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THE MANHATTAN PROJECTS

sabato, 13 giugno 2015 15:14

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Cristina Roselli
Chiunque sia appassionato di fumetti in tutte le loro forme, prima o poi si sarà imbattuto nell'arte visionaria di Jonathan Hickman, noto sopratutto per Red Wing ed in maniera minore per Pax Romana.
Questo nuovo progetto di un autore così eccentrico al limite del parossismo mentale e narrativo ci trasporta negli anni Quaranta, in piena Seconda Guerra Mondiale, quando Franklin Delano Roosevelt affida ad un gruppo di scienziati di fama internazionale il compito di produrre il primo ordigno atomico della storia.
Da questo punto in poi, il genio pazzoide e briccone di Hickman si da alla pazza gioia trasportando il lettore in una corsa sulle montagne russe fatta di alieni, portali dimensionali e cani parlanti.
Il Progetto Manhattan è, difatti, solo uno dei tanti obiettivi che devono raggiungere i protagonisti (tra i quali spiccano uno schizofrenico Oppenheimer e un Einstein doppiogiochista) anzi, il più banale, risolto nel giro di un centinaio di pagine.
Il reale scopo è quello di scoprire mondi paralleli ed alieni, possibilmente sottometterne le popolazioni al fine di dominarne la tecnologia nonché sviluppare un'Intelligenza Artificiale che riesca a coadiuvare i protagonisti nei loro sogni di gloria (la quale avrà poi il volto del defunto Roosevelt).
L'elemento più interessante dell'intera opera rimane comunque la caratterizzazione minuziosa dei vari personaggi, de costituiti dalla propria armatura di geni della storia per essere trasformati in eccentrici conquistadores delle stelle e in alieni dalle sembianze che ricordano molto lo Spock di Star Trek.
Quello che più salta all'occhio del lettore, oltre ad un aspetto grafico di sicuro pregio seppur in alcuni casi eccessivamente caricaturale ( probabilmente voluto dal disegnatore Nick Pitarra), è la linearità di questa ucronia allucinata, partorita da una delle maggiori menti nel campo fumettistico degli ultimi anni che sa giocare sapientemente con eventi storici realmente accaduti, piegandoli al proprio volere visionario e stravolgendo il significato di eventi realmente accaduti, donando loro un nuovo punto di vista del tutto fuori dagli schemi.
Anche se la narrazione si svolge a contatto con mondi paralleli e salti spazio-temporali tali da fare invidia al veterano spaziale Doctor Who, tutto ha una sua logica sebbene assurda e sopra le righe nonché ammantata di critica militare e satira politica, tanto che la celebre frase di Oppenheimer now i become death, destroyer of worlds assume all'interno dei vari albi una dimensione propria, quasi a divenire la nota a margine di tutti gli atti compiuti dai vari personaggi.
Prodotto di sicuro impatto, consigliatissimo per chi mastica pane e fantascienza nonché per gli appassionati di storie folli ma indubbiamente accattivanti.
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