarsi nella stesura di libri dedicati ai più piccoli?
"Ursula" è il seguito ideale di "Lupinella": ha la stessa presentazione editoriale, i disegni sono sempre di Mariachiara Di Giorgio, tutti e due condividono l'obiettivo di comunicare ai bambini in maniera corretta e accattivante e, soprattutto, senza pregiudizi, informazioni veritiere su questi animali e su quella che è la loro vita sulle nostre montagne. Sono libri che si possono leggere in famiglia. Entrambi rientrano in un progetto di Editoriale Scienza in collaborazione con il Museo delle Scienze (MUSE) di Trento. In particolare, il libro "Lupinella" è nato all'interno del progetto "Life WolfAlps", un progetto che mira alla conservazione e alla gestione della popolazione alpina di lupo attraverso la convivenza con le attività umane.
Entrambi i libri sono corredati di box didattici a cura del MUSE, con la sola differenza che in "Lupinella" c'era una "lupologa", Francesca Marucco, in "Ursula" c'è un' "orsologa" della squadra di ricercatori del MUSE, Valentina Oberosler, che è stata davvero brava a scrivere questi box, cercando di creare un unicum col mio racconto.
La mia collaborazione con la casa editrice Editoriale Scienza è iniziata con "Lupinella". In passato ho scritto romanzi per l'editore Salani, concentrandomi sempre su storie di uomini e animali. "Lupinella" è stato il mio primo libro per un pubblico giovane. Nella stesura di entrambi questi libri illustrati la grande sfida è stata quella di raccontare nel modo giusto aspetti anche un po' difficili e crudi.

Si è ispirato a qualcuno per la storia di Ursula?
Essendo stato per molti anni educatore ambientale nelle scuole, mi sono ispirato alla mia esperienza personale di naturalista. Inoltre, da ragazzo ho fatto il volontario nel Parco Nazionale d'Abruzzo, dove ho avuto la fortuna di incontrare numerosi orsi, tra cui Yoga, un'orsa confidente che ha ispirato il mio primo libro. È stata un'esperienza straordinaria che mi ha cambiato la vita: studiavo Ingegneria, ma decisi di cambiare completamente indirizzo e mi iscrissi alla Facoltà di Scienze naturali. Col Parco Nazionale d'Abruzzo collaboro ancora oggi. Nel 2023, in occasione del centenario del Parco, uscirà un libro sugli orsi basato su una storia vera.
Giuseppe Festa (foto di Sara Romoli)
Nel corso dell'esperienza di volontariato nel Parco Nazionale d'Abruzzo ho conosciuto molti guardiaparco. Sono stati loro a raccontarmi storie, curiosità e aneddoti da cui ho tratto ispirazione per i miei libri. In"Ursula", ad esempio, quando parlo dell'episodio di Tartufo, fratello di Ursula, che sposta una pietra per trovare le larve, non accorgendosi che la pietra in realtà è un vitellino addormentato, faccio riferimento ad un episodio realmente accaduto che mi è stato raccontato da un guardiaparco.
Ho avuto, inoltre, la fortuna di conoscere molti "lupologi" ed "orsologi", avendo lavorato come documentarista per una trasmissione di Rai2 dedicata alla natura e agli animali. Ho cercato di trasformare in romanzi o in libri divulgativi l'esperienza di queste persone.

Un aspetto su cui il libro insiste molto è quello degli orsi confidenti. Perché possono diventare pericolosi?
Nel libro descrivo il momento in cui Ursula si trova di fronte ad alcuni bambini che le offrono mortadella e patatine. Dare da mangiare agli orsi è un grandissimo errore, perché in questa maniera diventano confidenti con l'uomo e questo è molto pericoloso, soprattutto per loro. Quando gli orsi perdono la loro naturale diffidenza nei nostri confronti, possono crearsi problemi seri. Proprio qualche giorno fa, nei pressi del centro abitato di Andalo, in Trentino, un orso maschio di due anni e mezzo, che era solito cibarsi anche nei cassonetti dei rifiuti, ha aggredito un uomo. Si è trattato di un caso atipico di aggressione, perché solitamente ad attaccare sono le femmine con i cuccioli. Bisogna dire anche che spesso gli uomini hanno comportamenti sconsiderati. Capita, infatti, che persone incaute, per fare una fotografia ai cuccioli, si avvicinino troppo alle madri, scatenando la loro reazione di difesa.

