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A' la guerre comme à la guerre

mercoledì, 23 marzo 2016 07:47

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Mafalda Bruno
Avevamo ancora addosso la mestizia per la Francia, Charlie Hebdo, Bataclan, ed ecco che un altro ceffone ci ha riportato alla realtà di pericolo in cui, nostro malgrado, siamo costretti a vivere, con la tremenda percezione di un pericolo perenne che incombe su tutti noi, che per difenderci non abbiamo addosso alcun giubotto antiproiettile, ma solo la nostra impreparazione e fragilità in quanto possibili bersagli: bersagli a cui non viene concessa la benchè minima chance nè di poter minimamente prevenire fatti drammatici né tantomeno difenderci.
Un altro attentato, dagli effetti tragicamente nefasti. Vittime innocenti ancora una volta falcidiate nel loro da fare quotidiano, nei loro semplici gesti e movimenti che significano solo ed esclusivamente vi-ve-re.
Una guerra è sempre umanamente riprovevole. Ma fintanto che si combatte sui campi di battaglia, come dire, ci può anche stare. Non la comprendiamo ma può avere una sua ragion d'essere. Ma quando il pericolo si annida nelle strade che percorriamo, nei luoghi che frequentiamo abitualmente, nei nostri andirivieni, nelle giornate nelle quali la vita ci porta a fare le cose che dobbiamo o vogliamo fare, allora il quadro cambia.
Come cittadini europei non siamo più al sicuro. Da niente. L'Europa è sotto assedio, tutta, ma non con cannoni, dichiarazioni di guerra roboanti o movimenti di truppe militari, ma con l'effetto sorpresa, con il quando meno te l'aspetti, e sempre con gli stessi bersagli: i cittadini qualunque, gli inermi, gli impreparati.
Colpire senza preavviso e colpire nel mucchio inconsapevole. E povero a chi ci capita, come ieri Parigi e oggi Bruxelles e domani chissà. E' riduttivo ormai il je suis Charlie o je suis Bruxelles... oggi la sfida è lanciata a tutti, a nous sommes les Europèens.
Ogni volta che queste cose accadono, la lezioncina che ci sentiamo ripetere è sempre la stessa: bisogna continuare a vivere normalmente, è quello l'unico modo per contrastare la paura e non far cantare vittoria i terroristi. Ed è vero che è l'unica risposta a questa strategia di terrore, non farci pervadere dal timore nè cambiare stile di vita, evitando semmai di cacciarsi in situazioni non necessarie che possono rappresentare un potenziale rischio. Che altra risposta potremmo mai dare, noi contrari alla guerra?
Ma intanto, dannazione, possiamo almeno dire, ci piacerebbe urlarlo in verità, che comincia a farsi pesante questa situazione? Possiamo dire che viene da chiedersi dove accidenti sono i servizi di intelligence e a cosa servono? Possiamo dire che i governi europei hanno preso il fenomeno Isis sottogamba, con troppa leggerezza, quando invece i segnali nefasti ne ricevevamo a bizzeffe già anni fa?
Cosa si aspetta a creare una forza di sicurezza a livello europeo? Dobbiamo sentire parlare sempre e solo di spread, BCE e Merkel?
Intanto che saniamo le nostre pendenze verso l'Europa, che saldiamo i nostri debiti, che facciamo i compiti come ci è stato chiesto, e caro ci sta costando, intanto, intanto..... a quale Santo dobbiamo votarci per uscire illesi dall'andare a vedere un film, una partita allo stadio, un concerto, andare in metropolitana o, più banalmente, a fare la spesa in un mercato?
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