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domenica, 14 dicembre 2025 11:18 |
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Ricostruzione 3D del Nuraghe Arrubiu
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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
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Il complesso del Nuraghe Arrubiu ('rosso' in lingua sarda) rappresenta la più imponente struttura megalitica in Sardegna. Massimo Mereu, guida e accompagnatore della Fondazione PETRASS, ha rilasciato a FtNews una ricca intervista in cui ha ripercorso la storia del monumento. Unico nuraghe pentalobato a essere indagato scientificamente, il nuraghe Arrubiu si estende per una superficie di cinquemila metri quadrati ed è costituito da un'imponente torre centrale circondata da un poderoso bastione a cinque torri, a sua volta attorniato da un possente antemurale con sette torri collegate tra loro.
Il Nuraghe Arrubiu di Orroli è sotto la direzione della Fondazione PETRASS, che, come abbiamo visto, si occupa anche della valorizzazione del sito di Pranu Muttedu, a Goni (SU), ora Patrimonio UNESCO, e del Santuario Nuragico di Santa Vittoria di Serri (SU).
Sig. Mereu, ci racconti pure la storia del nuraghe Arrubiu. Quali caratteristiche presenta questo imponente monumento protostorico? Che tipo di reperti sono stati rinvenuti nel corso degli scavi? Quali informazioni ci forniscono sulle abitudini della comunità protostorica che viveva nel nuraghe?
Il nuraghe Arrubiu è situato sull’altopiano di Pran'e Muru, in località Su Pranu, e domina il guado sull'alto corso del Flumendosa. Si tratta di un imponente monumento basaltico di struttura complessa, noto come il "Gigante Rosso" per via dei licheni che ricoprono i blocchi murari. È costituito da una torre centrale (A) che in origine raggiungeva i 27/30 metri d’altezza, circondata da un bastione pentalobato, a sua volta racchiuso da un primo antemurale con sette torri, al quale, sul lato meridionale, si affianca una seconda cortina con quattro o cinque torri. Altre strutture circolari si distinguono fra i due antemurali, mentre i resti di tre capanne si trovano lungo il lato orientale, una delle quali, a giudicare dalle grandi dimensioni, doveva essere una Capanna delle Riunioni. Le acquisizioni fondamentali di molti anni di scavi (1982-1996), studi e ricerche sui materiali rinvenuti hanno accertato che la costruzione della torre centrale insieme al bastione pentalobato è stata effettuata nella seconda metà del XIV sec. a.C. Il nuraghe ha attraversato diverse fasi di vita e d’uso dall’Età del Bronzo recente alla prima Età del Ferro (i reperti sono databili tra il XIV e il IX sec. a.C.), quando venne abbandonato a seguito di un crollo (circa IX sec. a.C.). Una successiva occupazione in età romana, a partire dal II sec. a.C., si è installata al di sopra del crollo, sul cortile centrale e davanti all’antemurale sul lato Nord, dove sono stati rinvenuti due impianti artigianali per la produzione del vino. Dalla Torre A e dal Cortile B del nuraghe Arrubiu provengono diversi vasi che, sottoposti a complesse analisi biochimiche, hanno rivelato il loro contenuto: vino rosso e vino bianco. Il consumo del vino nella vita quotidiana e nei banchetti è documentato nel nuraghe Arrubiu sin dalla prima metà del XIV, fino al X-IX secolo a.C. Si tratta della vinificazione più antica del Mediterraneo occidentale.
Le capanne hanno restituito tracce di vita riferibili all'età tardoromana, fra cui un tesoretto di monete protovandale. Nei primi giorni di novembre del 2008, in occasione dei lavori di consolidamento delle strutture del nuraghe Arrubiu, sono state rinvenute tre panelle di rame inserite fra le commessure dei blocchi di basalto che compongono la nicchia a gomito che si trova a sinistra dell’ingresso alla camera inferiore della Torre A.
