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Una brutta scena

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sabato, 26 agosto 2017 22:22

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Richiedenti asilo nei Paesi UE ed EFTA, gennaio–giugno 2015 - https://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_europea_dei_migranti
Rosario Pesce
Quella dello sgombero dei rifugiati, a Roma, è una scena molto brutta, perché evidenzia quanto il problema dell’immigrazione sia pressante per la nostra società.
Non si può, certo, immaginare di risolvere la problematica, solo, con interventi di ordine pubblico, perché, per tal via, l’intero Paese rischia di divenire un campo di battaglia.
Siamo di fronte ad un’emergenza: mai, in Italia erano arrivati flussi migratori così ingenti e, soprattutto, mai erano arrivati in un momento così forte di difficoltà della nostra economia.
Soffiare sul fuoco e determinare le condizioni di un conflitto sociale fra i nostri poveri e gli extra-comunitari non conviene a nessuno, ma purtroppo non poche sono le forze, economiche e politiche, che spingono in tal senso, per ovvi interessi di bottega.
Le scene dell’altro giorno sono indicative, peraltro, di uno stato di malessere e di disagio, che si va diffondendo per l’intero territorio nazionale: finanche, chi dapprima era molto tollerante verso tali fenomeni, rischia di perdere la pazienza e di associarsi a quanti chiedono, invece, la pubblica gogna per i rifugiati.
Cosa fare?
La via della prevenzione deve essere percorsa fino in fondo, prima che qualcuno non invochi pesantemente quella della repressione, che di fatto inaugurerebbe una condizione insopportabile per un moderno Stato di diritto.
L’Italia, peraltro, finora non è stata toccata dal terrorismo e questo, forse, è avvenuto anche per l’atteggiamento, improntato a tolleranza e spirito di umanità, che abbiamo avuto verso i migranti da quando - a partire dal 2010 - le ondate migratorie dal Nord-Africa sono divenute sempre più copiose e frequenti.
Un plauso va fatto, di certo, al nostro Governo che ha saputo mediare fra interessi differenti ed esigenze opposte, ma è ovvio che, di per sé, non basta.
Anche, la presenza della Chiesa, purtroppo, rischia di divenire insufficiente, perché il clima, che si sta creando, è sempre più avverso alle ragioni dell’accoglienza.
Si sta preparando il terreno per un conflitto assai pericoloso per la tenuta stessa delle nostre istituzioni democratiche?
Certo è che non si può rimanere a guardare, né si può lasciare vinta la battaglia in favore di quanti non hanno uno spirito consono alle ragioni della democrazia.
Forse, è opportuno rilanciare un messaggio di tolleranza, che rischierebbe altrimenti di essere vilipeso da parte di chi ha interesse a rientrare nel gioco politico, agitando spettri e paure di altri tempi, che non devono albergare in nessuna coscienza civile?
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