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venerdì, 19 settembre 2025 08:59 |
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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
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Ad ottocento anni dalla composizione del Cantico di Frate Sole o Cantico delle Creature di San Francesco di Assisi, nel Salone Papale del Sacro Convento di San Francesco in Assisi sarà aperta, fino a domenica 12 ottobre 2025, la mostra Laudato sie: Natura e Scienza. L’eredità culturale di frate Francesco, organizzata dalla St. Francis Day Foudation con il Sacro Convento di Assisi, l’Italian Academy Foundation e l’Associazione AntiquaE e con il patrocinio della Regione Umbria, del Comune di Assisi e del Comitato Nazionale per le celebrazioni dell’VIII centenario della morte di san Francesco d’Assisi.
Prendendo le mosse dal più antico manoscritto del Cantico di frate Sole, la mostra propone al visitatore un itinerario accompagnato da una continua narrazione multimediale, attraverso 93 opere rare del Fondo antico della Biblioteca comunale di Assisi, conservate presso la Biblioteca del Sacro Convento.
Il Comitato scientifico è composto dal professor fra Luciano Bertazzo OFMConv (Ordine dei frati minori conventuali), della Facoltà Teologica del Triveneto, Direttore del Centro Studi Antoniani di Padova; dal professor fra Carlo Bottero OFMConv, dell’Istituto Teologico di Assisi, Direttore della Biblioteca del Sacro Convento di Assisi e del Fondo antico della Biblioteca Comunale di Assisi; dal professor Stefano Brufani, dell’Università degli Studi di Perugia, Presidente della Società Internazionale di Studi Francescani di Assisi; dal professor Paolo Capitanucci, dell’Istituto Teologico di Assisi, Professore ordinario di Filosofia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi; dal commendatore Stefano Acunto – Berardini, Presidente della Italian Academy Foundation, Inc. e noto sostenitore della cultura.
FtNews ha intervistato i proff. fra Carlo Bottero e Paolo Capitanucci, curatori della mostra.
Prof. fra Bottero, prof. Capitanucci, ad ottocento anni dalla composizione del Cantico di Frate Sole o Cantico delle Creature di San Francesco di Assisi, nel Salone Papale del Sacro Convento di San Francesco, ad Assisi, sarà aperta, fino a domenica 12 ottobre 2025, la mostra Laudato sie: Natura e Scienza. L’eredità culturale di frate Francesco, da voi curata. Come e con quali obiettivi è nata questa mostra?
Se l’occasione da cui prende spunto la mostra è l’ottavo centenario della composizione del celebre Cantico di Frate Sole, o delle Creature, il suo vero protagonista è in un certo senso la Biblioteca del Sacro Convento. In essa ci troviamo ad operare, con modalità diverse, da più di un ventennio, ed abbiamo maturato la comune convinzione che lo studio ravvicinato del suo ricchissimo patrimonio sia una “finestra” privilegiata sulla storia dell’Ordine francescano, soprattutto per quanto riguarda la sua eredità culturale. Ora, negli studi dedicati a san Francesco e all’Ordine da lui fondato si nota facilmente un fenomeno che ha il suo analogo a livello naturale: durante il giorno, nel fulgore del sole, è impossibile rendersi conto della presenza in cielo di un numero sconfinato di stelle. E così accade in un certo senso negli studi francescani: il Fondatore fa la parte del leone, assorbendo a volte in modo esclusivo l’attenzione degli studiosi, portandoli a trascurare quell’immenso firmamento di autori che hanno dato il loro contributo alla trasmissione e allo sviluppo di una tradizione culturale che è stata vitale e significativa nel corso di secoli, non solo in ambito filosofico-teologico, ma anche in quello delle scienze naturali. Il nostro obbiettivo è stato dunque di valorizzare la cultura di cui i francescani si sono fatti portatori, nella consapevolezza che ci siano ancora, nonostante le molte ricerche condotte nel tempo, spazi poco esplorati che possono stimolare la curiosità non solo degli addetti ai lavori, ma anche di una più ampia categoria di “curiosi”.
Come è strutturato il percorso espositivo? Che ruolo svolge nel percorso espositivo il linguaggio multimediale?
