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ANDREA PAZIENZA

sabato, 11 aprile 2015 22:03

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Cristina Roselli
Quando si parla di genialità nel mondo del fumetto, Andrea Pazienza è uno dei più fulgidi esempi.
Nato a San Benedetto del Tronto (AP) nel 1956, fin dalla più tenera età manifesta una spiccata propensione per il disegno e l’illustrazione; assecondato ed incoraggiato dai genitori, Pazienza prosegue sulla strada dell’arte fino ad approdare al liceo artistico di Pescara ed infine al Dams di Bologna.
Dotato di un talento straordinario e fuori dal comune, l’autore mostra un forte interesse per il mondo del fumetto e nel frattempo sperimenta tecniche differenti e strumenti da lavoro diversi (una sua predilezione va per il pennarello che, per quanto semplice, in mano sua si trasforma in pennello e pittura).
Durante il periodo universitario, Pazienza vive i movimenti studenteschi e politici degli anni Settanta riportando poi impressioni ed elaborazioni in quella che diverrà la sua prima produzione fumettistica: Le straordinarie avventure di Penthotal.
Fin dalle prime pagine Pazienza sfida le convenzioni del fumetto classico, abbandonando la narrazione lineare formata da riquadri e ballon ed accogliendo invece una disposizione artistica e complessa, dai contorni onirici e spesso confusionari.
Conclusa l’esperienza delle riviste Cannibale e Il Male, Pazienza fonda assieme ad alcuni colleghi Frigidaire (1980) sulle cui pagine verrà presentato il suo personaggio più famoso: Zanardi.
Massimo Zanardi è un connubio di cattive intenzioni e di disillusione, modellato sulla generazione degli anni Settanta stretta tra moti rivoluzionari e profonda apatia.
Insieme ai compagni (Colasanti e Petrilli), Zanardi, liceale di 21 anni, cerca di combattere la noia costante che sembra essere protagonista anch'essa di ogni episodio, con cattiverie, violenze ed angherie di ogni genere.
Pazienza ha quindi creato un personaggio scomodo e antipatico ma senza peli sulla lingua che ancora oggi raccoglie frotte di appassionati proprio grazie al suo totale disincanto verso l'esistenza stessa.
Opera più matura, sia per tematiche che per potenza d'immagini, è Pompeo che racconta in modo molto autobiografico (come del resto tutti i personaggi del Pazienza) la discesa del protagonista nel mondo delle droghe e lo sconvolgimento fisico, psicologico ed emotivo che da questo consegue.
Lavoro incompiuto ma decisamente interessante e provocatorio come solo Andrea Pazienza sapeva essere è Storia di Astarte, opera di genere epico ed avventuroso...con protagonista un cane.
La brillante parabola ascendente dell'autore si conclude troppo presto a causa della sua morte per overdose a soli 32 anni, lasciando in eredità un patrimonio artistico e culturale decisamente immortale.
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