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Matera, capitale della cultura

lunedì, 21 gennaio 2019 14:37

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Rosario Pesce
Il riconoscimento alla città dei Sassi, divenuta capitale della cultura per il 2019, va non solo al capoluogo lucano, ma all’intero Mezzogiorno d’Italia.
Infatti, è ben noto che tutto il Sud – dalla Campania alla Puglia, dalla Lucania alla Calabria, dalla Sicilia alla Sardegna – sia una fonte inesauribile di ricchezze in termini di patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico, che non sempre vengono in modo adeguato utilizzate ai fini commerciali ed economici.
Il riconoscimento per Matera può essere un momento di svolta molto importante, se il ceto politico e la classe dirigente saranno in grado di fare, di tale evento, l’occasione per un rilancio strutturale di una parte del Paese, che altrimenti rischierebbe di andare incontro all’ennesimo processo di depauperamento e di spopolamento, visto l’alto tasso di cittadini meridionali che lasciano le loro terre di origine per recarsi a lavorare nel Nord-Italia, come avveniva nel secolo scorso all’indomani della conclusione della Seconda Guerra Mondiale.
La Lucania, quindi, è il Sud intero in questo frangente storico: se si riuscirà a determinare un’ondata stabile di turismo verso il Mezzogiorno, le regioni meridionali saranno in grado di vivere degli effetti positivi di un siffatto volano, visto che – appunto – non mancano al di sotto del fiume Garigliano i siti ed il patrimonio artistico da visitare.
Nascerà, dunque, un terziario avanzato, legato essenzialmente al turismo, che può generare un indotto per la cultura, l’economia e la società nel suo complesso.
D’altronde, la nostra principale industria al Sud è la storia e tutto ciò che essa reca in termini di conservazione dei segni delle epoche e delle dominazioni passate.
Forse, è per davvero la volta buona per far ripartire la locomotiva meridionale?
Peraltro, i dati odierni narrano di un Paese nettamente diviso in due, con un Nord che può competere con le regioni più ricche della Germania e della Francia ed un Sud che, invece, è sceso ai livelli del puro assistenzialismo.
Se il processo di riqualificazione dei nostri territori non sarà debitamente accompagnato, ci troveremo di fronte all’ennesima occasione persa, ma confidiamo nel fatto che nessun cittadino meridionale vuole morire nelle condizioni di “cliente” della parte più opulenta della nazione.
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