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Per non dimenticare…

sabato, 27 gennaio 2018 14:54

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L'ingresso del famigerato campo di sterminio di Auschwitz (Polonia). | wikipedia
Rosario Pesce
Il Giorno della Memoria non può che essere uno dei momenti centrali di una comunità, visto che il dramma, che vissero gli Ebrei, appartiene non solo a loro, ma all’intera umanità, sia a coloro che simpatizzarono per paura con i Nazisti, sia a coloro che, invece, furono umanamente vicini alle vittime del genocidio.
Molti decenni sono passati da quegli anni, nel corso dei quali tanti, troppi Europei non ebbero il coraggio di denunciare le violenze, che avvenivano sotto gli occhi di tutti.
Le stesse potenze mondiali potevano, forse, intervenire con una tempistica diversa per aprire i campi di concentramento e per consentire ai prigionieri di sottrarsi a violenze inaudite.
La Chiesa simpatizzò con gli Ebrei, per cui molti furono i parroci ed i vescovi, che misero in salvo gli Ebrei, ma non si può, invero, negare che qualche silenzio di troppo, pure, caratterizzò il Vaticano.
È indubbio che la memoria deve essere il terreno comune su cui può e deve nascere l’ipotesi di un futuro migliore.
Oggi, fortunatamente, l’antisemitismo è in gran parte scomparso dalla società europea, ma le forme di intolleranza non mancano.
In particolare, verso i “nuovi” Europei gli atteggiamenti non sempre sono edificanti: accettare il diverso è una scommessa, che la nostra società deve accettare e vincere, perché non esiste consesso sociale che si può costruire sull’odio e sull’intolleranza.
Tornare agli anni Quaranta del Novecento, agli atti di viltà che furono compiuti dai Tedeschi, è un utilissimo esercizio per la memoria collettiva, dal momento che la storia vive e si alimenta di ricordi che devono essere, sempre, vivificati.
Molto si è fatto nelle scuole, nei luoghi di incontro e di diffusione della cultura per evitare che cadano nell’oblio le vittime di quella violenza, che forse non ha mai avuto pari in Occidente.
Ma, molto ancora si deve fare.
A volte, per strada e negli stadi, compaiono croci celtiche, simboli nazisti, oggetti vari il cui significato va spiegato ai giovani affinché non resusciti un armamentario che deve essere bandito, in modo definitivo, dalla nostra società.
Il cammino è, ancora, lungo perché il diverso, il differente da noi venga accolto nel modo più appropriato, ma siamo certi che, solo lungo la strada della cultura e della consapevolezza critica, è possibile migliorare il nostro presente ed il futuro, che pure sembra gramo per le molteplici difficoltà che, comunque, vanno diradate.
Le energie positive devono e possono convergere perché l’Uomo metta, definitivamente, alle sue spalle simili eventi atroci con il consenso ed il sostegno di tutte le istituzioni che sono preposte al governo della complessità.
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