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Squadra antimafia 7

venerdì, 18 settembre 2015 07:05

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dal sito: www.video.mediaset.it-
Mikimoz Capuano
Forse due episodi sono pochi per giudicare un’intera stagione, ma anche solo due episodi possono dare una idea generale dell’andazzo.
Squadra Antimafia non delude le attese di chi si aspetta molta azione, sparatorie e tensione.
E riesce a farsi seguire attentamente anche senza la presenza dei protagonisti principali Calcaterra (Marco Bocci) e Rosy Abate (Giulia Michelini), relegati a poche scene per volere degli stessi attori.
Persino l’amato De Silva (Paolo Pierobon), pericoloso antagonista dai disegni imperscrutabili, si vede poco. Eppure la storia funziona.
Due episodi, si diceva. Che sembrano rivelare le due anime che caratterizzano l’intero serial. Quella dura e cupa di derivazione mafia-movie, andata via via scemando dopo le prime due stagioni, e quella più fumettistica (è sempre un termine che non rende giustizia ai fumetti) e americana (è sempre un termine che non rende giustizia all’America).
Quest’ultima anima è quella che ha preso sempre più piede, forse perché maggiormente apprezzata dal pubblico.
Ma se il primo episodio è stato pressoché credibile, già nel secondo lo spettatore ha dovuto mettere in moto quel meccanismo di sospensione dell’incredulità necessario per non sentirsi preso in giro.
In Squadra Antimafia -s'é capito- è facile evadere da qualsiasi autoblindato o da qualsiasi stanza d’ospedale piantonata.
I mafiosi (ricercati) possono andare in giro indisturbati per la città, vivere in belle ville e tentare agguati senza che vengano nemmeno inseguiti.
Una suora di clausura può uscire come vuole dal convento per andare dall’uomo che ama, e ha tutto il tempo di rimettersi pure il piercing all’orecchio.
Una persona in coma da dieci giorni può riprendere la sua normale vita a poche ore dal risveglio.
E, per finire, un poliziotto può comprendere di punto in bianco che uccidere è ingiusto -dopo averne fatti fuori mille- decidendo di lasciare la squadra senza alcun preavviso e senza alcun addio. Ma tant’è.
Il bello di Squadra Antimafia è che riesce a essere sempre avvincente, nonostante tutto: colpi di scena, intrighi, relazioni segrete e un campionario di eroi e antieroi che sparano in ogni posto disponibile. Dalla sua, questa settima stagione ha il pregio di aver introdotto un personaggio che sa essere anche un po’ ironico, ossia il nuovo commissario Davide Tempofosco (Giovanni Scifoni).
La storia regge e ancora non entra nemmeno nel vivo; il ritmo c’è ma forse i fan vorrebbero rivedere in azione Rosy e Calcaterra, che pian piano stanno abbandonando la nave. Ma intanto l’ottavo capitolo è già in cantiere.
Squadra Antimafia, infatti, potrebbe potenzialmente continuare a lungo, se i fan accaniti accetteranno l’addio dei loro beniamini affezionandosi ai nuovi personaggi.
Dopotutto è una serie che diverte, ma che non bisogna guardare da troppo vicino, altrimenti certi incongruenze saltano subito all’occhio.
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