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Scandalo Vaticano: qualcuno volò (di nuovo) sul nido del Corvo

martedì, 03 novembre 2015 13:55

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Mafalda Bruno
A sentire le notizie shock sull’ultimo scandalo in Vaticano, seguite da due arresti, la prima cosa che viene da chiedersi è se quei corvi abbiano mai smesso di svolazzare sinistramente sul cupolone di San Pietro.
Evidentemente no: lo scandalo del maggio 2012 portò alla condanna di Paolo Gabriele per il furto dei documenti dall'appartamento papale e la successiva detenzione; lo scandalo poi ebbe una fine con la grazia che Benedetto XVI concesse al suo ex stretto collaboratore prima del Natale 2012.
E ora ci risiamo: una vera e propria bufera causata di nuovo dalla fuga di documenti riservati della Santa Sede e persino di conversazioni private del Pontefice.
Questa volta i responsabili non sono solo semplici maggiordomi, i corvi hanno alzato il livello nelle persone di Monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, spagnolo, alto prelato legato all'Opus Dei (come noto, non esattamente nelle grazie di Papa Francesco come lo era invece per Giovanni Paolo II) e Francesca Immacolata Chaouqui, componente della Commissione referente delle attività economiche della Santa Sede.
Le indagini della Gendarmeria Vaticana andavano avanti da mesi.
Negli ultimi giorni è scoppiata la “sgommata finale” con gli interrogatori e poi gli arresti, suffragati da prove giudicate schiaccianti.
La donna è stata scarcerata perché sta collaborando con le autorità e per questo è stata rimessa in libertà. Ma non è detto che i guai per lei siano finiti.

Ma perché tutto questo?
In verità che qualcuno stesse cercando di minare l’autorevolezza di Papa Francesco è venuta a molti di noi, già da quando si è diffusa la notizia di un possibile tumore che avrebbe afflitto il Pontefice.
Notizia poi smentita totalmente. (Deo gratias!)
La prima e inconfutabile verità risiede nel fatto che questo Papa è al centro di un torbido groviglio nel quale, a volercelo vedere affogare dalla testa ai piedi, è quella parte di finanza vaticana poco propensa ai cambiamenti instaurati dal Pontefice.
La sua decisione di abitare in Santa Marta piuttosto che nei lussuosi appartamenti vaticani, il suo dedicarsi ai poveri, agli emarginati, alle periferie disagiate, stanno esasperando quella parte di clero che ha usato la Chiesa e tutto il suo apparato per fini meramente carrieristici, economici e speculativi.
Papa Francesco ha aperto la Chiesa ai poveri, come deve essere, condannando fermamente ogni forma di potere.
La sua inversione di tendenza basata su una visione misericordiosa, in netto contrasto con il malaffare speculativo, sta facendo sì che i disegni di annientare il suo pontificato, prevedibilmente, non solo non sono finiti, al contrario: l’impressione è che ci si debba aspettare ancora molto e ancora molto peggio.

Tradimento dunque?
Sì. Tradimento della fiducia che il Papa aveva posto nei suoi collaboratori, ma questo sarebbe il minimo, posto che ben più grave è il tradimento verso l’opera riformatrice di Francesco, il cui messaggio, se vogliamo, in sintesi, è davvero di una semplicità disarmante: se la Chiesa non cambia rotta prima dentro le mura vaticane, come può incontrare poi l’umanità e rappresentare la misericordia di Dio?
Con che coraggio un prelato servito e riverito, pieno di agi e comodità, può mettere in atto l’insegnamento evangelico :Qualunque cosa avrete fatto ad uno di questi poveri, lo avrete fatto a me?
Certo, non tutto il clero è marcio grazie al cielo, e Dio ci scampi dal dire che i prelati debbano andare in giro come una classe di straccioni e mendicanti, ma il divario che si avverte tra alcuni di loro e la povera gente, è spesso, ci sia consentito, quantomeno inquietante.
Ci possiamo solo augurare che Papa Francesco continui ad avere la forza, che Dio gliel’accresca, di ripulire la Chiesa da soggetti inquinati e inquinanti a prescindere dal loro potere.
E che una volta scovati, snidati per meglio dire trattandosi di corvi, non abbia nessuna esitazione o remora a fare pulizia.
Che rovesci, tipo sfuriate alla Don Camillo per intenderci, i banchetti dei cambiavalute e le sedie (molto, troppo comode) dei venditori di colombe che infestavano il Tempio ai tempi di Gesù.
La mia casa sarà chiamata casa di preghiera, voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri” (Giov, 2,13-25)
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