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Tuteliamo l’infanzia…

domenica, 03 febbraio 2019 00:43

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Vincenzo Foppa, Fanciullo che legge Cicerone (1464), Wallace Collection, Londra
Rosario Pesce
Gli episodi di cronaca, che ci riportano un mondo dell’infanzia vittima delle violenze degli adulti, non possono che essere inquietanti.
La scuola e la famiglia sono, in particolare, sotto accusa perché sono quei luoghi sociali dove una violenza sordida si riproduce in modo più sistematico.
Se, però, per la scuola la soluzione c’è, perché l’allestimento delle videocamere sarà un prezioso elemento per scoprire eventuali violenze e per punire dunque i responsabili, nel caso delle famiglie invece diviene molto più difficile scoprire fatti, che hanno un rilievo di natura penale.
Quante violenze avvengono fra le mura di casa, senza che nessuno possa accorgersene?
Certo, moltissimi nuclei familiari sono attenzionati dai Servizi Sociali e dalle istituzioni locali che sono deputate a tale funzione, ma - nonostante tutto - la violenza si genera e produce danni, morali ed esistenziali, che sono destinati a protrarsi per tutta la vita del minore.
E, poi, vi sono quelle famiglie borghesi, che sono al di sopra di ogni sospetto, che invece costituiscono i luoghi più assidui delle violenze, fisiche e psicologiche, contro i minori: situazioni, queste, che sono destinate a rimanere sempre sotto traccia, anche perché coperte dal silenzio e dalle complicità ovvie intorno ad ambienti sociali molto forti.
Ed, allora, come si può mettere fine ad una scia di sangue fin troppo lunga ed aberrante?
La cultura, invero, è lo strumento migliore con cui compiere la prevenzione: diffondere saggi e virtuosi modelli di comportamento può essere utile per creare una sensibilità diversa, ma non sempre è sufficiente.
E, quindi, non può che essere prezioso agire sul piano della repressione: inasprire le pene per chi commette atti di violenza verso i minori può essere un necessario deterrente, per evitare di assistere ad ulteriori infanticidi.
Ma, perché la società diviene cattiva verso i minori, che sono - per definizione - i più deboli ed indifesi?
Forse, per cinico e patologico sadismo?
Per deliberato spirito di violenza?
Per la crescente psicosi, che colpisce un numero sempre maggiore di adulti?
Certo è che il livello di rispetto verso i minori misura il grado di civiltà di un consesso sociale ed, in tal senso, la nostra società non può che migliorare.
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