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Tradizioni secolari dei paesi d’Abruzzo. Luca Lucci testimonial di antichi sapori e ottima cucina

giovedì, 19 dicembre 2019 18:17

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Mafalda Bruno
Capita spesso, tornando nei luoghi da cui si proviene, sentire questo o quel profumo, quel sapore, quell’aroma di cose buone che i nostri antenati preparavano nelle loro case, con quello che avevano a disposizione che a quei tempi, diciamo la verità, tempi non era poi molto. Sapori e aromi che hanno accompagnato la nostra infanzia e adolescenza e che non dimentichiamo neanche da adulti.
Eppure, nonostante la carenza di materie prime ricercate, di lusso come dicevano i nostri nonni e genitori, quelle ricette si sono tramandate esattamente così come venivano approntate lustri fa, e guai ad omettere anche un solo ingrediente che ne può alterare il sapore originale.
Quando si prepara una ricetta abruzzese, chi è del luogo, si trasforma in una specie di cane da tartufo che annusa e riannusa la pietanza, e solo dopo un’attenta analisi valuta se quel sugo o quel timballo o quel dolce sono stati fatti a regola d’arte o ne sono semplicemente una vaga e scadente imitazione: in questo gli abruzzesi sono di un rigore da giudici implacabili che perfino Carlo Cracco potrebbe impallidire!!
Luca Lucci è indubbiamente uno dei maggiori fautori e promotori della tradizione culinaria specifica della zona del Gran Sasso. Il suo libro Antica Cucina del Gran Sasso raccoglie una quantità di ricette (170 per la precisione) che lui stesso ha gelosamente conservato e collezionato, con un impegno durato circa 20 anni, attingendo direttamente dai racconti delle persone anziane che queste prelibatezze amavano preparare con dedizione e sapienza.
Lo Chef di Isola del Gran Sasso, nelle sue ricette, ci tramanda tutto il sapore della nostra terra, teramana e aquilana, le usanze alimentari di certi periodi di festa ma anche pasti quotidiani, dando ampio risalto agli ingredienti tipici e unici dei nostri luoghi come lo zafferano, il pecorino, la patata turchesa e tanti altri prodotti DOC.
Lo Chef Luca Lucci, con il suo libro, rappresenta quindi un caposaldo essenziale per chi a certi sapori e certi aromi non intende rinunciare anche se si trova in luoghi diversi da quelli di origine; di più, questa è un’occasione ulteriore per far conoscere, anche fuori dall’Abruzzo, le nostre tradizioni, i nostri “tesori culinari”, la nostra antica arte di impastare, di attendere i tempi giusti per la lievitazione e preparazione di un dolce o di una focaccia, senza trascurare neanche il minimo ingrediente necessario che, a prima valutazione, può anche sembrare superfluo (vabbo’ gn fa nind… fa, fa… avoje se fa…) ma che, unito all’insieme, riproduce il vero sapore di questa o quella ricetta, inconfondibile, che i nostri antenati preparavano con antica passione e maestrìa.
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