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Lorenzo Braccesi: Artemisia, eroica capitana di mare

sabato, 28 gennaio 2023 12:48

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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
FtNews ha intervistato lo storico e saggista Lorenzo Braccesi, già professore ordinario di Storia greca negli atenei di Torino, Venezia e Padova. Lo studioso ha parlato del suo ultimo libro, intitolato Artemisia. La regina corsara (Salerno Editrice, 2022). Figura unica nel suo genere, Artemisia, signora di Alicarnasso, fu a capo della flotta che affrontò gli Ateniesi a Salamina. Di lei Erodoto - che per Braccesi si è rivelata una fonte imprescindibile - narra le gesta compiute sotto le insegne di Serse, di cui fu preziosa e astuta alleata. Madre, sovrana, pirata, moglie e capitana di mare, Artemisia passerà alla storia come nemica e traditrice della grecità per aver messo le proprie capacità navali al servizio dell'impero persiano.
Impegnato a restituire voce e memoria a tante donne illustri del mondo, ingiustamente vittime della congiura del silenzio, il prof. Braccesi ha anticipato ai nostri lettori l'uscita, tra qualche mese, di un nuovo libro, questa volta dedicato alle donne degli imperatori Giulio-Claudii: Follia e potere nella dinastia giulio-claudia. Gli eredi di Augusto, le loro madri e consorti.

Prof. Braccesi, chi era Artemisia? Cosa sappiamo di questa figura di cui i libri di storia non parlano mai?
Artemisia è un personaggio molto importante, ma del tutto minore, che si pone al confine fra il mondo greco e l'impero persiano. Artemisia è una donna di cultura greca, ma la sua patria Alicarnasso ha accettato da sempre la sovranità del Gran Re, come tutte le città greche dell'Asia. Queste, però, perseguendo interessi di parte ed egoistici, a un certo punto si ribellano al Gran Re provocando la rivolta ionica. Artemisia, invece, rimane fedele alla sovranità persiana e combatte. Come sempre accade nel mondo antico, le donne che esercitano un potere possono farlo solo se madri di futuri eredi; lei è madre di un futuro erede. Il marito, di cui ignoriamo il nome, è morto. Conosciamo, però, il nome del padre, Ligdami, tiranno di Alicarnasso. La storiografia posteriore presenta sia la rivolta ionica sia le guerre persiane, soprattutto la seconda, cui partecipa Artemisia, come lotte per la libertà, ma al momento non si pensava all'ideale panellenico di libertà: come attestano le iscrizioni commemorative più antiche, ci si preoccupava solo di non diventare schiavi della superpotenza che stava per conquistarli. Il mito della libertà nasce una decina d'anni dopo Salamina con I Persiani, il grande dramma di Eschilo. Artemisia rimane fedele alla superpotenza persiana, un mondo plurietnico con lingue diversissime, etnie parimenti diverse, un mondo che andava dall'Egitto a Persepoli ed estendeva la sua sovranità sull'Asia Minore, dove c'erano le città greche. Quello persiano era un impero enorme, presentato dai greci come una sorta di impero del male.

Nel libro si sofferma molto sul ruolo di capitana di mare esercitato da Artemisia, un ruolo insolito per una donna...
Artemisia è una donna intelligente, probabilmente isolata, che si è sempre addestrata al mestiere delle armi: è una grande combattente, ma è una combattente particolare, in quanto è una combattente sul mare, una corsara. Seppure il mondo antico abbia conosciuto qualche rarissima donna che ha impugnato le armi, non ha mai conosciuto capitane di mare o corsare. I quadri della marina in tutti i tempi, antichi e moderni, sono sempre e solo stati di esclusiva competenza maschile: non si è mai vista una donna sul ponte di comando di una nave da guerra. Lei, invece, ha una piccola flotta che, stando alla testimonianza di Erodoto, è seconda solo alla flotta fenicia, grandissimo esercito con cui Serse muove alla conquista della Grecia. Artemisia, pur avendo una flotta molto piccola, si segnala per la capacità di assalto dei suoi mezzi. Come ci informa Polieno, scrittore di stratagemmi militari, Artemisia salpa per imprese corsare, sempre pronta all’occorrenza a cambiare le insegne della propria flotta per depistare e disorientare gli avversari. Espediente cui ricorre anche nel corso della battaglia di Salamina, quando la sua nave, spintasi troppo innanzi, rischia di essere speronata da una trireme ateniese. Per il suo schieramento con il fronte persiano in occasione degli ultimi lampi della rivolta ionica e per la sua partecipazione alla repressione che ne segue, ha in dono dal Gran Re Dario, padre di Serse, la signoria sull’isola di Cos, bagnata, con il suo piccolo arcipelago, dalle acque prospicienti Alicarnasso.
In quale contesto culturale vive Artemisia?
La vita di Artemisia ruota attorno a due realtà: da un lato abbiamo Alicarnasso, che è patria di Erodoto, il padre della storia, dall'altro Cos, soggetta ad Alicarnasso, che è patria di Ippocrate, il padre della medicina. Questo ci dà un'idea dell'intellettualità greca ai confini dell'impero persiano. Alicarnasso, nell’età di Artemisia, si pone alla frontiera tra due mondi di cui la nostra eroina assimila le culture, fondendole in sincretismo ideologico e religioso. Alla corte del Gran Re, del resto, ci sono sempre stati medici, scienziati, ingegneri greci, per cui non dobbiamo vedere questi mondi come realtà chiuse, ma c'è sempre stata un'osmosi di cultura greca alla corte persiana.

