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Le future alleanze della politica italiana

sabato, 16 settembre 2017 22:39

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Rosario Pesce
Il tema delle alleanze, in politica, è sempre uno di quelli che raccoglie gli interessi di elettori e commentatori, visto che la formazione di uno schieramento, piuttosto che di un altro, ineluttabilmente condiziona gli esiti di una stagione o di un turno elettorale.
È ben noto che, nel periodo renziano, il PD ha progressivamente rotto i rapporti con la Sinistra ed ha costruito una relazione, unicamente, con i Centristi di Alfano, che sono stati, nel corso di questa legislatura, la spalla utile, su cui si sono retti tutti e tre i Governi, da quello di Letta a quelli di Renzi e di Gentiloni.
Ma, la crescita di una Sinistra, al di fuori del PD, non può non imporre una seria riflessione intorno alle relazioni fra partiti, visto che, da questa, può derivare finanche un cambiamento della leadership, seppure a pochi mesi dal voto del prossimo autunno.
Infatti, in particolare, le prossime elezioni siciliane, previste per novembre, ci diranno se le intenzioni renziane di tenere fuori la Sinistra di MdP da ogni possibile accordo elettorale, nella regione più a Sud del Paese, sono state sagge o meno.
Se, come crediamo, l’esclusione di MdP dallo schieramento siciliano determinerà la sconfitta del PD, è ineluttabile che qualcuno, nella dovuta forma, ricorderà a Renzi che sta conducendo il suo partito contro un muro e che l’impatto determinerà non solo l’implosione del principale partito italiano, ma consegnerà l’Italia al populismo di Grillo o a quello di Salvini, che ormai Berlusconi non è più in grado di fronteggiare.
Molti sono coloro che, sotto traccia, stanno lavorando alla nascita di un nuovo Ulivo, con il PD al centro del sistema delle alleanze ed il movimento di D’Alema e Bersani in una relazione sinergica e, certo, più proficua di quella che, all’epoca, Bertinotti fu capace di costruire con Prodi.
Il trait d’union è, ovviamente, Pisapia.
L’ex-Sindaco di Milano non solo rappresenta l’ultima speranza credibile per la costruzione di un moderno Centro-Sinistra, ma inevitabilmente sarà l’uomo del dialogo fra ex-democristiani ed ex-comunisti, quando bisognerà ricordare a Renzi che il suo tempo è finito e che, per il bene del partito e del Paese intero, sarebbe giusto ed auspicabile un suo eventuale passo indietro, prima che i danni non siano irreversibili.
In tal senso, nonostante le urla renziane, è evidente che la politica italiana sta compiendo i suoi ovvi passi in avanti verso una soluzione che possa rimettere in corsa il PD verso il Governo del Paese, visto che, continuando per la strada odierna, non può che andare a sbattere.
Le domande, naturalmente, non mancano.
Non è troppo tardi?
Pisapia non poteva raccordarsi, molto tempo prima, con la minoranza orlandiana del PD e con i transfughi di MdP?
Sarà Pisapia il leader anti-Renzi o si limiterà ad un lavoro, pur prezioso, di ricucitura e di costruzione di un “campo nuovo” della politica italiana, che sia in grado di far rivivere i sogni e le aspettative della prima stagione dell’Ulivo a conduzione prodiana?
Certo è che Renzi ha decostruito molto più di quanto non sia stato capace di costruire.
Ora, però, necessita uno sforzo vero da parte di chi si sente democratico, nell’accezione più alta ed autentica della parola, a meno che non si intende abbandonare il Paese ad una deriva populista, che porterebbe l’Italia fuori dall’Europa e, soprattutto, la farebbe cadere in un periodo di instabilità politica ed istituzionale, foriero solo di disgrazie e di eventi luttuosi per tutti gli Italiani.
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