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Una domenica allo stadio

domenica, 07 gennaio 2018 08:46

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Rosario Pesce
Chi scrive è, notoriamente, un tifoso molto acceso di calcio.
Assistere ad una partita dal vivo è cosa ben diversa dal guardarla, comodamente, nel salotto di casa, visto che allo stadio lo spettacolo extra-tecnico prevale, nettamente, su quello strettamente calcistico.
Poi, andare allo stadio a Napoli o, comunque, negli stadi più “caldi” del Sud, è uno spettacolo nello spettacolo.
Dalla persona anziana che vende oggetti apotropaici per la partita al rivenditore di panini dinanzi allo stadio, dalla famiglia piccolo-borghese che si gode lo spettacolo come se fosse, ancora, a casa propria al professionista che, con un certo imbarazzo, riesce ad accomodarsi accanto a persone di diversa cultura ed estrazione sociale, sono tutti momenti di uno show a cui si assiste pagando, semplicemente, il biglietto di una partita di calcio.
È chiaro che lo spettacolo calcistico deve essere vissuto in modo collettivo, perché a gioire per un successo sportivo sono diverse decine di migliaia di tifosi, che, se si incontrassero per strada, si ignorerebbero finanche, mentre allo stadio sono un tutt’uno, a prescindere dalle ovvie differenze che esistono fra loro.
D’altronde, i prezzi diversi per ogni singolo settore dello stadio segnano, evidentemente, la differenza fra i ceti sociali, ma all’interno dello stesso segmento si possono rilevare distinzioni comportamentali nette fra chi ha un aplomb borghese e chi, invece, segue con maggiore passione la partita della squadra del cuore.
Ma, si sa bene che le differenze non solo fanno lo spettacolo, ma rendono molto più appetibile il momento sociale che si vive insieme per due ore circa.
Peraltro, è ben noto che il calcio, nel nostro Paese, non solo è un fenomeno da studiare in termini sociologici, ma soprattutto lo è in termini economici.
L’indotto, che si crea intorno ad una partita di calcio, è notevole e può portare autentica ricchezza ad un’intera città, che spera nel successo dei propri colori cittadini, ben sapendo che la partecipazione ad una competizione importante costituisce un volano per l’economia locale.
D’altronde, il calcio è, anche, un fenomeno di grande interesse politico: non si può negare che, nelle curve degli stadi, vengono veicolati messaggi e simboli che sono riconducibili ad una tradizione culturale, piuttosto che ad un’altra.
Pertanto, lo stadio diviene, a modo suo, il vero surrogato della piazza di un tempo: le diversità vi si incontrano e trovano lì il momento di condivisione di una fede ovvero l’occasione di scontro, che nei decenni scorsi si consumava, invece, intorno alle dottrine ed ai dogmi della cultura politica.
Non è un caso se, nonostante gli stadi virtuali, si continua a preferire quello effettivo: forse, si avverte tuttora il bisogno di luoghi di socializzazione e lo stadio, oggi, non è meno importante dell’agorà di un tempo.
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