Come si arriva allo scontro per mare con i Greci? In questa occasione quale ruolo esercita Artemisia?
Il Gran Re, dopo aver creato il ponte sull'Ellesponto, arriva per terra in Grecia e ha la meglio sui 300 di Leonida. Scende nella Grecia centrale, dove alcuni stati gli offrono quello che lui voleva, ovvero una sovranità nominale, altri, come Atene, non lo fanno. Atene, così, viene distrutta e incendiata. Oggi l'archeologia ha restituito tracce vistose di quell'incendio sull'acropoli di Atene. Lì Temistocle, che diventerà un grande leader del partito democratico, riesce con una legge varata prima dell'arrivo di Serse a costruire una grandissima flotta con i proventi di una miniera di argento. D'ora in poi la storia di Atene si muoverà su un duplice binario: democrazia da una parte, flotta dall'altra. Si arriva allo scontro per mare, cui è presente da un monte il Gran Re Serse. Artemisia nel consiglio di guerra dove sono presenti i luogotenenti sconsiglia lo scontro per mare con i Greci. Riferiscono il suo parere a Serse, che non vuole turbare i suoi luogotenenti e, pur rimanendo convinto, forse, che Artemisia ha ragione, dà l'ordine del combattimento per mare. Artemisia si distingue particolarmente, liberandosi da inseguimenti nemici e recuperando dalle acque il corpo di un parente del re che guidava la truppa navale. Dà prova di grandissimo valore, tanto che si dice che il Gran Re Serse, che assisteva dall'alto di un monte, abbia esclamato: "gli uomini mi sono diventati donne e le donne uomini". Era inconcepibile l'idea che una donna si opponesse vittoriosamente per mare. Il Gran Re apprezza questa signora greca di Alicarnasso che, a ragion veduta, aveva suggerito di non combattere per mare. Fu sempre lei a consigliargli di ritirarsi con la metà dell'esercito. Serse è presentato da tutte le fonti come il re codardo. Il Gran Re, ritirandosi per terra, affida ad Artemisia il compito di riportare in patria i suoi figli bastardi che hanno combattuto a Salamina: tanta era la stima che aveva delle capacità militari di questa donna.

Professore, lei ha analizzato scrupolosamente la testimonianza che di Artemisia ci fornisce Erodoto. Perché il "padre della storia" dedica tanto spazio a questa donna?
Da un punto di vista storico è interessante riflettere sulle pagine di Erodoto; è stata una ricerca lunga che mi ha coinvolto e appassionato. Mi sono chiesto perché Erodoto, parlando della battaglia di Salamina, dedichi uno spazio enorme a questa signora di Alicarnasso. Erodoto vive una generazione dopo, che è la generazione del figlio di Artemisia, ma vive nel mito di questa donna. Sappiamo che anche Erodoto è di Alicarnasso, benché sia un apolide intellettuale che gira il mondo. Mi sono accorto che la sua famiglia, che appartiene alla cerchia sociale più alta, ha rapporti con la famiglia di Artemisia, in particolare con il padre Ligdami, e che in entrambe le famiglie ci sono intellettuali, poeti arcaici, quindi da parte di Erodoto si tratta a tutti gli effetti di un ritorno alla memoria della patria e della sua famiglia.
L'odio di genere è stato spietato con Artemisia. Cosa le si rimproverava in particolare? Quali accuse le sono state rivolte?
Artemisia è l'espressione vivente di notevoli contraddizioni culturali: è donna, ma esercita con successo un potere maschile; è donna, ma si compiace di abbracciare il mestiere delle armi, e per giunta esercitando, come fosse una corsara, la guerra sul mare. Su Artemisia grava una duplice condanna: innanzitutto è colpevole di essere una donna dedita al mestiere delle armi, ma la condanna maggiore è dovuta al suo essere una capitana di mare, all'occorrenza anche corsara, come si è detto. Nella mentalità dell’uomo di mare ciò è un qualcosa da rifiutare perché contro natura. Madre, sovrana, pirata, moglie e capitana di mare, Artemisia passerà alla storia come traditrice delle idealità greche per aver messo le proprie indiscutibili capacità navali al servizio dell’impero persiano.
Artemisia è un personaggio che si presterebbe bene a celebrazioni di carattere epico, teatrale, operistico. Dopo due millenni di silenzio, è stato il cinema dell’ultimo sessantennio a donare ad Artemisia una pur minima visibilità. Alludo a due pellicole, rispettivamente del 1962 e del 2014; la prima dal titolo The 300 Spartans (nell’edizione italiana L’eroe di Sparta), la seconda Rise of an Empire (nell'edizione italiana 300 L’alba di un impero). In entrambe le pellicole Artemisia ha un ruolo di rilievo, ma non ne è la protagonista, il cui ruolo spetta da un lato a Leonida e dall’altro a Temistocle, ambedue paladini di una libertà e di una democrazia in antitesi al dispotismo, secondo un modello che ricalca, in un caso, la logora contrapposizione tra Occidente e Oriente degli anni della guerra fredda e, nell’altro caso, la giustificazione, nell’èra Bush, dell’imperialismo americano con relativa esportazione di democrazia. La storia, nella seconda pellicola, vuole essere un seguito a quella di 300 di Zack Snyder, e con la sua “grafic novel” si intreccia di continuo. Lì Artemisia è una vampira sadica e sensuale, infatuata dell’eroico avversario, Temistocle, che alla fine riuscirà a portarsi a letto.