L’itinerario della mostra – che va pensato come un albero: dalla radice del Cantico prende vita il tronco della riflessione filosofica e teologica, su cui si innestano i rami delle singole discipline scientifiche - si articola in nove sezioni, ognuna delle quali intende presentare uno specifico aspetto della riflessione intorno alla natura, tentando di inquadrarla in una “speciale” angolatura francescana. In esposizione non sono solo gli scritti di vario genere di cui i frati nel corso dei secoli sono stati i veri e propri autori, ma anche ciò che, pur non essendo diretta opera loro, è stato comunque da loro letto, annotato e custodito per secoli nella loro biblioteca. Del resto il difficile tentativo di un ardito sguardo d’insieme sulla tradizione culturale dell’Ordine e sulla sua eredità non potrebbe non tenere conto dei principali elementi alla base di questo affascinante e complesso gioco d’incastri. Questi i titoli delle sezioni: Il Cantico di frate Francesco: lo stupore riconoscente di fronte al Creato; L’ispirazione delle origini: Bibbia, teologia e filosofia; I francescani e il sapere enciclopedico; Sora luna e le stelle: l’astronomia; Del numero e della visione: matematica e ottica; Nel mondo tutto è in movimento: la fisica; Gli elementi, i minerali, i metalli e la loro trasformazione: l’alchimia; La Fabrica del corpo: medicina, anatomia e chirurgia. Con l’ultima sezione – Cum tucte le tue creature: piante, animali e uomin - ci si riconnette idealmente al principio riabbracciando una visione “integrale” del creato: dopo aver percorso il tronco fino ai rami più alti dell'albero della conoscenza, si tenta ora di restituire una visione d'insieme, ripercorrendo, attraverso testi di naturalisti, botanici, microscopisti, alcune fondamentali dimensioni della realtà creaturale: il vegetale, l’animale, l’umano. Il percorso espositivo è costantemente accompagnato da contenuti multimediali. L’intera mostra è “contenuta” all’interno di due video, iniziale e finale, che vogliono suggerire in modo molto suggestivo quale siano stati rispettivamente lo sguardo di Frate Francesco e quello dei francescani nei confronti del creato. In ogni sezione è presente un video specifico che illustra, attraverso delle animazioni, alcune immagini particolarmente significative, ed evidenzia dettagli che sarebbe difficile cogliere ad occhio nudo; in ogni sezione, inoltre, sono presenti dei touch screen che permettono di sfogliare alcune opere in mostra, che le esigenze espositive costringono ad aprire ad una pagina fissa, mentre innumerevoli sarebbero le illustrazioni degne di essere valorizzate.
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Quali opere è possibile ammirare lungo il percorso espositivo? Che immagine ci forniscono del mondo culturale e scientifico francescano i rari e preziosi manoscritti medievali e gli antichi testi a stampa esposti?
I pezzi esposti sono 93, è molto difficile pensare ad una “top ten”… Degna di menzione è senz’altro una grande Bibbia parigina glossata di metà del sec. XIII, di cui si espone l’elegantissima miniatura del Creatore presa dall’inizio del Libro della Genesi. Di grande preziosità i manoscritti dei principali autori della scuola teologica francescana: Bonaventura da Bagnoregio, Giovanni Duns Scoto, Matteo d’Acquasparta, Guglielmo di Ockham, anch’essi sovente ornati di miniature. Altre testimonianze manoscritte, notevoli per rarità o per il valore intrinseco dell’opera, sono il trattato duecentesco di ottica di Giovanni di Peckham, o il Liber Compostelle di fra Bonaventura da Iseo, un trattato di alchimia – ma di fatto un ampio ricettario di chimica farmaceutica – composto intorno al 1290. Tra i libri a stampa c’è veramente l’imbarazzo della scelta; per le opere di autori francescani ci limitiamo a menzionare il commento a Euclide di fra Luca Pacioli, il De harmonia mundi di fra Francesco Zorzi Veneto, il meraviglioso Atlante Veneto di fra Vincenzo Coronelli, fondatore della prima accademia geografica del mondo e autore della prima enciclopedia in senso moderno, che rimase purtroppo incompiuta; i frati, però, leggevano opere di Alhazen, Galileo Galilei, Andrea Vesalio, Juan de Valverde, Ulisse Aldovrandi, Girolamo Cardano, insieme a numerosi trattati di astronomia, botanica e zoologia che ancora sorprendono per l’accuratezza e bellezza delle loro illustrazioni.
Che rapporto intercorreva tra riflessione teologica e sapere scientifico nel mondo culturale francescano?
