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Mamma Margherita: la mia Nadia, la forza dell'amore

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lunedì, 04 gennaio 2021 17:57

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Nadia Toffa con la sua mamma
Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
Rarità di purezza;
distillato di acqua cristallina;
legge l'anima del creato;
mi hai messo al mondo e mi hai istantaneamente amato.
Occhi negli occhi erano solo una promessa di amore eterno.
Un solo sguardo è bastato.
Da allora mi hai amato.
Io sarò con te eternamente .
La terra non potrà dividerci per niente.
Siamo la stessa mente.

(Mamma- Nadia Toffa)
Non penso che esista un legame più puro e vero di quello che unisce madre e figlia, un amore eterno che va oltre la morte. Lo sapeva bene l'indimenticata Nadia Toffa, inviata del programma televisivo Le Iene, che con sua madre Margherita Rebuffoni viveva in simbiosi e negli ultimi mesi di vita si preoccupava solo e unicamente del dolore infinito e ingiusto che la sua morte avrebbe procurato all'amata mamma. Questa poesia scritta per sua madre - che troviamo all'inizio del libro Ti aspetterò tutta la vita - trasmette tutta la tenerezza del rapporto tra la giornalista bresciana e colei che le ha dato la vita, la donna dalle cui braccia si è lasciata coccolare e accudire fino all'ultimo, perché una figlia si affida, una mamma protegge, come ricorda sempre mamma Margherita.
Di Nadia ricordiamo tutti la tenacia, la passione per il suo lavoro, la voglia di lottare per un mondo più giusto, che emergevano in tutte le sue inchieste, alcune particolarmente scomode, come quella sull’Ilva di Taranto, quella sulla Terra dei Fuochi, o ancora l'inchiesta su un giro di prostituzione minorile a Bari. Nadia non riusciva a restare indifferente davanti alle ingiustizie, era empatica, subito si immedesimava nel dolore della gente e cercava di sfruttare il suo "potere" per migliorare la condizione di chi soffriva a causa dei soprusi altrui. Attraverso una raccolta fondi che lei promosse in diretta televisiva, vennero raccolti 550mila euro destinati all'apertura di un reparto di Oncoematologia pediatrica all'ospedale SS. Annunziata di Taranto. Questo consentì ai bambini di Taranto malati di tumore di potersi curare nella loro città, senza dover raggiungere Bari. Oggi quel reparto è intitolato proprio a lei.
Di Nadia ricordiamo tutti la forza ammirevole con cui ha combattuto contro il tumore che l'ha uccisa la mattina del 13 agosto 2019. Nessuno dimenticherà mai il suo sorriso, l'invito a vivere intensamente ogni giorno che ci è concesso, perché non conta quanto vivi, ma come vivi, la voglia di condividere pubblicamente la sua battaglia per dare forza a chi si trovava nelle sue stesse condizioni.
Nessuno, però, può raccontarci meglio Nadia di sua madre Margherita Rebuffoni, un'elegante e raffinata signora che ha concesso a FtNews una lunga e bella intervista. Con la dolcezza che la contraddistingue mamma Margherita ci ha schiuso le porte del suo cuore, ricordando la simpatia e la tenerezza di Nadia da bambina, ma anche la sua travolgente vivacità. Ha ripercorso per noi gli ultimi mesi di vita della figlia, parlando anche della missione che Nadia le ha affidato: infondere coraggio a chi ha bisogno di aiuto, difendere i deboli e pubblicare i suoi scritti per poter aiutare gli altri a vivere serenamente la malattia. Alcuni di questi scritti sono confluiti nei libri Non fate i bravi e Ti aspetterò tutta la vita, pubblicati dall'editore Chiarelettere. Nei due libri sono raccolti poesie, pensieri e riflessioni che Nadia scriveva di notte e che Margherita ha trovato sul pc della figlia. Ex maestra originaria della Val Camonica, mamma Margherita ha raccontato con grande tenerezza di come Nadia l'abbia lentamente preparata alla sua assenza, ricordandole di amare la vita sempre e comunque. Si è soffermata sulla Fondazione Nadia Toffa, istituita in onore della figlia qualche mese dopo la sua scomparsa, che oggi promuove la raccolta di fondi da destinare alla ricerca per la cura del cancro e di altre malattie. Il volto di mamma Margherita si illumina di gioia quando parla della nipotina Alba Nadia, nata lo scorso 12 marzo, che ora assorbe tutte le sue energie e che considera un dono di Nadia.
Nadia Toffa ha subito cinque interventi chirurgici, si sottoponeva a devastanti sedute di chemioterapia, era consapevole della gravità della sua malattia, sapeva di dover morire presto: eppure, nonostante tutto, non ha mai smesso di gridare al mondo la bellezza della vita, il bene più prezioso che abbiamo, un dono unico da onorare e custodire con cura fino all'ultimo respiro. Fino all'ultimo Nadia ha sorriso alla vita, trasformando con facilità una tragedia in fiaba perché se leggi attentamente le cicatrici, troverai storie pazzesche da raccontare.

