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sabato, 17 marzo 2018 10:39 |
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Cristina Roselli
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Terry Moore è uno di quegli autori che possono essere definiti una sicurezza: il lettore sa perfettamente anche prima di voltare la prima pagina che ogni nuova opera sarà di alto pregio e andrà a colpire sia le corde del divertimento sia (e maggiormente) quelle emotive.
Tale dono è evidente nella celebrata epopea di Strangers in Paradise e successivamente nel bellissimo Rachel Raising ma non è da meno l'ultima fatica di Moore intitolata Motor Girl, completata prima di tornare a narrare le avventure di Katchoo e Francine per onorare i venticinque anni di SiP.
La miniserie in dieci volumi “Motor Girl” è nata da un progetto piuttosto datato dell'autore il quale, fin dalla metà degli anni duemila, aveva delineato l'idea di raccontare la storia di una ragazza e del suo amico gorilla.
A seguito della conclusione di Rachel Raising l'autore decide di portare alla luce l'idea lasciata in disparte e prende così vita la protagonista Sam Lockyear e il burbero gorilla Mike.
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Sam è una ex-marine tornata a casa dopo essere stata catturata durante la guerra e rimasta profondamente ferita nel corpo e nello spirito da questa esperienza, decide di condurre da quel momento in poi una vita tranquilla in un deposito di automobili in demolizione con l'unica ed insolita compagnia di un gigantesco gorilla chiamato Mike che sembra rappresentare la voce della sua coscienza.
La serenità e la solitudine della ragazza viene però ben presto turbata dalla notizia che un imprenditore locale vuole acquistare l'appezzamento di terra su cui si è stanziata per portarvi avanti dubbi test nucleari e legati a recenti avvistamenti di dischi volanti.
Proprio uno degli abitanti di tali U.F.O. (dalle fattezze di un ometto molto buffo che di extra-terrestre ha ben poco) farà visita alla ragazza domandando aiuto per rimettere in sesto il proprio velivolo spaziale e tornare sul proprio pianeta.
Sebbene la storia sembri molto lineare in realtà molteplici sono i colpi di scena che lasceranno il lettore piacevolmente sorpreso anche grazie al grande impatto emotivo che la storia riesce a trasmettere, raccontando di tematiche dure e complicate con delicatezza e semplicità, tipico dell'inconfondibile stile Moore.
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