Parte integrante del “pensare francescano” è la percezione diretta del divino presente in tutte le cose, anche in quelle in cui l’oscurità della materia a malapena permette di intravedere la luce radiante del Logos Creatore. Conoscere il cosmo in tutta la sua razionale bellezza, percepirne la varietà dei colori, la molteplicità delle forme e il susseguirsi vorticoso dei movimenti è inteso da molti pensatori dell’Ordine come l’inizio di un percorso intellettuale e poetico di ritorno a Dio. Questa concezione del mondo, abbracciata e sviluppata dai francescani, sembra abbia profondamente favorito la loro disposizione allo studio della natura e lo sviluppo futuro della scienza.
Quali sono le caratteristiche della dimensione filosofica e spirituale che da sempre guida l’Ordine francescano?
All’interno dell’Ordine minoritico ritroviamo una grande varietà di posizioni filosofiche e teologiche. Se infatti nel periodo della scolastica medievale tutti i teologi si trovavano a fare lezione commentando il libro delle Sentenze
Come si è espresso l’impegno intellettuale dell'Ordine nell’ambito della riflessione scientifica? Quale valore attribuirono alla matematica?
Rispondere alla prima domanda significherebbe condensare l’intera mostra in poche battute. Se vogliamo limitarci ad una risposta sintetica, si può dire che i frati sono stati in primo luogo lettori, lettori curiosi e onnivori in ogni campo del sapere, e lettori attenti, come attestano le innumerevoli annotazioni presenti nei manoscritti e libri stampa esposti in mostra; poi i frati furono conservatori, nel senso che costruirono con pazienza e lungimiranza delle ricche biblioteche, assumendo implicitamente il compito di salvaguardare e trasmettere il sapere, con l’apertura mentale di conservare anche quei libri che per vari motivi in un certo periodo furono sottoposti a restrizioni o condanne, come ci attestano le note di censura che troviamo su vari volumi, che non furono però per questo motivo alienati o distrutti; inoltre i frati furono insegnanti, come attestano i sussidi – manuali, compendi, tavole illustrative – prodotti per accompagnare le lezioni all’interno delle scuole conventuali; infine furono autori, produssero opere originali, spesso di elevato spessore scientifico, aggiornate ai metodi e alle conoscenze del proprio tempo, offrendo un contributo all’avanzamento delle varie discipline.
Per quanto riguarda la matematica, molti figli di Francesco ne riconobbero l’importanza ben prima dell’affermarsi della visione scientifica del mondo. Per Ruggero Bacone, uno dei più grandi pensatori francescani del Medioevo, la matematica apriva le porte alla comprensione delle leggi di natura e della mutabilità dei fenomeni, chiave d’accesso per costruire conoscenze scientifiche in ogni campo. In mostra abbiamo i principali trattati di matematica in uso nelle diverse epoche: il De institutione arithmetica di Severino Boezio, qui esposto in un incunabolo; il trattato per insegnare i rudimenti di calcolo detto algorismus, dal nome del matematico arabo del sec. IX al-Khuwārizmī; gli Elementi di Euclide, qui esposti nell’edizione veneziana del 1509 a cura del francescano Luca Pacioli, uno dei più grandi matematici del Rinascimento. In stretto collegamento con la matematica è anche l’ottica, o perspectiva, cioè la scienza della luce, studiata sia dal punto di vista fisico-matematico che fisiologico. Numerosi frati si interessarono ad essa fin dal medioevo, ma ancora in epoca moderna, come attesta un volume, edito nel 1572, contenente il trattato di ottica Aspectibus, opera di Alhazen, e la Perspectiva di Witelo, filosofo e scienziato polacco vissuto nel XIII secolo, opera che annoverò tra i suoi celebri lettori il “grande” Keplero.
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Come si spiega la fitta presenza delle opere di Aristotele in ambito francescano? Quale influenza ebbero le teorie aristoteliche sui maestri delle università medievali, tra i quali molti dotti francescani?