Perché lupi e orsi sono considerati animali "cattivi" e pericolosi per l'uomo?
Molta della suggestione arriva da ciò che rappresentano questi animali nel nostro inconscio e nell'immaginario collettivo. Per questo bisogna agire culturalmente sui cuccioli d'uomo, evitando di proporre loro sia una visione troppo alla Disney sia una rappresentazione troppo concettuale e nozionistica.
In Abruzzo, ad esempio, nessuno ha paura dell'orso bruno marsicano. Sempre durante l'esperienza di volontariato nel Parco Nazionale d'Abruzzo, una guardiaparco mi ha raccontato che, quando era bambina, suo papà, quando tornava dal lavoro di taglialegna nei boschi, aveva l'abitudine di portarle un piccolo regalino da parte di "Tata Urze", una sorta di orso buono dei boschi. Questa guardiaparco è cresciuta con l'idea dell'orso che le portava in dono le bacche. I bambini respirano quello che noi riusciamo a trasmettere. I nostri primi anni di vita sono fondamentali per la nostra formazione futura.

A proposito dell'inconscio e della simbologia legata a questi animali, l'antropologa Morena Luciani Russo, insegnante di sciamanesimo femminile e libera ricercatrice nel campo delle scienze sociali, scrive che l'orsa era una delle manifestazioni della Madre Terra Nutrice, dello spirito materno che dà la vita e si prende cura del mondo. L’orso era lo spirito maschile selvaggio delle foreste, il figlio-compagno-paredro della Grande Madre e insieme costituivano un nucleo cultuale collegato al fuoco, alle antenate e agli antenati. L’orsa conosce le erbe per curarsi e curare i propri cuccioli e il letargo degli orsi simbolicamente è assimilabile ai processi di morte e rinascita che avvengono negli apprendistati sciamanici. Un culto antichissimo, dunque, quello dell'orsa, antica manifestazione della Madre Terra per le antiche culture matriarcali della Vecchia Europa, Madre Primigenia che nutre con amore e devozione la sua prole, potente Signora degli Animali e delle Piante, animale guida verso la guarigione dell'intera umanità. Cosa ne pensa?
Condivido pienamente le parole dell'antropologa Morena Luciani Russo. Tra l’altro, sono molto vicino alla cultura dei nativi d'America; ho girato anche un documentario nelle Riserve Indiane. Loro hanno una visione diametralmente opposta a quella che negli ultimi secoli si è radicata nella cultura occidentale. L'orso è l'animale totem più citato nelle tradizioni indiane americane, mentre il lupo è considerato l'animale che conduce l'uomo attraverso un processo di purificazione, consentendogli di raggiungere il Grande Spirito. In Occidente, nel Medioevo, il lupo era il demonio che andava a insidiare il gregge dei credenti. Mi auguro che adesso si renda giustizia a questi animali, che non sono affatto i lupi o gli orsi cattivi delle favole che ci raccontavano da bambini.
Inoltre, a proposito dei lupi, bisogna dire che hanno un valore ecologico fondamentale negli ecosistemi: i lupi, ad esempio, sono“l’assicurazione sulla vita” di un territorio, perché sono degli eccellenti selezionatori naturali e mantengono in equilibrio le catene alimentari. Dove scompare il lupo, gli erbivori aumentano esponenzialmente, danneggiando il bosco.

Prima ha parlato dell'orso bruno marsicano. Quali sono le sue caratteristiche? In cosa si differenzia dall'orso bruno che vive sulle Alpi?
L'orso marsicano è una sottospecie unica di orso che ha caratteristiche comportamentali e morfologiche uniche in Europa, essendo stato isolato per secoli in quella parte di Appennino. Oggi è rimasto un nucleo di orsi nella zona della Marsica, per questo si parla di orso bruno marsicano. Fino a qualche decennio fa in Trentino c'era una piccola popolazione di orso bruno. Nel 2000, grazie ad un progetto che aveva la finalità di riportare l'orso sulle Alpi, sono stati catturati orsi in Slovenia e sono stati portati in Trentino, dove si sono riprodotti e oggi godono di ottima salute.

