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Una svolta per i bisognosi

lunedì, 17 aprile 2017 17:21

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Tenier David  il giovane - pittore fiammingo  (1610 -1690)
Rosario Pesce
Molte sono le categorie di bisognosi nelle società umane.
Si può essere bisognosi per sesso, per età, per condizioni economiche o culturali.
L’umanità si costruisce, di fatto, sulla disparità fra persone che possono vivere con grandi agi e persone che, invece, vivono in una condizione di indigenza o, comunque, di forte bisogno economico-sociale.
Nel corso del XX secolo, si è cercato di dare una risposta a tali bisogni, venendo incontro alle ragioni del disagio.
Infatti, le ideologie – da quella democratica a quella socialista – hanno tentato di dare, tutte, una soluzione a tali condizioni, senza però giungere a risolvere, sin dalle radici, le problematiche che sono connaturate a qualsiasi società, da quella capitalista a quella comunista.
Le religioni, dal canto loro, sono nate per dare un sollievo ai poveri, tant’è che il Cristianesimo, in particolare, ha nobilitato la povertà, giungendo a promettere il Paradiso dei cieli a quelli che soffrono le pene più grandi sulla Terra.
Purtroppo, né le religioni, né le ideologie politiche sono state in grado di costruire consessi migliori di quello odierno ed, anzi, è percezione comune che la nostra società attuale sia peggiorata rispetto a quella di venti anni prima.
L’area del bisogno si è ampliata, per cui, ai bisognosi europei, si sono aggiunti quelli che provengono da altre parti del mondo, così come i bambini e le donne, sovente, sono oggetto di inenarrabili violenze, non solo nei Paesi, che sono teatro di guerre brutali.
San Domenico di Guzman fa la carità ai "buoni poveri" (Torino, Chiesa di San Domenico)
Non esistono, però, né le risorse economiche, né quelle culturali in grado di risollevare l’Uomo e di condurlo ad una condizione, finalmente, migliore di quella esistente.
Perfino, la diffusione dell’istruzione fra i ceti meno abbienti, che fu conquista dello Stato sociale del secolo scorso, viene messa oggi in discussione, visto che le risorse non consentono di erogare un servizio di qualità analoga a ricchi e poveri.
Per cui, per tale strada, le disparità, economiche e culturali, sono destinate a diventare ancora più considerevoli, dal momento che non esiste una soluzione che possa consentire di promuovere un cambiamento in senso inverso.
È ovvio, quindi, che nelle società umane non possa non albergare un dissenso, un disagio profondo, che sarà crescente nei prossimi decenni, quando l’accesso ai servizi sarà possibile, invero, per chi sarà in grado di promuovere, da solo, la propria emancipazione.
I nostri genitori sono morti per creare una società più libera ed eguale ed, invece, nonostante le ottime premesse, si è andati nel senso opposto, creando diseguaglianze molto ampie e radicate.
Cosa, allora, si può fare per invertire il senso di marcia?
Forse, affidarsi all’Uomo della Provvidenza?
Forse, sperare in un cambiamento generazionale, che sia autentico?
Forse, agognare un mondo diverso, ben coscienti che la condizione della speranza è ben lungi da quella della concretezza empirica?
Forse, semplicemente vivere, promuovendo le ragioni dei bisognosi in ogni consesso possibile?
Certo è che l’Uomo non cesserà mai di sperare, a meno che non voglia rinunciare alla precondizione più vera - culturale e morale - della vita: la speranza nell'avvenire.
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