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Il Sinodo non scende a patti con nessuno

martedì, 06 ottobre 2015 08:04

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Mafalda Bruno

Immediatamente prima e nel pieno del lavori sinodali di questi giorni in Vaticano, il teologo polacco, Monsignor Charamsa, con un tempismo a dir poco sconcertante, ha fatto “outing” affermando di essere gay e di avere un compagno.
In questa affermazione, ma soprattutto per il momento scelto, non è peregrina l’idea che si sia voluto forzare il Sinodo, programmato per parlare di Misericordia, della Famiglia, quella riconosciuta dalla Costituzione e costringerlo ad occuparsi delle questioni omosessuali, più scioccanti e clamorose dal punto di vista mediatico.
Difatti in questi giorni, a Monsignor Charamsa, intervistato da quasi tutti i media, da nessuno è partita la domanda che vorremmo rivolgergli: “scusi, ma perché ha scelto proprio i giorni di Sinodo per rivelare al mondo intero le sue tendenze sessuali?”
Perché è proprio quello che salta all’occhio: che le lobby gay, anche quelle all’interno della Chiesa, abbiano atteso l’appuntamento del Sinodo per venire allo scoperto, sollevando il polverone che è in atto.
E non solo: qui si sta forzando anche il Parlamento perché prenda determinate decisioni, affinchè si approvino decreti e leggi sugli omosessuali.
Che d’accordo, sarà pure un problemone da risolvere, ma francamente ci sembra che come trovare lavoro o come arrivare a fine mese, o le immigrazioni bibliche, o come annientare l’Isis, siano priorità quantomeno diverse.
Premesso quanto sopra, Papa Francesco non è certo il tipo di Pontefice che si fa “costringere” a fare alcunché, nel pieno del rispetto della altrui libertà di pensiero e di scelta in ogni campo, francamente disturba la coscienza e l’intelligenza di ognuno, credo, nel vedersi quasi costretti e “veicolati” a prendere una posizione su un argomento tanto delicato.
Non intendiamo manifestare – sarebbe assurdo e fuori luogo - nessun senso di scandalo o di riprovazione dell’omosessualità, quanto, e questa sì che ci disturba, una quasi “imposizione” nel dover prendere una posizione, pro o contro i gay.
Ma perché? Saranno fatti dei gay o no? E se nei prossimi giorni leggi e/o decisioni verranno adottate, dal Sinodo o dal Governo, ne prenderemo serenamente atto in qualsivoglia modo la si pensi.
Una cosa tuttavia ci sentiamo di doverla precisare: qualunque scelta personale di vita, va presa in totale libertà di coscienza. Ma anche con coraggio: il coraggio di cambiare rotta qualora si realizzasse che la scelta fatta, non era più quella congeniale per la propria persona.
Nessuno avrà puntato una pistola contro la tempia di Monsignor Charamsa perché indossasse l’abito talare accettando, nel contempo, un certo stile di vita che pure gli sarà stato ben noto prima di prendere i voti. Se nel corso degli anni poi, si è accorto che determinate regole gli stavano strette, evviva la libertà di scelta e di pensiero.
Non credo che la Chiesa abbia chissà quale interesse a tenere “legato” un prelato non più in grado di osservare le regole del Sacerdozio. Hasta la vista Monsignore!
Certamente il Papa sta cambiando visione della Chiesa su vari fronti. Il suo: “chi sono io per giudicare?” ha scosso dalle fondamenta le ideologìe ecclesiastiche.
Quindi nei prossimi giorni può succedere qualunque cosa, ma con Bergoglio sappiamo che ogni decisione verrà presa sotto il timbro della Misericordia e senza compromessi costrittivi.
E tanto ci basta.
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