Quali emozioni ha provato scrivendo la storia di Ursula?
Vedere un orso o un lupo nel suo ambiente naturale cambia la percezione della montagna stessa. Lupi e orsi ci spaventano e ci affascinano al tempo stesso. Questi animali vanno a toccare qualche corda del nostro passato ancestrale. Forse ci rivediamo nei loro occhi selvaggi, scorgendo in essi un'empatia col mondo naturale, uno spirito di libertà che un tempo ci apparteneva e forse ci è sfuggito negli ultimi anni. Noi quel mondo lo stiamo perdendo e stiamo impedendo anche ai nostri figli di respirare la sua magia. In Ursula ho messo queste mie emozioni. Quella di Ursula è una visione un po' umanizzata, perché deve adattarsi al mondo dei bambini, ma è basata su studi e dati scientifici.
La traduzione giapponese del libro "Cento passi per volare" (foto di Sara Romoli)
La natura è la protagonista indiscussa di tutti i suoi libri. Quando è nato il suo amore per la natura?
Sono nato e cresciuto a Milano, che negli anni Settanta era un luogo tetro. Non mi sono mai sentito appartenente all'ambiente milanese. Quando tornavo in città dopo i fine settimana trascorsi a casa dei miei nonni, che vivevano in un piccolo paradiso immerso nei boschi alle porte di Bergamo, era sempre molto dura. Il mio amore per la natura è nato lì. Quello era ed è il mio mondo, tanto che, appena ho potuto, mi sono trasferito proprio nel paese dei miei nonni.
Al termine dei libri "Lupinella" e "Ursula" abbiamo inserito alcune attività ludico-sensoriali per allenare i sensi e le abilità dei più piccoli. Queste attività non sono altro che una rielaborazione organizzata dei giochi quotidiani di chi ha vissuto l’adolescenza negli anni Settanta-Ottanta. Allora, soprattutto chi viveva in campagna, ha avuto la fortuna di sviluppare in modo autonomo i sentimenti verso la terra. I bambini e i ragazzi di oggi, invece, non sempre hanno questa possibilità, per cui bisogna stimolarli anche in modo artistico e dal punto di vista percettivo, per far capire loro che la natura è un posto dove ci si può divertire e non solo dove ci si sporcano i pantaloni.

Cosa rappresenta per lei la natura? Quanto è importante oggi trovare una connessione con la nostra Madre Terra e trasmettere ai più piccoli l'amore per il mondo naturale?
Stiamo attraversando un momento che deve farci riflettere sul nostro ruolo all'interno degli ecosistemi. Negli ultimi decenni abbiamo perso i capisaldi di buon senso delle culture contadine che ci hanno anticipato. Agiamo sfruttando il pianeta Terra in modo non sostenibile, sorprendendoci che succedano determinati fatti. Questa pandemia è l'ennesima conseguenza del nostro modo sbagliato di sfruttare la Terra. Come detto, penso che per ritrovare l'equilibrio con il mondo naturale sia fondamentale partire dai bambini, facendo fare loro esperienze a contatto col mondo naturale. Come possiamo proteggere la natura, se non l'amiamo? Lasciamo che i nostri bambini facciano esperienze positive nel mondo naturale; facciamoli crescere nella natura, facciamo in modo che sin da piccoli esplorino i prati o si arrampichino sugli alberi. Facendo educazione ambientale nelle scuole, mi è capitato di trovare ragazzi timorosi di toccare la terra. Queste paure spesso si respirano a casa, le trasmettiamo noi adulti. Bastano l'entusiasmo di una guida e l'esempio di un genitore che subito tutte le barriere e le paure si spezzano e il bambino riesce a connettersi con il mondo naturale. È fondamentale, però, che in queste esperienze siamo immersi anche noi adulti. Solo se vedono l'amore e la magia nei nostri occhi, infatti, i bambini potranno coltivare sentimenti di amore autentico nei confronti del nostro Pianeta.

