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Un augurio pasquale

sabato, 15 aprile 2017 23:49

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Rosario Pesce
Esprimere un augurio pasquale in un momento storico, come quello attuale, non è certo cosa facile, visto che moltissimi sono gli elementi che denotano la mancanza della giusta serenità.
La società italiana e quella mondiale sono caratterizzate, viepiù, dall’esplosione dei conflitti, su piccola come su larga scala.
Le ragioni della pace sembrano essere sconfitte da quelle della guerra permanente.
Da una parte, la politica ha enormi responsabilità, visto che non è in grado di gettare acqua sul fuoco, come faceva un tempo, per cui i contrasti sono, ampiamente, predominanti rispetto alle ragioni della condivisione e del giusto convivere.
Peraltro, alcuni fatti internazionali, in particolare, come l’elezione di Trump negli Stati Uniti d’America, hanno determinato un’esplosione, ancora più virulenta, della conflittualità, che pure non mancava.
Sembrano essere tornati venti di guerra e non solo, purtroppo, nel quadrante geografico dell’estremo Oriente, visto che, oggi, tutte le guerre, pur essendo localistiche, hanno - comunque - un risvolto su di un piano molto più ampio.
L’Europa, poi, è dilaniata dal terrorismo di matrice islamista, per cui le grandi capitali del vecchio continente devono convivere con il terrore di attentati, visti gli episodi, sempre più numerosi, che si sono verificati in Francia, in Germania, in Inghilterra, in Svezia.
È un’escalation di violenza, dunque, a cui neanche personalità straordinarie, come quella del nostro Pontefice, riescono a mettere un freno con il loro messaggio di pace.
È evidente che, nei prossimi decenni, se non si porrà uno stop a tale condizione, si arriverà purtroppo ad un punto di non ritorno, che sarà molto pericoloso per tutti, visto che le ragioni della conflittualità, fra gruppi etnici e religiosi, sono corroborate da motivazioni, anche, di ordine economico, dal momento che tutti stiamo costruendo un mondo molto più ingiusto ed iniquo.
E noi cosa possiamo fare?
Ciascuno, nel proprio ambito lavorativo e sociale, può e deve lavorare perché si affermino le ragioni della pace su quelle della guerra permanente, ma è evidente che l’impegno del singolo, in tal senso, può essere condizione necessaria, ma non di per sé sufficiente affinché cessino gli odi.
Pertanto, uno sforzo collettivo deve essere promosso, per il Bene dei singoli, ma soprattutto per quello dell’intera collettività.
Soprattutto, per tutte queste ragioni è morto ed è risorto Cristo e, nel rispetto del suo messaggio culturale e di vita, andrebbe promossa una rigenerazione spirituale, che purtroppo è molto lontana dal realizzarsi in modo concreto.
Ma, quanti di noi siamo, compiutamente, “cristiani”?
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