L’opera di Aristotele e dei suoi commentatori fu alla base della filosofia e della scienza insegnate nelle università medievali. In una biblioteca come quella di Assisi, tra le più importanti dell’Ordine, non potevano mancare i trattati fondamentali di Aristotele, in alcuni casi accompagnati dai commenti che ne fecero alcuni grandi pensatori islamici: non va infatti dimenticato che i grandi classici del pensiero greco si sono riaffacciati in Occidente anche grazie alla mediazione araba. Sotto il nome di Aristotele era giunta al mondo latino una nuova e completa maniera di concepire il sapere; egli aveva scritto di filosofia, fisica, psicologia, biologia, etica politica e logica. Di questo sapere i “medievali” fecero gran uso. Oltre alle “vere” opere del filosofo greco, circolarono in quel periodo non pochi trattati erroneamente a lui attribuiti – alcuni dei quali di notevole rilievo scientifico – e anche di questi i frati fecero ampiamente uso. Due sono gli splendidi manoscritti esposti che ospitano opere di Aristotele, in uno in particolare troviamo commenti e opere di filosofi e scienziati arabi ed ebrei accanto ai famosi Problemata aristotelici, uno dei trattati più complessi e di più controversa autenticità dell’intero Corpus Aristotelicus. Nel codice compare anche il famoso Liber de causis, per lungo tempo attribuito erroneamente ad Aristotele. Un altro manoscritto miscellaneo è una sorta di “contenitore” di opere logiche per lo più legate al nome di Aristotele e a quello di Severino Boezio, insieme al Liber sex principiorum, trattatello considerato anonimo dalla critica moderna, ma per molto tempo ritenuto opera di Gilberto Porretano, celebre logico e teologo francese. Va sottolineato come molti teologi francescani, temendo le conseguenze cui poteva portare l’accettazione piena di alcune tesi presenti nell’opera di Aristotele – ad esempio l’eternità del mondo – preferirono battere la via aperta da Platone e seguita dal platonismo cristiano di Agostino. In mostra abbiamo una rara copia del Timeo di Platone, opera nella quale l’universo, modellato su idee immutabili e perfette, appariva costituito secondo principi armonici, matematici e geometrici.
In cosa è evidente l'attenzione all'universo e l’apertura al mondo da parte dell'Ordine?
Dove risiede l'attualità del messaggio di San Francesco e del suo Cantico?
La tradizione intellettuale francescana ha proposto una visione spirituale del creato strettamente connessa a un approccio scientifico alla realtà. Gli esseri inanimati, il mondo vegetale e animale e lo stesso uomo sono stati indagati con il rigore critico che le categorie e i metodi della scienza del tempo via via suggerivano, sempre visti però – alla luce del Cantico di Frate Sole - quali fratelli e sorelle uniti nella lode di Dio e abitatori corresponsabili della “casa comune” che è il mondo. L’odierna ricerca scientifica è caratterizzata da frammentazione e iper-specializzazione e si articola in progetti complessi dai costi esorbitanti, così che sempre più netta è la separazione tra i pochi addetti ai lavori e i “profani”. I francescani di oggi – salvo rarissime eccezioni – non sono “scienziati a tempo pieno”, anche se non sono scomparse la curiosità, l’interesse, la voglia di aggiornamento. Non è scomparso soprattutto il riferimento ideale – divenuto in un certo senso ancor più diretto ed esplicito – al Cantico di Frate Sole. Il creato, il nostro mondo, oltre all’esigenza di essere meglio conosciuto e compreso nei suoi meccanismi, ha bisogno soprattutto di rispetto e tutela, di persone preparate e motivate, capaci di dedicarsi a tempo pieno ad un impegno culturale, sociale e politico perché la nostra “casa comune” rimanga un ambiente ospitale, per tutti. Nella visione francescana la salvaguardia del creato rimane sempre connessa con due realtà che non si possono disgiungere: la pace e la giustizia, in linea con il messaggio che papa Francesco ha affidato alla sua enciclica Laudato sì. Lo spirito del Cantico, con la sua apertura al mondo, la considerazione della fondamentale bontà di ciò che ci circonda, la comprensione del legame fraterno con tutte le altre creature e soprattutto con tutti gli altri uomini e donne, sono oggi gli atteggiamenti che accompagnano non tanto una ricerca intellettuale rivolta alle creature, ma una scelta di farsi prossimi e condividere l’impegno per l’ecologia integrale.
In che senso il Cantico delle Creature può essere inteso come vero e proprio “manifesto” di un approccio empatico e fraterno nei confronti della Natura?