Margherita, di Nadia conosciamo la tenacia, la determinazione nel condurre inchieste anche molto dure, la voglia di vivere e urlare al mondo la bellezza della vita, pur sapendo di avere il destino segnato. Da bambina com'era?
Era meravigliosa, spericolata, vivacissima, si divertiva da morire, stava sempre in movimento, però mi fidavo tanto di lei. Aveva uno spirito indipendente già da piccolina. Era un peperino dolcissimo, una splendida bambina, tanto simpatica. Frequentava le Canossiane, che ogni anno portavano tutti i bambini in settimana bianca. Penso che i suoi insegnanti siano tornati con i capelli bianchi! Era anche dolcissima, si faceva coccolare. Era curiosa e molto meditativa sin da bambina: una volta mi chiese cosa ci fosse al di là delle stelle. A volte aveva delle uscite che lasciavano tutti a bocca aperta. La sorella Mara, che ha nove anni più di Nadia, le ha insegnato a cinque anni a leggere il greco. Lei in prima elementare leggeva il greco, ma non conosceva l'italiano. Mara le raccontava le storie degli eroi greci; Nadia ne era affascinata e ammirava tanto questa sorella maggiore.
Nadia e la sua cagnolina Totò
Come è nato l'interesse per la trasmissione Le Iene e per il giornalismo d'inchiesta? Qual era il sogno di Nadia?
Sempre grazie a Mara, che guardava il programma. Così iniziò a guardarlo anche lei, che da allora ha desiderato dedicarsi al giornalismo d'inchiesta. L'affascinava il fatto che molte ingiustizie potessero essere risolte grazie a loro. Ha tentato ed è riuscita, facendo la gavetta vera, studiando sodo. Aveva imparato a fare tutto. Era seria e tanto pignola e credeva in quello che faceva: il suo entusiasmo, l'amore che metteva nel suo lavoro arrivavano alla gente, che l'ha sempre ripagata con grande affetto.

Negli ultimi tempi in tv ballava, cantava, era sempre sorridente e grintosa, nonostante le continue sedute di chemioterapia. Sembrava impossibile fosse gravemente malata. Voi due siete state sempre insieme negli ultimi tempi. Come ha trascorso gli ultimi mesi della sua vita?
Nadia conosceva la gravità del suo male, ma era pronta a conviverci. Ha lottato con grande coraggio. Di giorno dipingeva, era piena di energia; si era creata un giardino d'inverno a casa, era sempre piena di idee, era bello vivere con lei. Mi chiedeva di non lasciarla mai: "o ce ne andiamo insieme o voglio morire prima di te". E io non l'ho mai lasciata, nemmeno per andare a fare la spesa, sono stata con lei tutti i giorni. Ha sorriso fino all'ultimo giorno. Chiedeva a Dio di lasciarla in vita solo se riteneva che avesse ancora qualcosa da fare e da dare, altrimenti era pronta ad andarsene, anche se era dispiaciuta di lasciarmi. Diceva sempre che i figli che perdono i genitori sono orfani, ma un genitore che perde un figlio è una persona mutilata. Era preoccupata per me e mi ha preparato al dopo senza di lei: mi ha portato a capire che piano piano se ne stava andando e mi avrebbe lasciato bei ricordi. Oggi dico che mi ha insegnato a vivere. A volte, rimproverandomi, mi diceva: "Tu sei per tutti gli altri, ma non esisti, tu devi esistere, mamma!".

