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DISQUIET

venerdì, 15 settembre 2017 21:44

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Cristina Roselli
Il mondo del fumetto sta attraversando negli ultimi anni una corrente innovativa di non poco conto, spostando l'attenzione e la percezione del pubblico lettore da storie considerate di matrice infantile ad altre che nulla hanno da invidiare alla letteratura di stampo moderno.
Esempio di questa mutata sensibilità stilistica è Disquiet, graphic novel dell'ottimo Noah van Sciver, già autore dei celebrati Fante Bukowski e The Hypo: The Melancholic Young Lincoln.
L'opera pubblicata nel 2016 dalla casa editrice Fantagraphic è formata da una serie di racconti brevi che variano gli uni dagli altri sia per tipologia di genere sia per aspetto grafico, con alcuni dei quali più approfonditi e completi ed altri appena accennati, tecnica questa che viene ripresa anche nelle illustrazioni che variano da complesse a quasi stilizzate.
L'autore riesce con grazia e maestria ad indagare gli angoli polverosi dell'animo umano e se alcune sue storie sembrano non seguire una logica lineare il motivo è proprio da ricercare nel fatto che, spesso e volentieri, i comportamenti umani non seguono una logica evidente se non spinte interiori non definibili con precisione ma basate su ansie, speranze, ossessioni e sogni che accompagnano ogni esperienza umana.
Nella dozzina di storie racchiuse all'interno della graphic novel, l'autore racconta mondi diversi e divergenti passando dal classico racconto di un rapporto disfunzionale tra un padre che ha abbandonato il figlio durante l'infanzia in quanto non sentendosi adatto ad essere genitore (e non presentando nessun tipo di dubbio o rimorso al riguardo) e lo stesso figlio che cerca risposte che mai troverà, ad un racconto decisamente inconsueto di una ragazza che riesce a cambiare la propria vita di miseria grazie ad una misteriosa testa di mucca volante, passando per quella che forse è la storia meglio rappresentata dell'opera che ha al centro della narrazione la crudele esecuzione di Elijah Lovejoy, giornalista che sosteneva l'abolizione della schiavitù nell'America del 1800.
Disquiet non è una graphic novel semplice né particolarmente emozionante o indimenticabile ma verrà di certo apprezzata da coloro che amano storie che hanno al centro sprazzi di vita vissuta, intermezzate da elementi fantastici e in alcuni punti anche onirici lasciando quindi libero spazio al lettore di dare il senso che preferisce agli elementi del racconto.
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