Lei ha parlato di Erodoto. Le altri fonti antiche, invece, che immagine ci danno di Artemisia?
Le fonti greche e latine la ignorano, tranne Plutarco, il quale scrive un opuscoletto in cui sostiene che il racconto di Erodoto non è attendibile. In particolare, Plutarco accusa Erodoto di dire cose contraddittorie su Artemisia. In realtà, in Erodoto non c'è nessuna contraddizione, ma Plutarco vuole svilire la figura di Artemisia ed interpreta a suo modo la testimonianza che lo storico di Alicarnasso ci fornisce. Si è detto che Erodoto scrive che il Gran Re incarica Artemisia di riportare in patria i suoi figli bastardi; costoro sono dei combattenti, per cui hanno almeno una ventina d'anni. Nonostante ciò, Plutarco ci presenta Artemisia come la donna che deve accudire i bambini in tenera età del Gran Re: da capitana di mare diventa bàlia dei figli di Serse.

Ammiano Marcellino pone Artemisia sullo stesso piano di Semiramide, Cleopatra e Zenobia. Nasce da lì la cosiddetta leggenda nera?
Tutte queste donne sono risucchiate dalla rete della leggenda nera perché tutte hanno esercitato un potere. Semiramide, fra storia e leggenda, ha esercitato un potere ed è stata dipinta come una lesbica spinta, quando invece aveva solo indossato abiti maschili per poter ereditare meglio il trono paterno; l'hanno riempita di fango dicendo che aveva avuto un incesto con il figlio. Cleopatra viene dipinta come la cortigiana d'Oriente, mentre in realtà era una giovinetta innamorata di Giulio Cesare. Antonio era il legittimo consorte che le aveva dato tre figli. Zenobia, regina di Palmira, ha tenuto in scacco ben tre imperatori romani. Così funziona la macchina del fango contro le donne; proprio da questo ero partito anni fa nella prima biografia che scrissi su una donna, che dedicai a Giulia, la figlia di Augusto.

Con quali finalità è nato il libro Artemisia. La regina corsara?
Il libro muove dal desiderio di fare luce su un personaggio femminile fascinoso e unico nel suo genere, una figura proiettata sul palcoscenico mediterraneo che coinvolge insieme Asia ed Europa, tra istanze di libertà delle póleis greche e ambizioni espansive del dispotismo orientale, sforzandosi di indagare sulla sua azione di governo e sulla sua attività bellica tra la prima e la seconda guerra persiana. Mi auguro che i lettori comprendano bene che sulle donne antiche grava una cappa di fango potente: sicuramente il mondo antico ha avuto grandi protagoniste femminili, ma, per poter emergere, queste dovevano essere all'apice della scala sociale. Di donne che si sono distinte ce ne saranno state tantissime, ma non essendo al vertice della scala sociale, di esse non è rimasta memoria.

Prossimamente uscirà il suo ennesimo libro dedicato a donne illustri del mondo antico. Ci anticipi pure qualche dettaglio...
Sto lavorando a un libro in cui grande spazio è dedicato alle donne degli imperatori: mogli, madri, sorelle, figlie. Il libro, dal titolo Follia e potere nella dinastia giulio-claudia. Gli eredi di Augusto, le loro madri e consorti, uscirà fra qualche mese in una collana storica dell'Erma di Bretschneider.
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