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Homunculus

sabato, 28 marzo 2015 19:45

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Cristina Roselli
Da appassionata di fumetti e di manga in particolare, uno dei generi che più apprezzo di tale categoria è il seinen (che negli ultimi anni sta riscuotendo un enorme successo) in quanto vengono generalmente raccolti sotto tale egida tutti quei racconti che hanno uno sfondo psicologico marcato e trattano di tematiche adulte ed articolate, tralasciando quindi i reami di magia e robotica tanto cari alla fumettistica orientale nonché prediligendo un aspetto grafico decisamente realistico, quasi al limite dell'ossessivo per quanto riguarda i dettagli.
Partendo da tale inciso, non potevo esimermi da affrontare tale opera di Hideo Yamamoto, già autore dell'ottimo Ichi the Killer.
Homunculus è un manga complesso, artistico, a tratti grottesco a tratti sublime; l'autore con capacità assolutamente magistrale, riesce a delineare una storia simbolica ed eterogenea, un vero e proprio tentativo d'indagine nella voragine abissale dell'animo umano, riuscendovi senza il minimo intoppo, ottenendo nel frattempo la totale attenzione del lettore, rapito dal vortice psichedelico di ogni nuova inquadratura.
Protagonista è il senzatetto Susumu Nakoshi, ex assicuratore di successo che ha abbandonato una vita apparentemente soddisfacente per ritrovare il suo vero io decidendo quindi di vivere in povertà, con l'unico rifugio della sua piccola automobile.
Viene ben presto avvicinato da uno strano figuro che risponde al nome di Manabu Ito, annoiato studente di medicina in cerca di stimoli forti, il quale propone al nostro protagonista di sottoporsi ad un esperimento scientifico per una considerevole somma di denaro.

Susumu accetta e scoprirà ben presto che tale esperimento consiste nella trapanazione di pochi centimetri del cranio, operazione che a detta di Manabu permetterebbe al paziente di ottenere un sesto senso: il famoso terzo occhio.
Questo è proprio ciò che accade ad intervento concluso: Susumu, utilizzando solo l'occhio sinistro, riesce a percepire chiaramente gli homuncoli cioè rappresentazioni fisiche dell'inconscio delle persone, il loro lato oscuro nato da ansie, paure e fobie.
In un crescendo di follia allegoricamente maniacale, Susumu riuscirà a dare una spiegazione a tali visioni, ritrovando nel frattempo una parte di sé stesso che credeva perduta.
Opera consigliatissima a chi ama i thriller psicologici ed atipici tenendo ben presente che un'esplicita delucidazione sull'origine di tali rappresentazioni simboliche non viene fornita dall'autore ma ricade decisamente sull'interpretazione del lettore il quale, in tal maniera, potrà anche affrontare non solo gli homuncoli di Susumu ma anche i propri.
Un ringraziamento particolare va a Lucia Cupido la quale, conoscendo la mia propensione verso le storie che ad alto tasso adrenalinico, ha saputo raccomandare la lettura di quest'ottima opera.
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