Con l'amore che solo una mamma sa dare l'hai accompagnata fino all'ultimo istante, quando hai capito che se ne stava andando. Cosa ricordi di quei momenti?
L'ultimo giorno l'ho vista cambiata, era pallida e soporosa, allora mi sono messa a letto con lei, l'accarezzavo. A un certo punto ho trovato il coraggio di lasciarla andare e le ho detto: "vola, amore mio". Non so come sia riuscita a farlo e chi mi abbia aiutato, ma sentivo che lei aveva bisogno di quelle parole.

Hai raccontato che nel corso degli ultimi mesi Nadia scriveva poesie, pensieri e frasi. Nel suo pc hai trovato una mole imponente di materiale. Alcuni pensieri sono confluiti nei libri Non fate i bravi e Ti aspetterò tutta la vita, pubblicati dall'editore Chiarelettere. Quando scriveva?
Dormivo con Nadia. A volte, nel corso della notte, mi svegliavo e la vedevo con il cellulare in mano, tutta intenta a scrivere. Scriveva anche per due-tre ore: non voleva perdere tempo, perché temeva che al mattino avrebbe potuto dimenticare. La mattina mi leggeva tutti i pensieri che scriveva la notte. Mi disse di consegnarli a Lorenzo Fazio, direttore editoriale di Chiarelettere, il suo più caro amico, che avrebbe poi provveduto alla pubblicazione. Ha scritto tante frasi belle e profonde, circa 450 pensieri, alcuni dei quali sono raccolti in questi due libri. Lei aveva già firmato il contratto con Chiarelettere, io ho solamente consegnato i testi. Lorenzo ha provveduto a selezionarli e ha pensato al titolo. "Guai a te se mi fai correggere qualcosa! Quello che ho scritto è e deve restare così!". E così è stato: non ho fatto correggere nulla, ci sono alcuni errori e sono rimasti.
Tutto ciò che verrà raccolto dalla vendita dei libri "Non fate i bravi" e "Ti aspetterò tutta la vita" andrà alla Fondazione Nadia Toffa. Lo scorso anno, prima dello scoppio della pandemia, sono riuscita a partecipare a qualche presentazione del libro in presenza. Adesso abbiamo in programma pochissimi eventi, perché con il Covid si può fare poco e nulla, per cui l'ultimo libro sono riuscita a presentarlo solo in alcune TV.

Il 12 marzo 2020 il sole è tornato a splendere nella tua vita con la nascita di Alba Nadia, figlia di tua figlia Silvia. Hai detto che è l'ultimo dono che Nadia ha voluto fare a tutti voi...
Alba è stata un regalo di Nadia. Alba è la mia gioia più grande, ha portato di nuovo la luce nella mia vita. Mi fa gli scherzi; è simpatica, giocherellona, è uno spasso. A volte prende i libri piccolini, quelli che può sfogliare, li apre e con il dito segna e conta le righe; legge anche alla svelta. Nadia sapeva che la sorella Silvia da tempo cercava una bimba. Nel corso degli ultimi mesi Nadia faceva arrivare da Amazon moltissimi giocattoli: la macchina della Barbie, la coccinella, giochi per bambini piccoli, costruzioni, attrezzi per fare i puzzle. Chissà cosa le diceva l'inconscio! Tutte queste cose erano per Alba. Ricordo che negli ultimi tempi diceva a Silvia: "ti prego, chiamami tutte le volte che hai bisogno, per qualsiasi cosa, chiamami".

Margherita, dove trovi la forza e la voglia di aiutare gli altri?
È la mia Nadia a darmi la forza di andare avanti. Mi capita spesso di mettermi le sue foto e il suo libro sul cuore e parlarle. A volte è doloroso il pensiero di quello che ha patito fisicamente e psicologicamente. Ha subito cinque operazioni, tantissime, ma tutto passava: lei riprendeva a sorridere, mi preparava al dopo, a quello che sarebbe avvenuto, mi ringraziava per esserci sempre. Eravamo in simbiosi. Quando mi vedeva triste, mi rimproverava: "Smettila mamma, perché la iena sono io! So cosa stai meditando". Avrei voluto coccolarla di più e baciarla di più, ma con lei non potevo esagerare. Quando mi alzo la mattina, la prima persona che saluto è lei, bacio la sua foto e le chiedo consigli. Se devo rilasciare qualche intervista, chiedo sempre un parere a lei.

