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Integrazione in Italia

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martedì, 19 febbraio 2019 08:06

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Fabrizio Federici
L’Associazione Medici di origine Straniera in Italia (AMSI), le Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai), insieme al Movimento internazionale e interprofessionale “Uniti per Unire“, hanno reso noti i risultati d' un proprio studio su un campione di circa 1000 famiglie composte da coppie miste . La materia è sempre in continua evoluzione, soprattutto per quanto riguarda matrimoni e divorzi.
Le coppie che reggono di più, sono quelle formate tra italiani ed arabi (palestinesi, giordani, siriani, libanesi, egiziani, tunisini, algerini, marocchini), iraniani e africani (provenienti dal Congo, Camerun, Nigeria). Nella maggior parte dei casi ne fan parte studenti stranieri arrivati in Italia negli anni ’60, ’70 e ’80, sino al periodo della caduta del Muro di Berlino. Si tratta di persone che si sono laureate in Italia, dove sono poi rimaste, e che hanno conosciuto l’integrazione all’età di 18-19 anni.
Le coppie miste possono essere suddivise in 3 categorie: italiani-extracomunitari, italiani-europei e cittadini di origine straniera tra di loro. Quelle che registrano il numero più basso di divorzi - come accennavamo prima - sono le coppie tra italiani e arabi, o africani giunti in Italia per scopi di studio. Molto basso risulta, invece, il numero delle unioni tra italiani e cinesi, sud-americani e filippini: nei quali, comunque, il numero dei divorzi è abbastanza contenuto.
Meno stabili, le coppie composte tra italiani e provenienti da altri Paesi europei, per la maggior parte Russia, Romania, Albania e Moldavia. Tutte persone con età media tra i 35 ed i 40 anni, arrivate dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989: che hanno avuto maggiori difficoltà a inserirsi nel mercato e nella società italiana. Sempre nella seconda categoria si trovano italiani coniugati con un alto numero di cittadini UE inglesi, tedeschi, francesi, olandesi e belgi . Nei casi in cui l’uomo è italiano, egli tende a seguire la donna nel suo Paese di origine. In questo tipo di coppie, i maggiori dissidi si verificano per quanto riguarda l’educazione dei figli, le abitudini culturali e la scelta della scuola da frequentare e delle lingue da studiare.
Nella terza categoria, infine, c'è un'alta percentuale di arabi, sposati tra loro: cosi come di sudamericani, filippini, cinesi, rumeni, albanesi, russi, moldavi e indiani. Molte anche le coppie formatesi tra arabi e sud-americani.
In tutte e tre le categorie, comunque, le problematiche più comuni che si riscontrano riguardano l’educazione dei figli, l'appartenenza religiosa, la pratica della circoncisione e il modo di vestire. Tutte scelte in cui capita, errando, di non coinvolgere il proprio partner, o comunque di ascoltare più i propri genitori e familiari che lui.
Venendo poi agli atteggiamenti prevalenti nelle varie generazioni di immigrati residenti in Italia, nella seconda generazione il 90% ama l’Italia, le sue usanze e le sue tradizioni, e si sente al 100%i taliano. Solo il 10% soffre di crisi di identità, che dipendono soprattutto da episodi di discriminazione subiti, da pregiudizi culturali e religiosi e da dissidi con i genitori: in particolare, per le ragazze, con il padre, per il modo di vestirsi o la scelta dei fidanzati, o per la pratica dei matrimoni combinati. Foad Aodi - medico, fondatore di Amsi e Co-mai e Consigliere dell’OMCEO di Roma - afferma che “la nostra complessiva proposta è quella di continuare a lavorare su “due binari”, cioè l’integrazione e il sentirsi italiani: continuando ad avere legami con i Paesi di origine, per sconfiggere - specie nella seconda generazione di immigrati - le crisi di identità culturale. E dobbiamo difendere i diritti delle donne, che sono in alcuni casi vittime di mariti autoritari: difendendo sempre i loro figli, e specialmente le figlie”.
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