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Verona: a Palazzo Maffei una barca funeraria egizia di 4000 anni

giovedì, 30 gennaio 2025 07:07

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Barca funeraria, H. massima 42 cm; lungh. 50 cm. Egitto, Medio Regno, 1939 - 1850 a.C.
Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
Ha quasi 4000 anni il modello di imbarcazione funeraria a vela, proveniente dall’Antico Egitto, entrato nelle ultime settimane nella collezione di Palazzo Maffei: è l'opera più antica delle oltre 650 esposte nel museo di Piazza delle Erbe, voluto dal collezionista Luigi Carlon.
La nave, che per stringenti confronti tipologici può confrontarsi con quella custodita nel Museo del Louvre a Parigi, testimonia il forte senso della vita nell’aldilà tipico della cultura egizia, simboleggiando il trasporto dell'anima del defunto dal mondo dei vivi al mondo dei morti.
Era, infatti, convinzione che il defunto sarebbe entrato nella Duat (il Regno dei morti) con il suo corpo; qui il dio Osiride avrebbe infuso nuovamente il soffio della vita.
Databile tra il 1939 e il 1850 a.C., carica di significati e speranze, l’imbarcazione appartiene a quel gruppo di modellini, prodotti soprattutto nel periodo del Medio Regno, generalmente depositati all'interno delle sepolture dei dignitari egizi. Sotto la struttura mobile coperta (la cabina), si scorge il corpo del defunto circondato da sei rematori inginocchiati che simulano il movimento della remata, mentre a poppa vi è il timoniere. Completo di tutte le sue parti primarie, in legno modellato e intagliato con tracce di policromia, il reperto esposto a Palazzo Maffei ha lo scafo con decorazioni lineari bianche e brune e fori di innesto per il fissaggio dei vari elementi mobili e dei personaggi, mentre l'albero maestro è disposto centralmente e dotato di vela arrotolata che poggia orizzontalmente su un ulteriore supporto mobile. Il tutto per rendere “funzionante” l’imbarcazione anche nell’aldilà, affinché il defunto potesse essere condotto con sicurezza a destinazione.
Immagine tratta dal breve video della serie "Unboxing", realizzata per i social di Palazzo Maffei dall'autore e regista Giovanni Piscaglia
Chi non avesse posseduto una barca propria, infatti, non sarebbe potuto entrare nella Duat, finché Anubi in persona non lo avesse traghettato sulla Barca della Sera, un passaggio pieno di insidie per l’anima del defunto.
Queste le parole di Luigi Carlon: Sono sempre stato attirato da queste Barche Sacre egizie e ogni volta che le vedevo nei musei il mio pensiero mi portava al dipinto di Böcklin “L’Isola dei morti”. In quest’opera, nella barca a poppa c’è il timoniere, mentre a prua si trova una misteriosa figura vestita di bianco che sta per passare dal mondo dei vivi all’Aldilà. Anche gli Egizi credevano in un mondo ultraterreno e la barca serviva per trasportare il defunto in un nuovo mondo. Anche qui c’è a poppa il timoniere e poi i rematori e il corpo del defunto. È un'opera che trasmette molte emozioni e fa pensare che il mondo reale è strettamente legato ad un mondo spirituale. Penso sia importante che questa imbarcazione si trovi ora nella collezione e possa trasmettere ai visitatori riflessioni profonde, insieme alla conoscenza della affascinanti usanze di un popolo straordinario.
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