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Violenza di genere: quale ruolo per le scuole?

giovedì, 16 novembre 2017 14:32

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Rosario Pesce
Uno degli obiettivi, prefissati dall’Unione Europea, è la sensibilizzazione in materia di violenza di genere, visto che questa è individuata come una delle priorità sociali per la nuova stagione, anche, della programmazione dei fondi europei.
Negli ultimi tempi, quindi, si sono moltiplicati i soggetti istituzionali o associativi che, in partenariato con le Scuola, offrono possibilità di ampliamento dell’offerta formativa su una simile tematica, che è viepiù rilevante, visto che le implicazioni, sociali e culturali, sono numerose e complesse.
La violenza sulle donne, infatti, implica sovente violenza assistita a danno dei minori che ad esse si accompagnano, per cui a maggior ragione le Scuole, soprattutto quelle che afferiscono al I ciclo di istruzione, sono coinvolte direttamente, dal momento che un alunno minorenne in siffatte condizioni familiari è, ovviamente, meritevole della qualifica di portatore di un bisogno educativo speciale, con una conseguente programmazione personalizzata.
È, inoltre, evidente che la Scuola debba procedere lungo un percorso in comune con gli altri servizi essenziali dello Stato, giustizia e sanità in particolare, per cui, come le donne oggetto di violenza da parte dei loro compagni o mariti sono meritevoli di un’opportuna tutela giudiziaria e sorveglianza sanitaria a costo della comunità, così è pleonastico sottolineare che i loro figli, che hanno subito, anche indirettamente, analoga violenza possono essere destinatari di una particolare attenzione in sede di progettazione e di programmazione degli interventi didattici in loro favore.
Peraltro, con i soggetti che interagiscono, per lo più professionisti le cui prestazioni sono inquadrate in interventi a carico delle Aziende Consortili e dei Piani di Zona, attraverso cui si esplica l’offerta dei Servizi Sociali, la Scuola ha modo di arricchire il ventaglio delle professionalità che intervengono in sede di progettazione e di implementazione dell’offerta formativa, soprattutto in quei territori dove, oltre lo Stato, c’è poco altro o niente.
In tal senso, per la Scuola pubblica si presenta una nuova e seducente sfida, tesa a migliorare ed a potenziare la rete dei servizi di cui la Scuola è parte integrante, con un ruolo di protagonismo che enfatizza la sua centralità in un momento storico nel quale si richiede un bagaglio sempre più ricco di competenze agli operatori dell’istruzione.
È evidente che, in tal senso, gli enti preposti all’erogazione dei servizi e delle politiche sociali possono prevedere percorsi di formazione ad hoc per i docenti, cosicché si venga a completare quella virtuosa relazione fra soggetti diversi che concorrono, ciascuno per la propria competenza, ad arricchire il livello di coesione sociale.
Alla politica, infine, spetta l’onere della progettazione più ampia degli interventi, anche in coerenza con le priorità fissate dall’Unione Europea, in una logica finalmente di autentico servizio per la comunità, che altrimenti andrebbe incontro ad una sofferenza viepiù conclamata, visto che la crisi economica, già di per sé, allenta i vincoli e le relazioni fra pari.
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