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Angel Heart

domenica, 22 febbraio 2015 00:19

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Cristina Roselli
City Hunter del grandissimo Tsukasa Hojo è stato indiscutibilmente uno dei maggiori manga degli anni Ottanta che ha saputo raccogliere consensi e proseliti in ogni dove e continuando ad appassionare anche le generazioni successive.
Gli ultimi capitoli della saga hanno lasciato nei lettori un sentimento di dolce amarezza in quanto sebbene il finale sia stato solido ed emozionante, ha portato con sé la consapevolezza che le avventure dello sweeper di Shinjuko Ryo Saeba e della sua assistente Kaori Mikamura, siano giunte al termine.
Considerando l'enorme successo di questo lavoro Hojo, dopo circa un decennio, decise di riprendere in mano i personaggi e creare un nuovo manga, Angel Heart, che avesse come fulcro i protagonisti di City Hunter, collocati tuttavia in un universo alternativo.
La prima differenza con la serie madre sta nel fatto che Kaori (decisamente il personaggio più gradito dagli appassionati) muore già nel primo numero, lasciando un vuoto fisico e tangibile nelle pagine successive del manga.
Da questo evento tragico che ha sconvolto notevolmente gli entusiasti di CH (me compresa), prende avvio la trama di Angel Heart: il cuore di Kaori viene trapiantato nel corpo di un killer a pagamento (dall'evocativo nome in codice Glass Heart) la quale, pentita della propria linea lavorativa, aveva tentato il suicidio.
A trapianto avvenuto, Shan In (vero nome della protagonista) durante un coma sogna proprio Kaori la quale spiegherà di essere ormai parte integrante della sua coscienza e che deve raggiungere il prima possibile un certo Ryo Saeba. Ryo, scoperta la verità su Shan In, deciderà di adottare la ragazza che da quel momento diverrà il suo braccio destro nella lotta contro il crimine.
Questo sequel, sebbene presenti indubbi pregi stilistici e grafici, manca di quell'anima scanzonata e tagliente che rendeva City Hunter un gioiellino di regia e sceneggiatura.
Ryo è più maturo, ombroso e malinconico ed il suo perseverare nell'inseguire belle donzelle in corte sottane, sembra decisamente forzato e ad appannaggio del lettore piuttosto che per stabilirne la personalità la quale, a differenza della serie madre, rimane statica e scontata.
Il personaggio dell'ex assassina dal cuore d'oro ha il chiaro scopo di voler indorare la pillola al lettore ancora addolorato per la dipartita della propria beniamina, ma non riesce totalmente in questo suo intento rimanendo sempre piuttosto bidimensionale, lontanissimo dallo spessore affettivo della madre spirituale Kaori.
Anche la congerie di personaggi secondari, che tanto rendevano particolare City Hunter, in questo manga invece mancano della potenza emotiva che li caratterizzava, relegati a storielle di contorno che sembrano vivere di luce riflessa della serie madre, sopratutto in quanto l'autore ha voluto mantenere la stessa ambientazione (Umibozu è sempre proprietario del Cat's eye, che tra l'altro fa da sfondo ad un altro manga di Hojo il quale ama intensamente questi meta-momenti di auto citazione).
Angel Heart è un manga più adulto, maturo e sensibile dei precedenti lavori del maestro, assolutamente da apprezzare sebben non riesca a raggiungere le vette di coinvolgimento viscerale che il solo vedere la scritta XYZcausava nel lettore.
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