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Silvia Romani: credenze, miti e dei degli antichi

lunedì, 11 novembre 2019 13:10

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Francesca Bianchi
FtNews ha intervistato Silvia Romani, professoressa associata di Mitologia, Religioni del mondo classico e Antropologia del mondo classico all’Università degli Studi di Milano. La prof.ssa Romani ha parlato dei suoi due ultimi libri: Una passeggiata nell’Aldilà in compagnia degli antichi (Giulio Einaudi Editore, 2017), scritto insieme al prof. Tommaso Braccini, e In viaggio con gli dei (Raffaello Cortina Editore), una guida mitologica della Grecia scritta insieme al prof. Giulio Guidorizzi e uscita nelle librerie pochi giorni fa.
Durante la nostra conversazione, la studiosa ci ha permesso di intraprendere un affascinante viaggio alla scoperta dell'universo oltremondano degli antichi, attraverso le tante testimonianze letterarie, filosofiche e mitologiche ereditate dalle fonti classiche. La prof.ssa Romani ha parlato della scelta di intraprendere questa "passeggiata" nell'Oltretomba dei pagani con i versi 14-640 del libro XI dell'Odissea e di concluderla con il VI libro dell'Eneide, due testi chiave della letteratura classica, dove è chiaramente enunciata la grande differenza tra l'Oltretomba di Omero e quello di Virgilio. Ha discusso anche della testimonianza che dell'Aldilà offrono il Fedone, ilGorgia e la Repubblica di Platone e il celebre Somnium Scipionis presente nel De re publicadi Cicerone.
La docente universitaria ha dedicato l'ultima parte della nostra intervista alla presentazione del libro In viaggio con gli dei, un viaggio dell'anima alla ricerca di dèi, eroi, miti dell'antica Grecia, un mondo di imperitura magia che, a distanza di millenni, continua a dialogare con noi e a nutrire il nostro immaginario. Ha invitato i lettori a mettersi in viaggio nei luoghi simbolo dell'Ellade, immergendosi nelle storie eterne di cui da millenni sono testimoni e custodi. Come la studiosa ha sottolineato più volte, si tratta di un viaggio alla scoperta di noi stessi, un percorso in cui è necessario metterci in ascolto dei nostri sensi e abbandonare, almeno per un po', la fredda razionalità a cui siamo abituati, ricordando sempre che in Grecia è impossibile perdersi, perché, proprio quando sembra che ci siamo smarriti in un sentiero di montagna o fra le rovine, ecco: quello è il momento esatto in cui ci siamo ritrovati!

Prof.ssa Romani, due anni fa, insieme al prof. Tommaso Braccini, ha pubblicato il libro Una passeggiata nell’Aldilà in compagnia degli antichi (Giulio Einaudi Editore), un viaggio attraverso la letteratura, la filosofia, la mitologia alla scoperta dell'universo oltremondano degli antichi. Quali sono le caratteristiche dell'Oltretomba nelle descrizioni che ci tramandano le fonti antiche? Che mondo è quello degli dei e degli eroi che lo popolano?
Non esiste, di fatto, un solo Aldilà per gli antichi. I morti abitano degli spazi sempre diversi: talvolta l’orizzonte è semplicemente uno scenario fatto d’ombra; a volte l’inferno è un lago o una palude. Molto spesso ci sono fiumi che attraversano le terre dei defunti. Per Platone ci sono voragini buie e un fusaiolo immenso che attraversa l’universo da parte a parte. Ci sono sirene che cantano un’unica nota e le Parche che sorvegliano il passaggio verso un’altra vita.
Silvia Romani
Il libro si apre con i versi 14-640 del libro XI dell'Odissea e si conclude con il VI libro dell'Eneide. Perché questa scelta? Che descrizione ci forniscono Omero e Virgilio dell'Oltretomba? Quali sono le differenze tra la discesa agli Inferi di Ulisse e quella di Enea?
La differenza è sostanziale: proprio per questa ragione abbiamo immaginato due racconti cornice che aprissero e chiudessero il libro. La visione di Omero è disperante, non c’è alcun meccanismo di premialità per i defunti: Achille, ormai ridotto a fantasma, convive negli Inferi con l’uomo da nulla. Il coraggio, la bellezza, l’amore, la nobiltà di nascita, l’origine divina non servono: la vita oltre la vita è un annientamento democratico.
Al contrario, Enea si trova di fronte a un paesaggio vario, in cui i morti sono distribuiti sulla base di quel che sono stati e hanno fatto in vita. Il modo in cui ci comportiamo mentre ancora possiamo vedere la luce del sole conta, e molto. Non a caso gli Inferi virgiliani sono, com’è noto, il mondo brulicante di cui si nutre la Commedia dantesca.

I testi scritti sulle lamine d'oro e sui papiri che immagini danno dell'Aldilà?
Le lamine d’oro sono considerate una sorta di passaporto per il viaggio oltremondano e non parlano a tutti: si rivolgono agli iniziati, a coloro che potevano godere di un trattamento privilegiato nell’Aldilà per il fatto di essere stati devoti a una divinità. Intravediamo la possibilità che, per questi pochi eletti, ci potesse essere persino una rinascita. I papiri non ci consentono di capire con esattezza cosa ci fosse al di là. Sospettiamo, in ogni caso, che si trattasse di un paesaggio un po’ gotico e desolante.