Il libro "Ti aspetterò tutta la vita" è dedicato all'amore. Nadia è sempre stata una persona molto riservata; delle sue storie d'amore non si sa quasi nulla. Una volta, però, pubblicò su Facebook un post in cui accusava il suo ragazzo di non averla mai accompagnata a fare una sola seduta di chemioterapia. Perché scrisse quel post?
Quanto al destinatario del post che lei scrisse su Facebook qualche mese prima di morire, era un bravissimo ragazzo che ogni volta che si trovava a Milano l'accompagnava a fare la chemio e l'attendeva con champagne e pizza. Conobbe questo ragazzo sei mesi prima di ammalarsi. Veniva sempre a trovarla, la riempiva di regali, era una persona amabilissima. Scrisse quel post su Facebook perché sentiva che le forze venivano meno; aveva iniziato ad essere più soporosa e non voleva che lui capisse che se ne stava andando, voleva che fosse lui ad allontanarsi spontaneamente. A volte l'accompagnavano anche gli amici e il suo ex fidanzato. Quanto, invece, al libro "Ti aspetterò tutta la vita", si parla di amore in tutti i sensi: amore per i bambini, per la natura, per la vita. Parla anche delle sue storie e, quando lo fa, molti ex vengono rimproverati, anche se non si fanno nomi. La prima poesia che si trova nel libro è dedicata a me, l'ha inserita Lorenzo Fazio senza dirmelo. È intitolata "Mamma". L'aveva scritta lei stessa sul mio cellulare, ma io non l'avevo mai vista; chissà quando l'avrà fatto!
Nadia da piccolina
In suo onore avete costituito la Fondazione Nadia Toffa. Quali sono gli obiettivi e le finalità della Fondazione?
L'obiettivo della Fondazione è quello di dare un aiuto concreto ai soggetti che operano per migliorare la salute e la vita delle persone più deboli e indifese, perseguendo i valori di solidarietà e ricerca della verità di cui Nadia è stata simbolo e per i quali si è sempre battuta con estrema tenacia. La Fondazione promuove la raccolta di fondi da destinare alla ricerca per la cura del cancro e altre malattie, fornisce sostegno a persone bisognose, promuove progetti di sostentamento e di sviluppo in zone svantaggiate, principalmente del territorio italiano. La raccolta fondi è promossa attraverso l’organizzazione di eventi, spettacoli, pubblicazioni di libri e video, produzione di materiale audio. Le realtà alle quali devolveremo i fondi raccolti sono l'Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, dove Nadia è stata in cura, il Reparto di Oncoematologia Pediatrica del SS. Annunziata di Taranto, che Nadia ha contribuito a far nascere promuovendo una raccolta fondi e che lo scorso anno è stato dedicato proprio a lei, e Don Patriciello.
Io sono la presidente dell'Associazione, le mie figlie Mara e Silvia e mio marito Maurizio sono i vicepresidenti. Don Maurizio Patriciello e una commercialista di Brescia sono i revisori dei conti. Abbiamo cercato un'associazione per la creazione del sito affinché tutti potessero donare e acquistare la maglietta e un quadro di Nadia. Ne abbiamo vendute più di 2000.

Nadia amava la Puglia, in particolare la città di Taranto, di cui era cittadina onoraria. Come nacque l'idea di organizzare una raccolta fondi per istituire il Reparto di Oncoematologia pediatrica all'Ospedale SS. Annunziata di Taranto?
Il legame tra Nadia e la Puglia ha origini antiche: quando le bambine erano piccole, venivamo sempre in vacanza in Puglia. La prima volta che la portai qui aveva un anno. Con Taranto, poi, aveva un legame davvero speciale, nato quando fece un'inchiesta sull'inquinamento dell'Ilva. Lì ha potuto toccare con mano il dramma della gente, ha incontrato tanti bambini malati di tumore, ha raccolto le testimonianze di chi aveva perso una persona cara. Nel corso della diretta tv, Nadia indossò la maglietta "Ie Jesche pacce per te!" ('sono pazzo di te"), che venne messa all'asta. Sostenne, quindi, diventandone madrina, la raccolta fondi organizzata dagli Amici del Mini Bar del quartiere Tamburi, promossa dal titolare Ignazio d'Andria, dal cui ricavato - 550mila euro, arrivati da tutta Italia - vennero realizzati dei bandi di concorso per selezionare pediatri specializzati in oncologia che potessero dedicarsi ai bambini oncologici di Taranto. Prima, infatti, per poter ricevere le cure, questi bambini erano costretti a fare lunghi viaggi della speranza fino a Bari insieme ai loro genitori. L'iniziativa di "Tutti gli Amici del Mini Bar" è stata sostenuta e finanziata anche dall'Associazione "Arcobaleno nel Cuore". Oggi il reparto di oncologia pediatrica dell'ospedale di Taranto è una realtà e lo scorso anno è stato intitolato a lei, grazie alla raccolta firme promossa da Alessandra Marotta e Monica Morini. Mio marito ed io abbiamo partecipato alla cerimonia d'inaugurazione insieme al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.

