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La ricostruzione della Sinistra

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domenica, 22 luglio 2018 13:58

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Rosario Pesce
È ovvio che, nel corso degli ultimi anni, la vera sconfitta sia la Sinistra, non solo in Italia, ma in Europa.
Dapprima, la Sinistra comunista con la caduta del Muro di Berlino e, poi, la Sinistra socialista, riformista e progressista, che non è stata in grado di comprendere che il processo di globalizzazione avrebbe tolto ricchezze e tutele sociali in Occidente ed avrebbe creato le premesse per il più grande fenomeno migratorio, al quale - ogni giorno - assistiamo.
Quindi, una miscela esplosiva: per un verso meno lavoro, per effetto del trasferimento delle produzioni nei posti più sperduti del mondo, e per altro l’arrivo di migliaia di persone, che cercano una casa, il pane e l’integrazione, sperando che l’Occidente abbia la possibilità ed il desiderio di fornire simili beni.
In tale contesto, la Sinistra, nel corso degli ultimi due decenni, è stata al centro della più grande operazione politica, accusata di essere complice dello smantellamento dello stato sociale, che essa stessa ha contribuito a far crescere nei due secoli precedenti.
Ed il suo spazio da chi è stato preso?
Da una destra sovranista, neo-fascista, almeno nei toni, ed in particolar modo capace di attrarre consenso come poche altre formazioni nel recente passato, essendo in grado di speculare sul disagio e sulle povertà morali, oltreché economiche, delle persone comuni.
È chiaro, dunque, che la Sinistra riformista e progressista debba ricostruire se stessa e dare un senso possibile alla propria esistenza, se non intende scomparire del tutto in un mondo, che troppo rapidamente brucia leader, partiti e ceti dirigenti.
Peraltro, non deve commettere un errore, che pure ha commesso con Renzi in Italia: mutare il proprio dna, divenendo - di fatto - una destra liberale, attenta ai diritti civili, ma del tutto legata ad una visione neo-liberista dello Stato ed, in particolare, dell’economia.
D’altronde, siamo di fronte ad un evento epocale: l’arrivo degli immigrati sulle nostre sponde non solo pone un quesito alla nostra economia, circa la capacità della stessa di integrare questi nuovi cittadini nei canali legali della produzione, ma in particolare modifica l’assetto della società, per cui - già oggi - il nostro consesso è, ineluttabilmente, diverso da quello di soli pochi anni fa.
Certo, è difficile opporre la forza del ragionamento, quando altri fomentano paure, nevrosi ed ansie, ma è pur sempre opportuno avviare il percorso di palingenesi della Sinistra, italiana ed europea, a meno che non si voglia vedere le generazioni dei nostri figli divenire filo-fasciste per credo o per intrinseca necessità.
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