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Una campagna nazionale contro il razzismo nella sanità

martedì, 25 settembre 2018 21:02

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Fabrizio Federici
Una grande campagna di sensibilizzazione per mettere al bando il razzismo e l'intolleranza dal nostro Servizio sanitario nazionale": coinvolgendo l'opinione pubblica, puntando ad un messaggio contro il razzismo ed in favore della tolleranza, con l’affissione di manifesti nelle farmacie e nelle Asl. E' la proposta lanciata dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, dopo l'episodio di razzismo denunciato da una dottoressa di Cagliari. L'idea, annuncia Anelli, "é coinvolgere anche gli altri professionisti sanitari e le associazioni dei cittadini". Altri manifesti saranno affissi per le strade, negli studi e negli ospedali.
"Lancio un'idea - spiega Anelli - che spero possa essere condivisa anche dalle altre federazioni degli Ordini delle professioni sanitarie e dalle associazioni dei cittadini: mettere in piedi, tutti insieme, una grande campagna contro il razzismo". Alla campagna sono aderite l'Associazione Medici di origine Straniera in iIalia (AMSI) e la Confederazione internazionale-Unione Medica Euro-Mediterranea (U.M.E.M), che ringraziano la Fnomceo.
"La collega Maria Cristina Deidda, con la sua denuncia - afferma Foad Aodi ,fondatore dell'AMSI e dell'UMEM, riferendosi alla dottoressa che ha denunciato l'episodio di razzismo in cui vari pazienti si sono lamentati per aver atteso "per colpa di un negro" - ha testimoniato in modo encomiabile la grande sensibilità dei professionisti italiani verso i diritti umani e l'uguaglianza: mettendo in evidenza quelli che sono i valori fondanti della nostra professione e della nostra società, a prescindere dal colore della pelle, dalla religione, dalle opinioni, o da chi, nella situazione amministrativa, è regolare o irregolare ".
"Siamo indignati e preoccupati - prosegue Aodi - per l'aumento crescente degli episodi di razzismo e di discriminazione nei confronti dei professionisti della sanità e dei cittadini di origine straniera. Molte segnalazioni giungono allo sportello AMSI, il quale ha registrato un aumento del 35 per cento, negli ultimi tre anni in particolare, di episodi di discriminazione nei confronti dei cittadini di origine straniera. Le donne lo sono per motivi legati al velo, gli uomini per la barba lunga. Spesso si viene discriminati per il colore della pelle o per i soli vestiti religiosi e tradizionali. Le segnalazioni provengono maggiormente dalle regioni Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige , Marche e Sardegna. Gli episodi si verificano spesso al pronto soccorso, nelle Asl, al Cup, nei centri di fisioterapia ed analisi".
"Si registra - prosegue Aodi, che é anche consigliere dell' OMCEO di Roma con delega ai rapporti coi Comuni e agli Affari Esteri - un aumento dello sfruttamento dei professionisti della sanità di origine straniera: con personale sottopagato, ritardi nei pagamenti e licenziamenti continui senza giusta causa, come ci viene raccontato allo sportello Amsi, dove le segnalazioni provengono da tutte le regioni italiane, in particolare dal centro - sud. "Continuiamo a combattere la “guerra tra poveri” , gli episodi di razzismo e le discriminazioni: utilizzando la “terapia del dialogo”, la conoscenza ed il principio dei diritti e doveri, l'uguaglianza e la solidarietà".
Con AMSI e U.M.E.M aderiscono all'iniziativa anche il Movimento internazionale "Uniti per Unire" e le associazioni e comunità aderenti, comprese le Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai), la ONLUS Emergenza Sorrisi-Ong, attiva da anni nella cooperazione sanitaria col Terzo Mondo, e la Confederazione Internazionale Laica Interreligiosa - (Cili-Italia).
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