Spesso presenta i suoi libri nelle scuole. Come reagiscono bambini e ragazzi?
Le presentazioni nelle scuole hanno costituito una delle mie attività principali in questi anni. Negli incontri racconto esperienze e aneddoti che mi hanno portato ispirazioni per alcuni libri. Cerco di coinvolgerli e invogliarli a proseguire in questo percorso. Nelle presentazioni porto anche la chitarra e ho notato che nei ragazzi c'è tanta curiosità nel sentire un brano d’autore suonato con voce e chitarra, nonostante spesso ascoltino generi molto diversi. Penso dipenda dall’entusiasmo con cui proponiamo loro qualcosa di differente e dal trasporto che ci mettiamo noi adulti.
Spesso ho incontrato anche ragazzi di altri paesi, dal momento che i miei libri sono stati tradotti anche all'estero, scoprendo ancora una volta come le storie non abbiano confini.

È fondatore e cantante dei Lingalad, con cui tiene concerti in Italia e all’estero. Si sente più musicista o più scrittore?
Il processo compositivo non è troppo diverso. La narrativa e una canzone hanno molte cose in comune: entrambe hanno un ritmo, pause, colpi di scena. In una canzone un buon colpo di scena può essere un ritornello che non ci aspettavamo. L'unica differenza è il finale, che nella canzone non è tanto importante, mentre in un libro è fondamentale.

Lei ha all'attivo più di dieci libri. Ce n'è uno a cui è legato maggiormente?
Il libro che mi ha dato più soddisfazioni è "Cento passi per volare" (Salani, 2018), ispirato a un incontro che ho avuto con Sandro, un ragazzo non vedente che, dopo aver letto il mio libro intitolato "Il passaggio dell'orso" (Salani, 2017), ha voluto fare esperienza di volontariato nel Parco d'Abruzzo, come me tanti anni fa e come il giovane protagonista del libro. Quell'esperienza l'ha aiutato a crescere, rendendolo un leader di quel turno di volontariato. E ha insegnato molto ai suoi compagni e anche a me. Scrivere questo libro, infatti, è stata per me una grande occasione. Per esempio, Sandro mi ha fatto scoprire sensi che avevo dimenticato, un mondo di sensazioni non legate all'immagine.
Lo scorso anno il libro è stato tradotto in Giappone e a partire da quest'anno verrà letto in tutte le scuole nipponiche. È, infatti, fra i quattro libri scelti dal Ministero dell’Educazione giapponese e dal Sistema Bibliotecario Nazionale come lettura per i ragazzi della fascia di età intermedia. A fine estate i lettori scriveranno degli elaborati sul libro e i migliori verranno premiati in una cerimonia ufficiale alla presenza della famiglia imperiale. Questo per far capire l'importanza che la lettura ha in Giappone, dove è considerata fondamentale nell'educazione dei ragazzi. Quanto sarebbe bello se lo fosse anche qui in Italia! Io continuo a insistere che bisogna consigliare ai bambini storie avventurose e divertenti e al tempo stesso importanti e formative per la loro crescita.

Quale messaggio si augura possa arrivare a tutti coloro che avranno il piacere di leggere i suoi libri?
Credo che il messaggio, in ogni libro, ce lo metta il lettore. Noi autori dobbiamo scrivere con passione, solo così potremo coinvolgere chi legge. Io mi auguro sempre che ai ragazzi che leggono i miei romanzi venga voglia di mettersi gli scarponi, uscire e andare a fare una bella escursione, una camminata nei boschi, un'esperienza di volontariato nei Parchi Nazionali d'Italia. Molti ragazzi mi scrivono per dirmi che la lettura dei miei libri li ha esortati ad intraprendere un percorso di studio legato al mondo naturale. Ecco, quando ciò accade, sono contentissimo, perché nel mio piccolo sono riuscito a lavorare sulle emozioni, stimolando altre persone ad avvicinarsi a questo mondo meraviglioso.
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