Ade, Tartaro, Campi Elisi corrispondono alla nostra tripartizione dell'aldilà in Inferno, Purgatorio, Paradiso? Cosa rappresentavano questi tre luoghi per gli antichi Greci?
Non esiste alcuna corrispondenza fra il paesaggio oltremondano degli antichi e la partizione di dantesca memoria. Come si diceva, solo in pochi casi, per esempio in Virgilio, intuiamo la possibilità che i morti non precipitassero in un vuoto senza senso, ma venissero collocati in uno spazio corrispondente a quel che sono stati in vita. Gli Inferi corrispondono all’Ade, che porta il nome del dio dei morti. Il Tartaro, invece, è uno spazio oscuro e infuocato, collocato nel centro della terra, dove vanno a finire per esempio i Titani, sconfitti nella grande battaglia contro le divinità dell’Olimpo, guidate da Zeus. Nel Tartaro precipitano anche tutti i fiumi infernali e le anime di chi, almeno secondo Platone, si è macchiato di colpe imperdonabili. I Campi Elisi o le Isole dei Beati sono invece il premio concesso ai valorosi. La sensazione è che gli antichi non sapessero bene chi, fra gli eroi, potesse avere il privilegio di finire, dopo la morte, in uno spazio alternativo all’Ade. Omero, per esempio, ci dice che Menelao era approdato alle Isole dei Beati, semplicemente grazie al fatto di aver sposato Elena, figlia di Zeus.
Nel testo si trovano brani tratti dal Fedone, dal Gorgia e dalla Repubblica di Platone e il celebre Somnium Scipionis presente nel De re publica di Cicerone. Che immagine ci fornisce la filosofia antica dell'Aldilà?
Così come accade per i testi poetici, anche quelli filosofici non offrono un unico affresco dell’Aldilà. Persino all’interno dei dialoghi platonici, l’universo oltremondano sembra un prisma colorato, una superficie lucente e marezzata. Il tratto comune di tutte queste descrizioni è la speranza: la speranza di poter conquistare un posto in cielo, come dice Cicerone, per aver ben amministrato lo stato; la speranza di reincarnarsi in una nuova vita, forse migliore, dopo aver pagato il fio delle colpe commesse, per Platone.

Il 7 novembre è uscito nelle librerie In viaggio con gli dei (Raffaello Cortina Editore), libro scritto insieme al prof. Giulio Guidorizzi. Come e quando è nata l'idea di scrivere una guida mitologica della Grecia?
Questo libro è la storia di una passione: per la Grecia e i suoi miti. La storia di un innamoramento: dei due autori certamente, ma, speriamo, anche dei tanti viaggiatori che anno dopo anno visitano la Grecia in cerca degli antichi, ma anche un po’ di loro stessi.

Com'è strutturato il libro? Qual è la peculiarità di questa guida?
Il libro è una sorta di itinerario dell’anima della Grecia continentale, con l’aggiunta di Creta, che per gli antichi era la terra dove tutto è iniziato. Abbiamo scelto i luoghi dove sostare sulla base del gusto personale, ma, naturalmente, non mancano tutte le mete che ci sono familiari e che costituiscono le destinazioni obbligate di un viaggio in Grecia.
È un libro da mettere in tasca e tirar fuori sotto un platano o davanti a un caffè, in qualche piazza greca. Si può anche iniziare a viaggiare dalla poltrona di casa e lo si fa attraverso i miti degli antichi. L’idea è un po’ magica: è la speranza, in fondo, di far parlare nuovamente le pietre e permettere loro di raccontare le storie eterne che custodiscono. Perciò si potrebbe dire che questo libro è una guida della Grecia, ma è anche un libro di mitologia.

I miti greci hanno ancora oggi un fascino senza pari. Cos'è che li rende immortali? Come è possibile che, a distanza di millenni, il loro linguaggio riesca ancora oggi a comunicare verità appropriate alla nostra epoca?
È l’eternità del mito: quella capacità di riportarci sotto le mura di Troia, mentre infuria la battaglia, ma anche di farci sentire una sorta di comunanza, di philia direbbero i Greci, con quel mondo che ormai è scomparso. Il mito è l’unica forma di narrazione che non invecchia mai, che non ci sembra mai polverosa, mai trapassata. Miracolosamente, parla sempre di noi.

Quale messaggio si augura possa arrivare a tutti coloro che avranno il piacere di dedicarsi alla lettura di questo libro?
La nostra speranza è che il lettore possa ritrovare la sensazione che già era degli antichi: non c’è alcun bisogno di una mappa o di un navigatore per viaggiare in Grecia. È impossibile perdersi, in verità, perché, proprio quando sembra che ci siamo smarriti in un sentiero di montagna o fra le rovine, ecco: quello è il momento esatto in cui ci siamo ritrovati. Al lettore chiediamo anche di abbandonarsi un po’, di lasciare che i sensi stiano tutti in allerta per percepire il passaggio invisibile di un dio.
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