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Nuraghe Arrubiu, lato nord/ovest
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L'archeologa Fulvia Lo Schiavo ha condotto diverse campagne di scavo al nuraghe Arrubiu. Cosa ricorda della prima volta in cui ha scavato qui?
Fulvia Lo Schiavo è stata la prima persona a entrare in questa torre dopo 3000 anni. In un libro illustra i primi quindici anni di lavoro presso il nuraghe Arrubiu di Orroli, concentrando l'attenzione soprattutto sui due vani che costituiscono il cuore del monumento, ovvero il Cortile centrale B e la Torre A. La studiosa ricorda quando è entrata all'interno della torre e ha trovato la thòlos (θόλος 'cupola' in greco antico) integra. Al centro individuarono una specie di collinetta e due strati che poi sono stati eliminati. Sotto questi strati hanno individuato una sorta di focolare. Scavandoci intorno, hanno notato una colorazione biancastra, quindi hanno deciso di continuare a scavare attorno, fino a quando non è emerso un vaso, che si pensa fosse colmo di vino bianco. Poi hanno praticato dei fori in maniera tale che nella parte sottostante il liquido filtrasse lentamente e impregnasse il terreno. Si è pensato a una sorta di rito propiziatorio per le divinità.
A cosa si fa riferimento quando si parla di 'Fase 1' del nuraghe Arrubiu? Quali reperti attribuibili a questa fase sono stati portati alla luce nelle campagne di scavo?
"Per 'Fase 1' del nuraghe Arrubiu si intende il momento relativo alla sua costruzione e alla sua più antica frequentazione, che i dati crono-tipologici dei reperti e quelli provenienti dalle datazioni radiometriche riferiscono a momenti avanzati del Bronzo Medio, quando si afferma e si diffonde la produzione fittile decorata in stile metopale. La fase 1 è stata identificata in diversi contesti del nuraghe Arrubiu fra i quali la Torre A, il Cortile B, la Torre C, la Torre H del primo antemurale e il Cortile Y. Sia nella camera che nella nicchia a destra dell’ingresso della Torre A sono stati rinvenuti i famosi frammenti dell’alabastron miceneo del Tardo Elladico, databile alla prima metà del XIV secolo a. C. Nel Cortile B i frammenti riferibili all’alabastron miceneo sono stati rinvenuti associati a frammenti di pisside decorata in stile metopale evoluto e ad altre forme (scodelle e coppe di cottura) che si manifestano fra il Bronzo Medio avanzato e le fasi iniziali del Bronzo Recente. La Torre C ha restituito dei frammenti ceramici riferibili alla fase 1, quali il vasetto cilindro-ovoide e diversi frammenti decorati da nervature in rilievo. Dalla camera della Torre C proviene un frammento di ceramica egea, anch’esso fabbricato nel Peloponneso. La Torre H dell’antemurale ha restituito frammenti ceramici decorati in stile metopale, di cui uno associato a un frammento di ceramica egea. Nella muratura delle torri centrali sono stati ritrovati frammenti di lingotti piano-convessi, o 'panelle' di rame; dalle analisi si è scoperto che provengono dal deserto del Negev, in Israele. All'interno della tomba dei giganti chiamata "tomba della spada", nella parte terminale del corridoio funerario, è stata rinvenuta una spada votiva intera, un evento rarissimo in archeologia. Situata a pochi passi dal Nuraghe Arrubiu, la struttura appartiene alla tipologia delle tombe di giganti con camera ortostatica in parte semi-ipogea e con esedra, diffuse nella Sardegna centro-settentrionale tra il Bronzo Medio avanzato e il Bronzo Recente. Il rinvenimento della spada, incastrata sul fondo della camera funeraria, ha permesso agli archeologi di datare la tomba a una fase non finale del Bronzo Recente, arricchendo in modo significativo la conoscenza del territorio in epoca nuragica". Qui sono stati rinvenuti anche 50000 frammenti in terracotta. Una piccola olletta è stata ritrovata sotto un focolare negli strati delle pavimentazioni. Durante uno scavo sono stati ritrovati semini d'uva selvatica e coltivata, semini di piselli e di favino.
