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domenica, 09 agosto 2015 07:40 |
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Cristina Roselli
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Qualunque otaku appassionato dishojo manga, ha sicuramente incontrato durante la propria carriera di appassionato almeno un'opera scritta e disegnata da Yuu Watase, una delle più amate fumettiste giapponesi specializzata nella realizzazione di storie dallo spiccato contenuto sentimentale unito ad ambientazioni fantasy e misteriose.
Sebbene il lavoro più famoso e riuscito sia senza dubbio Fushigi Yûgi (1992-1996) seguito dal prequelFushigi Yûgi-Genbu Gaiden (2003) e, in maniera minore da Ayashi No Ceres (1996-2000), in Alice 19th, opera di solo sette volumi conclusasi nel 2003, l'autrice riesce ad infondere le pagine di tutte le caratteristiche tipiche del suo modo di concepire il genere shojo, toccando alcuni aspetti prettamente classici di questo filone narrativo e dimostrando una crescente maturità grafica assente nelle precedenti opere.
La trama ruota intorno alla giovane Alice Seno che oltre alle frequenti vessazioni dalle compagne di scuola e all'infatuazione per il senpai (termine utilizzato per indicare una persona di età o rango maggiore della propria) Kyo Wakamiya inizialmente non ricambiata, deve confrontarsi con i continui successi della sorella maggiore Mayura Seno, la quale riuscirà anche a conquistare il ragazzo del quale la protagonista si è invaghita.
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Una mattina, durante il tragitto verso il complesso scolastico, Alice intravede un coniglietto bianco spaurito all'altezza di un incrocio stradale e, senza esitazione, si getta in strada per salvarlo; tale paffuta e morbida bestiolina (e il richiamo ad Alice in Wonderland di Lewis Carroll è spiccatamente evidente), rivelerà poco dopo la sua vera natura e le finalità dell' arrivo in Giappone, ricordando da vicino l'incipit di Sailor Moon, altro shojo di enorme successo.
Nyozeka (questo il nome che il coniglietto assume in forma umana), spiega alla confusa protagonista che sia lei stessa che Kyo sono dei leggendari Lotis Masters, capaci di utilizzare particolari parole ad alto carico spirituale al fine di ripulire il cuore di vari individui posseduti da spiriti maligni a causa dei propri lati oscuri.
Successivamente Mayura, dopo un litigio molto acceso con la sorella, cade vittima di uno di questi spiriti (Maram) sprofondando in una profonda oscurità, dando perciò avvio ad una lunga e ricca avventura durante la quale Alice avrà il compito di trovare la propria forza interiore al fine di divenire Lotis Master e rispondere al richiamo della profezia millenaria che la vede protagonista, prendendo così coscienza delle proprie capacità e valore fino a quel momento ignorato.
Immerso negli elementi caratterizzanti del filone shojo, Alice 19th rappresenta un ottimo esempio per chi voglia avvicinarsi al genere ma lo ritenga infantile o delineato in maniera eccessivamente prevedibile,
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seppur esibendo le caratteristiche essenziali di tale categoria quali l'ambientazione scolastica, la giovane età dei protagonisti e l'inevitabile triangolo affettivo nel quale si troveranno invischiati, in realtà mostra un lato umano che difficilmente è riscontrabile in altri filoni narrativi.
Le vicende che i vari personaggi devono affrontare, sono facilmente empatizzabili dal lettore il quale si trova a sostenere lo struggimento della protagonista nell'essere accettata dalla famiglia e dal proprio gruppo sociale nonché i conflitti interiori di Kyo relativi al rapporto con il padre violento; unitamente a tali elementi è poi possibile ritrovare oltre ad un'abbondante mitologia narrativa, anche una corposa vena umoristica, idonea a sostenere l'interesse anche del lettore meno avvezzo alle narrazioni romantiche.
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