In Puglia Nadia aveva fatto un'altra inchiesta molto dura da cui dovrebbe nascere un libro. Di cosa si tratta?
C'è un libro che Nadia mi aveva pregato di pubblicare. Parla di sesso ed è il frutto di un'inchiesta tosta sulla prostituzione di bambini a Bari. Tornò a casa distrutta da quel servizio. Non abbiamo voluto pubblicare subito il libro per non sfruttare la morte di Nadia. Adesso lo stiamo arricchendo: già lei aveva intervistato un sacco di ragazzini, io andrò da altri. "Mamma, non servirà ai ragazzini, ma ai loro genitori sì, e farai davvero del bene se lo pubblicherai", mi diceva
.
Come vuoi che venga ricordata Nadia e quale messaggio ti auguri possa arrivare a tutti coloro che avranno il piacere di leggere i suoi scritti?
Voglio che di Nadia la gente ricordi quello che ha fatto di bello. Ha fatto tanto inchieste, alcune molto dolorose. A volte neppure mangiava per seguire le sue inchieste. Lei ha dato la vita per i più fragili. Quando non poteva più muoversi, voleva diventare potente sui social per aiutare gli altri: "vorrei avere tanto potere per fare qualcosa per gli altri".
Mi auguro che la lettura dei suoi pensieri e delle sue poesie aiuti ad affrontare con più serenità la malattia. Lei diceva che anche nella malattia si viene sempre aiutati. Spero che i suoi libri contribuiscano ad infondere speranza e a donare qualche momento di gioia e spensieratezza. Lei voleva dare un momento di serenità anche a chi sta intorno alle persone malate. Ha sempre agito con grande fede. La zia Marilena, mia sorella, morta a vent'anni per un tumore quando Nadia non era ancora nata, era il suo angelo custode.

A proposito della sua fede, Nadia aveva un rapporto speciale con Don Maurizio Patriciello, che era diventato il suo padre spirituale. È stata lei a chiedergli di celebrare il suo funerale?
Sì, gliel'ha chiesto lei. Giornalmente chattava con Don Patriciello, parroco di Caivano e simbolo della lotta alla Terra dei Fuochi. Lui le inviava i video per documentare la situazione di quelle terre violentate dall'inquinamento e lei li girava al sindaco di Napoli De Magistris. Mi diceva di aiutare assolutamente Don Patriciello, perché spesso si trova da solo a combattere una situazione diventata insostenibile. Aveva conosciuto molte persone che a causa dell'inquinamento si erano ammalate di tumore, soprattutto bambini: quell'esperienza la toccò profondamente.

Margherita, cosa ti auguri per questo 2021?
Mi auguro che il Covid se ne vada, che ci vogliamo tutti più bene e che le persone cattive facciano un esame di coscienza. Mi auguro che venga scoperto qualcosa perché il cancro diventi sempre più curabile; soprattutto mi auguro che la ricerca possa fare qualcosa per il cancro che ha colpito la mia Nadia, di cui si sa poco e niente. Spero che lei possa darsi da fare lassù. Inoltre, chiedo per me e per mio marito che il Signore ci conceda ancora un po' di tempo, perché voglio godermi la mia nipotina Alba Nadia, la mia gioia infinita che vorrei crescere come ho fatto con Alice e Pietro, gli altri miei due nipoti, figli di Mara.
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