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La Profezia dell'Armadillo

sabato, 18 aprile 2015 14:50

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Cristina Roselli
Nel variegato mondo del fumetto, pianeta a sé che solo negli ultimi anni sta ottenendo il riconoscimento artistico che merita, si ha sempre la sensazione di attendere un nuovo guru, colui che spezzerà convenzioni grafiche e narrative e darà vita ad una nuova stagione dell'arte sequenziale.
Questo è avvenuto con mostri sacri quali Stan Lee, Alan Moore, Andrea Pazienza ed ora è il turno di Michele Rech, meglio conosciuto come Zerocalcare.
L'autore, già conosciuto per il blog nel quale ha iniziato a pubblicare webcomics, ha raggiunto la meritatissima notorietà nel 2011 con la pubblicazione, inizialmente con tiratura limitata di sole 500 copie, della sua prima graphic novel La Profezia dell'Armadillo.
Inevitabile è rimanere affascinati e deliziati dalla linearità e semplicità espositiva che traspira da ogni tavola di questo ragazzo romano che riesce ad infondere ogni vignetta di un estremo realismo, impresa ancora più apprezzabile se si considera che molti personaggi hanno le fattezze di animali caricaturali (si pensi alla madre del protagonista rappresentata con le sembianze del personaggio Lady Cocca nel disneyano Robin Hood).
Al centro della narrazione c'è proprio lui, l'Armadillo del titolo, rappresentazione fisica della coscienza e delle angosce del protagonista che ci racconta la sua evoluzione interiore ed intima con piccoli racconti inanellati gli uni negli altri, piccoli affreschi nello sfondo di Roma malinconica e quasi familiare, molto lontana dalla capitale violenta o mitizzata in lustri di gloria antica come spesso viene rappresentata.
Il protagonista di questa sorprendete opera di formazione è lo stesso Zerocalcare che trasmette sulla pagina l'ansia esistenziale della generazione del duemila, persa in balia della disoccupazione e della voglia di raggiungere nuovi ed inusitati scenari che spesso rimangono solo immaginati.
La morte dell'amica dei tempi scolastici Camille colpisce profondamente il protagonista soprattutto in quanto non è mai riuscito a dichiararle i suoi veri sentimenti, impaurito dal fosco figuro chiamato Il Guardiano del Tempismo il quale a differenza di quanto riteneva il protagonista non scandiva con la sua sveglia il tempo mancante ad un fantomatico momento giusto, bensì il tempo rimanente prima che l'occasione fosse perduta per sempre, allegoria in se stessa del motto latino tempus fugit che pervade l'intera narrazione e spinge il protagonista (ed il lettore per estensione) a riconoscere quanto il trascorrere del tempo possa influenzare le scelte e la vita stessa delle persone, troppo impegnate a guardare al passato o ad un futuro ancora ignoto.
Agrodolce, divertente e tremendamente vero come un pugno allo stomaco, Zerocalcare condisce questa sua opera prima (ed anche le successive come è oramai da suo stile collaudato) di citazioni che spaziano da Star Wars ai cani di Pavlov nonché di riferimenti agli anni Novanta i quali faranno scendere immancabilmente una lacrimuccia di commozione a chi in quel periodo vi è cresciuto.
Opera d'indubbio pregio (come l'ultima fatica dell'autore Dimentica il mio nome), sfogliare La Profezia dell'Armadillo lascerà sicuramente il lettore con la consapevolezza di aver avuto tra le mani qualcosa di prezioso e sarà spinto ad una rilettura compulsiva, giacché abbandonarne i personaggi sembrerà impensabile.
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