Ecco, cosa sappiamo della coltivazione dei cereali e dei legumi in età nuragica?
"La coltivazione dei cereali (grano, orzo e farro) e dei legumi (favino, piselli, lenticchie, cicerchie) è ben documentata in tutti quei siti archeologici di età nuragica nei quali si è correttamente applicata la tecnica della flottazione finalizzata al recupero e alla successiva analisi dei carporesti. Nel nuraghe Arrubiu la trasformazione dell’ambiente a fini produttivi, ricostruibile attraverso le analisi dei pollini, è dovuta a un intervento umano piuttosto intenso che, con il metodo del taglia e brucia dei boschi circostanti gli insediamenti, ha ottenuto degli spazi aperti dove produrre i mezzi necessari al sostentamento delle comunità protostoriche. La produzione agricola nuragica si basava soprattutto sulla coltivazione di cereali e legumi". La Torre C è stata chiamata la 'torre delle donne', in quanto lì emersero macine per la lavorazione del frumento, pugnaletti in osso, fusaiole per filare la lana. Mauro Perra, direttore degli scavi, ha parlato di un 'panificio' della Torre C: scavando, sono emersi resti di pane carbonizzato e delle piastre di cottura. Dalle fotografie che sono state fatte col microscopio a scansione si notano degli alveoli molto piccoli, poco esplosi, quindi questo significa che il pane era privo di lievitazione.
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Il viale che conduce al nuraghe Arrubiu
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Stando ai ritrovamenti, i rapporti dei nuragici con il mondo egeo dovettero essere molto intensi...
I contatti accertati con il Mediterraneo orientale, soprattutto con Cipro, Creta e la penisola ellenica (l'Argolide), a partire almeno dal XIV secolo a.C., consentono di ipotizzare che le comunità nuragiche abbiano potuto acquisire e ampliare le conoscenze legate all’olivicoltura e all’estrazione dell’olio. Cipro, a cui la Sardegna nuragica era collegata per l’approvvigionamento del rame, era nota anche come grande esportatrice d’olio d’oliva. Lo stesso alabastron miceneo sopra menzionato probabilmente conteneva unguenti o profumi a base di olio d’oliva.
Che tipo di laboratori proponete ai vostri visitatori più giovani e alle scolaresche?
La Fondazione PETRASS organizza almeno tre laboratori, a cominciare dal laboratorio di scavo simulato, che prevede la ricostruzione di una tomba di giganti e di alcune capanne, successivamente la compilazione della scheda, con il disegno e la pulizia del reperto. Al termine del laboratorio rilasciamo il diploma del piccolo archeologo. Poi la vita, suddivisa nella tessitura, la macinatura e la lavorazione dell'argilla. In alcuni pannelli dimostrativi spieghiamo cosa bisogna fare. Abbiamo costruito un telaio verticale per far capire ai bambini come veniva lavorata la lana; abbiamo ricostruito le macine nuragiche e cotto il pane timbrandolo con la pintadera. Arrivano molte scolaresche che visitano il nuraghe e partecipano ai laboratori.
Cosa vi augurate per il futuro del territorio? Quali sono i vostri obiettivi?
Vogliamo far conoscere il nostro patrimonio storico-archeologico e offrire un turismo culturale di qualità che sia volano di sviluppo economico per il nostro territorio. Dobbiamo creare ponti attraverso il nostro patrimonio culturale e attraverso le nostre tradizioni. Il nuraghe Arrubiu è stato oggetto di scavi, quindi si riesce a raccontare la storia stratigrafica del nuraghe. Ecco, la visita guidata non deve essere fine a sé stessa, ma deve essere un'esperienza. È importante che alla visita al nuraghe si accompagnino anche i servizi: è fondamentale offrire i servizi. Noi vogliamo che coloro che visitano Orroli se ne vadano con il desiderio di tornare e ripetere l'esperienza in compagnia di qualche altra persona, per consentire a quest'ultima di vivere la stessa esperienza.
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