Moltissimo si è scritto intorno al Cantico di Frate Sole; vediamo solamente in sintesi cosa vede Francesco d’Assisi nel creato, e cosa riesce ad esprimere nei suoi versi. Il primo aspetto – evidente e quasi “programmatico” – è l’appellativo che viene riservato a Frate Sole, nella formula che viene a chiudere la strofa a lui dedicata: «de te, Altissimo, porta significatione». Le cose create per Francesco portano in sé la capacità di significare, ovvero nella propria autonomia e bontà intrinseca sono anche rimando a una presenza ulteriore. Non si tratta qui del movimento interno ad una forma di deduzione metafisica per la quale si rimanda dall’effetto alla causa necessaria – così per secoli si sono espressi filosofi e teologi – ma di una intuizione di carattere quasi “estetico”, per la quale in ogni creatura si coglie uno degli aspetti molteplici ed inesauribile della bontà, ricchezza e bellezza di Dio. L’altra evidente sottolineatura del Cantico è che le creature sono poste a servizio dell’uomo, non in una prospettiva di sfruttamento e predazione, ma secondo un disegno che previene l’uomo stesso e sembra prescindere dalla sua stessa capacità operativa. Sole e Fuoco sono fonte di luce; i fenomeni atmosferici – da Frate Vento alle nubi – sono condizione dello sviluppo della vita e di quanto può sostenere l’uomo; dell’Acqua è sottolineata l’utilità fondamentale; la Madre Terra è il sostegno fondamentale di ogni cosa ed è considerata attiva nel suo “governare”, cioè fornire sapientemente a tutti i mezzi di sussistenza. Tutto diventa aiuto, risorsa, in un superamento deciso della tradizione espressa nei trattati De contemptu mundi. Infine il Cantico è soprattutto l’“invenzione della fraternità”, l’affermazione di una parentela delle creature con l’uomo: fratelli e sorelle perché provenienti da un unico medesimo Padre, fratelli e sorelle perché chiamate a convivere nel rispetto e nell’apertura reciproca. In sostanza il Cantico è ancora ispiratore di una nuova relazione tra uomo e natura, invita a ripensare un sapere che, partendo dall’ammirazione e tenendo in considerazione la riconciliazione e il rispetto amicale, sia veramente al servizio dell’uomo e della custodia della casa comune.
La mostra è accompagnata da un catalogo. Come è strutturato?
Il catalogo – riccamente illustrato – ripercorre ovviamente la struttura della mostra nelle sue nove sezioni. Per ognuna di esse è presente una scheda illustrativa che presenta i pezzi non nella loro individualità, ma all’interno di un discorso d’insieme che ne fa cogliere l’importanza grazie alle relazioni che ogni opera ha con le altre e con lo sviluppo storico della disciplina in cui si trova inserita. Per una più ampia comprensione dei principali temi trattati e per un ulteriore invito ad eventuali futuri approfondimenti, aprono il volume alcuni saggi realizzati da specialisti della materia: Fra Luciano Bertazzo, OFMConv presenta sinteticamente l’Ordine francescano nelle sue ramificazioni; Roberto Rusconi tratta delle biblioteche dei frati Minori; Carlo Delcorno si concentra sul Cantico di Frate Sole; Alfonso Marini parla del rapporto di Frate Francesco con gli animali; Luca Parisoli presenta lo specifico della “scuola francescana” per quanto riguarda la riflessione sul creato; Flavia Marcacci delinea un itinerario dall’intuizione di Francesco allo sguardo dei frati filosofi e scienziati sulla natura; Paolo Capitanucci approfondisce il contributo dei francescani nell’ambito della farmacia e della medicina, con uno sguardo anche all’alchimia; Fra Giuseppe Buffon, OFM offre una attualizzazione relativa al significato della visione francescana della natura nell’odierno contesto culturale. Oltre che un sussidio indispensabile ad una visita approfondita della mostra, si tratta di un vero e proprio testo di studio relativo ai temi del pensiero scientifico francescano e dello studio delle scienze all’interno dell’Ordine.
Quale messaggio vi augurate possa arrivare ai visitatori della mostra?
Quello che vorremmo potesse rimanere a chi ha concluso il percorso di questa mostra è un ritorno più pensoso e consapevole al Cantico di Frate Sole, da intendersi – alla luce di quella che è stata la concreta esperienza dei seguaci di frate Francesco – non solo quale sublime, ma episodica e inimitabile, intuizione estatica di un senso di comunione con Dio e la natura, ma ispiratore di un percorso di pensiero che, senza rifuggire dall’impegno appassionato e faticoso della ricerca intellettuale, possa maturare in una visione del mondo. In esso rimane ancora oggi il fondamento possibile di una nuova relazione tra uomo e natura, l’invito a ripensare un sapere che, partendo dall’ammirazione e tenendo in considerazione la riconciliazione e il rispetto amicale, sia veramente al servizio dell’uomo e della custodia della casa comune.
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