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Ma questa benedetta integrazione, s'ha da fare o no?

mercoledì, 30 marzo 2016 07:06

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Mafalda Bruno
E' ormai assodato che il problema dell'integrazione del mondo musulmano non è tanto nostro, quanto il loro. Non siamo noi che andiamo a falcidiare i loro civili inermi pur di difendere i valori della nostra religione. Non siamo noi che rifiutiamo le moschee o le scuole coraniche. E che le donne vadano in giro col viso coperto più di tanto la cosa non ci sconvolge. Lo tolleriamo e spesso lo guardiamo più che altro come un pittoresco fenomeno di costume (appunto).
Parliamo qui della stragrande maggioranza degli italiani ed europei in generale, portati alla tolleranza, alla convivenza civile, al volemose bene. Gli estremisti che vorrebbero espellere chiunque, solo perché "diverso" , li lasciamo volentieri blaterare con le loro follie deliranti.
Detto questo però, questo minestrone di usi, costumi e religioni, necessita giocoforza di alcune regole fondamentali e ferree sulle quali non si può e non si deve transigere, per nessun motivo al mondo.
Per il fatto stesso che si sono o intendono stabilirsi in Italia, non vuol dire che una volta qui si comportino come loro meglio aggrada. Non esiste proprio. In Italia abbiamo una Costituzione a dettare le regole, qui vigono delle norme precise, dei principi base di vita civile alla quale delle due l'una: o ti adegui o sei gentilmente pregato di accomodarti all'uscita. Con biglietto di sola andata, please.
E dei punti di contrasto con noi ce ne sono parecchi: a cominciare dal "trattamento speciale" da loro riservato alle donne. Sono recenti alcuni servizi televisivi in cui degli Imam residenti in Italia, dichiaravano senza alcun problema frasi come "il profumo la donna se lo deve mettere solo in camera da letto per il suo uomo. Se ti vesti in maniera occidentale io ti ammazzo, non è necessario che la donna debba studiare, devi sposare chi ho deciso io per te, sin da quando eri una bambina". Ci sono state vittime tra ragazze che hanno rifiutato questi diktat dai loro genitori, ce lo ricordiamo bene.
Ora, il nostro Stato non può, non deve rimanere silente e inerte davanti a queste vere e proprie aberrazioni. Ma è quello che accade, visto che ad oggi, interventi mirati a combattere queste assurdità, spesso atroci, non se ne sono visti. E paradossalmente, non intervenendo, lasciando correre, si creano e proliferano quei focolai pericolosi da cui poi può uscire fuori il matto kamikaze, il terrorista estremo che nelle nostre strade, aeroporti, cinema o teatri, decide di combattere la sua Jihad personale. Da chi sono stati compiuti gli ultimi attentati? Da cittadini francesi, belgi, inglesi ecc. cioè ce li siamo "fatti in casa" , in pratica come il pane e la pasta.
La ricetta per un civile minestrone sostenibile poi non è così difficile da realizzare. Gli ingredienti sono invero pochi, ma vanno tutti rigorosamente rispettati. Puoi essere ateo, agnostico o di qualunque credo religioso, purché il tuo credo non vada a cozzare con il nostro vivere civile. Se le regole della tua religione infrangono i nostri principi, incorrerai nelle sanzioni previste dalla nostra legge, non la tua. Associati pure e riunisciti dove e come meglio ti aggrada, purché rispetti la libertà individuale, sacrosanta, di uomini e donne. E devi imparare a parlare almeno l'italiano di base. Qui sei in Italia caro il mio Imam, quindi non puoi comportarti come se fossi in Siria o in Libia.
Insomma, dove sta il difficile? Quando arriveranno i nostri governanti a decidersi di organizzare un servizio d'ordine fisso, incalzante e operativo h24 in queste radure, spesso illegali, nonché potenziali focolai terroristici? Aspettiamo il botto? Che ci scappi il morto?
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