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Una Sinistra divisa

sabato, 18 novembre 2017 21:39

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Rosario Pesce
È tradizione del nostro Paese avere una Sinistra divisa ed, invero, non lo è mai stata come in questo momento storico.
I cinque anni di Governo del PD con partiti e formazioni della Destra hanno, ovviamente, logorato non poco i rapporti all’interno di un’area culturale molto complessa e composita.
Infatti, ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale, che rischia non solo di regalare il Paese alla peggiore Destra degli ultimi decenni, ma in particolare può determinare una scollatura definitiva fra la Sinistra e la sua area sociale di riferimento, visto che in primis i ceti, che vivono il disagio della povertà e dell’esclusione dai servizi, sono attratti da soluzioni populiste, che rappresentano un pericolo serio per l’evoluzione dello Stato democratico.
Come atteggiarsi, allora, di fronte ad una crisi, che ha anche una motivazione di ordine generazionale?
Non è, certo, un caso se i quarantenni giovani e rampanti si sono identificati nel renzismo ed in ciò che esso ha, finora, rappresentato per il partito e le istituzioni, mentre coloro che presentano qualche capello bianco in più vivono una condizione di disagio, a prescindere anche dal fatto se sono ancora collocati nel PD ovvero sono già transitati in altre formazioni.
Pertanto, lo sforzo è duplice: non solo mettere insieme centristi e progressisti, ma in particolare vecchi e giovani e quest’ultima sembra una scommessa molto più difficile della prima, visto che i rapporti fra le due generazioni si sono logorate fin troppo, soprattutto a causa dell’arroganza di Renzi e dei suoi accoliti, che hanno creduto possibile rottamare le persone oltreché le idee del secolo scorso.
Ma, il tempo non c’è più: fra pochi mesi si vota e le due “Sinistre” del Paese devono raggiungere un accordo, se non vogliono divenire residuali nell’arco costituzionale, visto che non solo a vincere potrebbe essere la Destra berlusconiana, ma il PD può correre il rischio di essere, solo, la terza forza italiana.
Saranno capaci i nostri “eroi” di costruire una trama di rapporti e di relazioni, che possano consentire di salvare il salvabile?
Riteniamo non solo opportuno, ma finanche necessario uno sforzo in tal senso, anche se l’esito appare una nebulosa.
Ma, certamente se non si tenta, neanche, di rimettere insieme i cocci del vaso rotto, è chiaro che si andrà incontro ad una sconfitta cocente, che potrebbe annichilire due secoli circa di storia del movimento operaio e non ci sembra la conclusione giusta per una tradizione nobilissima, nonostante gli errori commessi che non si possono negare.
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