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Con Marco Grippa alla scoperta del fascino segreto di Tagikistan e Kirghizistan

mercoledì, 18 aprile 2018 18:40

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Ombre sulla prateria - Song Kul, Kirghizistan
Francesca Bianchi
Venerdì 20 aprile, presso la libreria L'Angolo dell'Avventura, sita in Lungotevere Testaccio, 10, a Roma, Marco Grippa presenterà Pamir Express: in viaggio in Asia centrale, il libro che ha pubblicato lo scorso anno per la collana Per le Vie del Mondo di Polaris Editore.
FtNews ha intervistato Grippa, ingegnere elettronico che ha iniziato a viaggiare in Europa durante gli anni dell’università, per allargare, poi, i suoi orizzonti verso Asia, Sud America, Africa, Medio Oriente, esplorando mete spesso inospitali dal punto di vista climatico, ma circondate da sempre da un alone di mistero. Grippa ama esplorare il mondo in libertà, cercando la bellezza della natura e il contatto con la gente e rinunciando a tutti i carichi che spesso ci portiamo sulle spalle nella nostra vita quotidiana.
Nel corso della nostra conversazione l'autore, che ha all'attivo circa 60 viaggi in giro per il mondo, ha parlato del suo libro Pamir Express, un resoconto del viaggio che ha fatto in Tagikistan e Kirghizistan, sulle orme di Marco Polo, senza un programma definito e affidandosi solo ed esclusivamente alla sorte. Un viaggio avventuroso ed imprevedibile attraverso i monti del Pamir, circondato da panorami sublimi su altipiani desolati a 4000 metri di quota, tra bufere di neve e tazze di tè nelle tende nomadi dei pastori kirghizi, di cui Grippa ricorda con affetto il senso di accoglienza ed ospitalità. Ha raccontato anche di ciò che è rimasto oggi dell'antica via carovaniera e dei tanti anni di dominazione sovietica, soffermandosi sulle intense emozioni che un viaggio così all'avventura riesce a trasmettere e sottolineando che in quei posti tanto remoti la vita scorre quasi senza niente di tutto quello che abbiamo in Occidente, ma con maggior tempo da dedicare a se stessi e alla vita comunitaria. Nelle parole di questo appassionato viaggiatore è racchiusa la speranza di riuscire a diffondere un modo di viaggiare più semplice ed indipendente, alla scoperta di alcuni tra i Paesi più affascinanti che abbia visitato nel corso dei suoi numerosi viaggi.

Marco, Lei ha viaggiato in lungo e in largo in tutti i continenti, documentando con la Sua macchina fotografica le bellezze dei tanti luoghi visitati. Quando è nata la Sua grande passione per i viaggi?
La passione è iniziata con il primo viaggio, durante gli anni dell’università. Uscire per la prima volta dall’Italia senza nulla di programmato e prenotato mi ha dato emozioni e adrenalina che non avevo mai provato prima, e i racconti della gente di mezzo pianeta conosciuta negli ostelli mi ha aperto una finestra sul mondo. Il modo di viaggiare, però, evolve e cambia in continuazione. Si tratta di esperienze di vita in cui è bello variare.

C'è un posto che Le è rimasto nel cuore più di altri?
Ce ne sono tanti. È anche molto difficile confrontare i viaggi, perché diventano esperienze di vita molto diverse e quasi incommensurabili. Ogni viaggio può avere un motivo per rimanere nel cuore. Per la gente mi hanno colpito il Giappone ed il Pakistan; per la natura gli spazi selvaggi del grande nord, dalla Groenlandia all’Islanda e alla Kamchatka; per i colori l’Africa.
L’Asia centrale mi ha invece rapito per il suo essere fuori dagli schemi, per avere una storia e un presente segnati dall’intreccio di storie e culture, per la steppa senza fine, per le montagne aspre e selvagge.
Ultimamente mi sono cimentato in un paio di avventure invernali nel cuore della Lapponia. Nella prima, trascinando una slitta e dormendo in tenda per una settimana. E' stato un viaggio molto duro fisicamente, ma di pura meditazione e relax mentale. I paesaggi di neve e ghiaccio rivelano sorprese che vanno ben oltre le aspettative.
Vita nomade sulla Via della Seta, Kirghizistan
Quando ha deciso di recarsi in Tagikistan e Kirghizistan, Paesi sì di grande fascino, ma sconosciuti ai più e decisamente al di fuori delle mete turistiche più gettonate?
Ho maturato l'intenzione di recarmi lì dopo aver viaggiato diverse volte in Asia, in Paesi affascinanti, dove la varietà di luoghi e culture non stanca mai, anche se tutto inizia a diventare sempre più turistico e globalizzato. Ero alla ricerca di nuove emozioni, di un viaggio attraverso luoghi più sconosciuti e misteriosi.

