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Licio Gelli. Addio all’ex Venerabile dei misteri e dei segreti

giovedì, 17 dicembre 2015 00:18

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Mafalda Bruno
Checché se ne pensi, una cosa e certa: non si può scindere la storia d’Italia dalla persona di Licio Gelli, scomparso due giorni or sono nella sua Villa Wanda, sulle colline di Arezzo.
Dietro ogni vicenda, ogni pagina oscura che ha riguardato il nostro paese, immancabile spuntava il suo nome. Come un regista occulto, Licio Gelli risulta coinvolto, direttamente o indirettamente, in tutti i maggiori scandali degli ultimi trent'anni della storia italiana: tentato golpe Borghese, strategia della tensione, crack Sindona, caso Calvi, caso Moro, dall’Italicus a Gladio e persino un colpo di stato, mai riuscitogli; dietro tutto c’era sempre lui, uno degli ultimi sopravvissuti di quella generazione che ha gestito, palesemente o in maniera occulta, l’Italia dei buchi neri, dei misteri, delle stragi, delle storie sulle quali non si è mai appurata la verità.
Nato a Pistoia nel 1919, a soli 18 anni Gelli aveva combattuto in Spagna schierato dalla parte del generale nazionalista Francisco Franco, poi aveva aderito al partito fascista, rimanendovi convinto adepto, fino alla Repubblica di Salò.
Con una scalata sorprendente, e ancora oggi piena di punti oscuri, si era intrufolato nelle trame di gestione del potere del nostro paese e nella massoneria, in seno alla quale aveva fondato la ben nota Loggia P2.
Collezionò una nutrita serie di condanne con sentenza definitiva: una tra tutte, la calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo, che gli imputava il reato di aver depistato le indagini sulla strage di Bologna.
In una nota intervista, riferendosi alla P2 dichiarò: “Con la P2 avevamo l'Italia in mano. Con noi c'era l'Esercito, la Guardia di Finanza, la Polizia, tutte nettamente comandate da appartenenti alla Loggia”.
Novantasei anni di vita di un personaggio a dir poco inquietante, dalle mille sfaccettature, dai numerosi risvolti che gli sono valsi, nel tempo, vari nomignoli tutti a lui attribuiti: il burattinaio, il Belfagor, il Materassaio, Venerabile, ovvero l'ex Gran Maestro della P2, che tante volte è tornato nella storia della prima e della seconda Repubblica tra rapporti occulti con il potere, vicende giudiziarie, arresti, fughe e guai col fisco.
“Sono fascista e morirò fascista” è una tra le sue frasi storiche lapidarie.
Certo, è palese che le sue azioni hanno comportato vittime innocenti, hanno fatto sì che tante pagine della nostra storia fossero macchiate di sangue, ambiguità e oscurità, ma visto che siamo nell’anno giubilare della Misericordia, per questa sua linearità di pensiero, per la sua fede politica mai rinnegata (condivisibile o meno) ora che si trova nel Regno dei Più, pensiamo che gli vada tributato, quantomeno, l’onore delle armi.
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