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Cento anni dopo

domenica, 04 novembre 2018 18:56

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Rosario Pesce
4 novembre 1918 – 4 novembre 2018: sono trascorsi cento anni dalla conclusione della Prima Guerra Mondiale, nel corso dei quali moltissimi fatti storici di straordinaria importanza si sono realizzati, cambiando in modo radicale il volto dell’umanità.
Già la Prima Guerra Mondiale fu, di per sé, un evento eccezionale che modificò moltissime cose, in primis l’ampiezza stessa dei conflitti, visto che quello fu il primo evento bellico che coinvolse, in modo diretto, sia l’Europa, che le Americhe.
Nel corso, poi, dei cento anni che sono intercorsi da quella data, si è consumata la parabola del Novecento, cioè di quel secolo che ha conosciuto più conflitti di natura ideologica di qualsiasi altro precedente periodo storico, a dimostrazione del fatto che le ideologie sono state protagoniste di un continuo e permanente stato di guerra, che si è dipanato prima attraverso la Seconda Guerra Mondiale, poi attraverso la Guerra Fredda e tutte le guerre che, a livello locale, ne sono conseguite.
Oggi, siamo in presenza di un mondo differente da quello: per effetto della Prima Guerra Mondiale gli Stati Uniti d’America, per la prima volta, hanno condizionato in modo rilevante gli esiti militari e politici della storia europea, mentre - a distanza di cento anni - l’Europa vive il suo peggiore momento, visto che la crisi economica e la globalizzazione l’hanno indotta ad essere periferia del globo e, dunque, a vivere una condizione - istituzionale e psicologica - che i cittadini europei del XX secolo ignoravano.
Cosa rimane, allora, del ricordo della Grande Guerra, visto che ormai da tempo sono morti coloro che l’hanno vissuta in prima persona?
Certo, diverso è il contesto storico, ma la protagonista rimane, pur sempre, l’ideologia nazionalista, quella che appunto portò le nazioni liberali a sfidare i Grandi Imperi.
Oggi, quell’idea nazionalista è tornata nei termini della contrapposizione più forte e bieca contro gli effetti della globalizzazione e non possiamo, invero, esserne felici, perché ogni rigurgito nazionalistico reca con sé una scia indelebile di sangue, morte e distruzioni.
Perciò, la moderazione e l’intelligenza dovrebbero indurre le persone a rimeditare sul passato del nostro continente: la Prima Guerra Mondiale fu la tragica causa della nascita successiva dei regimi fascista e nazista.
Da questo dato storico bisogna ripartire, per evitare che ciò che si è consumato già una volta possa riprodursi con conseguenze, altrettanto, nefaste.
Ma, l’umanità deve avere il tempo e la sensibilità per fermarsi a ragionare su ciò che la storia ha, già, prodotto nel recente passato.
Siamo divenuti, forse, così maturi per comprendere ciò che la nostra unica maestra di vita, la storia appunto, è in grado di trasmettere e di far capire a chi ha le competenze, giuste e necessarie, per imparare e per agire di seguito?
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