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MAUS

sabato, 03 ottobre 2015 08:03

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Cristina Roselli

Quando si discute di arte sequenziale ed in particolare del genere delle graphic novel che sta accumulando consensi sempre maggiori, il pensiero corre immediatamente a giganti del fumetto quali Alan Moore o Frank Miller autori di peso immenso conosciuti in particolare per le loro collaborazioni con le case editrici Marvel e DC Comics.

Tuttavia, accanto a queste vere e proprie colonne, svetta indiscutibilmente Art Spiegelman, meno conosciuto ma dal peso immenso nello lo sviluppo della letteratura fumettistica, fondatore nel 1980 della rivista Raw sulle cui pagine venne presentato il suo magnifico Maus: A Survivor's Tale, opera di ampio respiro pubblicata poi in due volumi usciti nel 1986 e successivamente nel 1991.

Le storie narrate all'interno di questa graphic novel s'intrecciano e si delineano l'una con l'altra grazie ad una grande capacità evocativa e narrativa, confezionando uno dei prodotti a fumetti migliori degli ultimi decenni.

Maus è incentrato sul racconto autobiografico del padre dell'autore, Vladek Spiegelman, ebreo polacco sopravvissuto ai campi di concentramento, e sul rapporto tra lo stesso autore ed il padre, prostrato sia emotivamente sia psicologicamente dall'Olocausto e dalle perdite subite.
La genialità di questo titolo sta nell'allegoria con cui procede l'intreccio, rappresentando gli ebrei come topi nella trappola del Reich e i tedeschi come gatti senza scrupoli, ricordando molto da vicino l'espediente narrativo utilizzato da George Orwell nel suo celebrato romanzo La Fattoria degli Animali; entrambi difatti riescono a focalizzare visivamente le caratteristiche, intenzioni e personalità dei personaggi che nel corso della narrazione affiancano i protagonisti.

L'intento dell'autore è ovviamente di tipo provocatorio e satirico ma tale ingegnosità narrativa rende il racconto più profondo ed espressivo, per merito senza dubbio anche di un'alta capacità espositiva di Spiegelman.

Il rapporto tra l'autore ed il padre Vladek è conflittuale ed attuale, quasi a voler paragonare la modernità e la spensieratezza degli anni recenti con le difficoltà e orrori del tempo di guerra, incarnando tale dualismo nella ossessività per gli sperperi di ogni genere di Vladek, terrorizzato e traumatizzato dall'estrema povertà in cui è riuscito a sopravvivere per tanti anni.

Eliminando ogni tipo di retorica e narrando i fatti in modo semplice e diretto, come un padre che racconta al figlio la propria giovinezza, Art Spiegelmanè riuscito a creare non solo un prodotto a fumetti di elevato valore umano ma anche un tesoro dell'arte sequenziale (tanto da essere insignito nel 1992 di un Premio Pulitzer proprio per tale opera), rinnovando un genere che è da sempre considerato il fratello minore del romanzo.
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