Com'erano le steppe e gli altopiani dell'Asia centrale nel Suo immaginario? Come li ha trovati nella realtà?
Prima di partire provo ad immaginare i luoghi, con un quadro nella mia fantasia molto ben delineato e preciso, poi, regolarmente, appena esco dall’aeroporto, cambia tutto. Certe cose nell'immaginario possono anche essere simili alla realtà, ma non ci sono le vere sensazioni, gli odori, i rumori, e gli incontri con la gente.
Le steppe dell’Asia centrale sono un mondo molto diverso dalle montagne. Io sono partito proprio dall’Uzbekistan, dove mi sono subito immerso in un’atmosfera di magia, di architettura elegante e sinuosa, di storie antiche in un Paese ancora lontano dai cliché occidentali. La mia guida di viaggio diceva di non stare più di mezza giornata a Khiva, mentre io mi sono fermato lì cinque giorni, andando anche fuori dal centro, nelle viuzze con le case di fango, in mezzo alla gente. Samarcanda, città ricca di capolavori architettonici ed archeologici, è, invece, la città più grande che ha sviluppato un’area urbana intorno alla parte storica. Ma anche lì, oltre ai siti più noti, era facile uscire in quartieri dove nessun turista si avventurava. Ci passavo intere giornate.

E' partito con un programma preciso o si è affidato alla sorte?
Mi sono affidato alla sorte e non volevo alcun programma, perché era proprio lo spirito di quel viaggio.

Come è stato accolto dalla gente del posto?
Sono stato accolto ed ospitato con generosità in casa della gente fin dal primo giorno a Dushanbe. I nomadi kirghizi hanno il concetto dell’ospitalità al centro della loro cultura, ed è quindi facilissimo trovarsi in casa di un pastore a bere una tazza di tè. È stata una delle cose più belle di questo viaggio.

Come trascorre la vita delle persone nei villaggi situati sugli altopiani kirghizi? Cosa L'ha colpita maggiormente di loro?
Mi ha colpito la loro ospitalità, la loro fierezza, la grande gioia che provano nell'ospitare un viaggiatore. La vita scorre quasi senza niente di tutto quello che abbiamo noi, ma con più tempo per se stessi e per la socialità.

Come è nata l'idea di scrivere il libro Pamir Express. In viaggio in Asia Centrale? Si è ispirato a qualcuno per la stesura di questo resoconto di viaggio?
È nato tutto per puro caso. Un amico ha scritto un racconto su un suo viaggio, di cui mi colpì l'incipit. Passai una mattinata intera a pensare ad un incipit altrettanto forte per un mio libro immaginario. Il pomeriggio lo scrissi, poi lo lasciai lì, senza troppa convinzione di continuare. Con costanza mi sono dedicato alla sua stesura e alla fine ha preso vita. Un sogno realizzato dopo un viaggio che già di per sé sembrava un sogno.

Come è strutturato il libro?
Il libro è un diario di viaggio in quelle zone sconosciute del mondo, andando in giro senza programmi e con i mezzi locali; ogni tappa era ed è un’avventura, con storie ed aneddoti da raccontare. Visto che i kirghizi sono cantastorie per tradizione, ho anche raccolto qualche loro leggenda sui luoghi che ho visitato.

Cosa può dirci dell'arte, delle cultura e delle religioni dei popoli che ha incontrato, da noi tanto lontani geograficamente e culturalmente?
Lì è tutto diverso, molto lontano dalle convenzioni occidentali. La religione è islamica, ma piuttosto blanda. Nei paesi musulmani in genere ho trovato grande accoglienza ed ospitalità, concetti cardine della loro religione. Di arte e cultura ne ho vista decisamente poca, perché ho viaggiato attraverso i villaggi, in mezzo alle montagne, con i nomadi e le loro yurte sui pascoli.
Strada del Pamir - Altopiano tagiko
C'è una città o un episodio che ricorda con maggiore emozione?
La visita di Murghab, un villaggio sperduto a 3500 metri di altitudine, in mezzo all’altopiano del Pamir, dipinto in qualche reportage come deprimente, per me ha costituito una delle maggiori sorgenti di emozioni per la sua posizione in mezzo alle montagne e per l'essere finito regolarmente in casa della gente.

Cosa è rimasto oggi dell'antica Via della Seta?
È rimasta la sensazione di luoghi dove nessuno si vuole fermare, anche se tante persone la percorrono nel peregrinare dall’Oriente all’Occidente. Della seta non c’è più traccia; oggi la strada del Pamir è la via dell’oppio.

E' rimasto qualche retaggio, oggi, di tanti anni di dominazione sovietica?
Sì, per certi versi non è cambiato molto. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica erano attesi grandi cambiamenti negli “Stan”, ma forse sono luoghi troppo remoti e fuori dai giochi economici, perché questo succeda davvero.

Cosa Le manca di questa straordinaria esperienza?
L’adrenalina del viaggio all’avventura.

Cosa consiglierebbe a coloro che volessero intraprendere un viaggio così avventuroso in Asia centrale?
Se si cerca l’avventura, è un viaggio fantastico. C’è poco da consigliare, se non il partire senza prenotazioni, seguendo il vento.

Quale messaggio si augura possa giungere ai lettori di Pamir Express: in viaggio in Asia centrale?
Mi auguro di diffondere, in un mondo di viaggi organizzati e pacchetti all inclusive, un modo di viaggiare più semplice ed indipendente, fuori dalle rotte turistiche. A chi invece già viaggia così, mi auguro di potere ispirare un viaggio in alcuni tra i Paesi più affascinanti che io abbia mai visto.


Per saperne di più su Marco Grippa e sul libro amir Express: in viaggio in Asia centrale si rimanda al suo blog di fotografia e racconti di viaggio: 

http://www.marcoeclettico.com/
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