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UN EVENTO ED UN PAESE

mercoledì, 17 agosto 2016 22:20

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Da sinistra: Rosario Pesce, D.S. dell'I.C. di Siano e Giorgio Marchese, sindaco di Siano
Rosario Pesce
Le manifestazioni religiose, che si svolgono nel Sud del nostro Paese nel periodo estivo, sono per lo più tutte simili.
Ce n’è una, invero, che è molto più ricca di tutte le altre, almeno fra quelle che si sviluppano nella provincia salernitana.
Parliamo della festa di San Rocco, che si celebra nei giorni ferragostani a Siano, un paese a ridosso della Valle dell’Irno e dell’Agro Nocerino.
Si tratta di un evento, che coinvolge un’intera cittadinanza (oltre diecimila abitanti), a cui si aggiungono le persone, che nate a Siano - o figli di emigranti - si sono poi trasferite oltre oceano, per cui la manifestazione religiosa si trasforma in un’utile occasione perché si rincontrino parenti ed amici, che molte cose, certo, hanno da raccontarsi.
Lo sfarzo è notevole: in occasione della processione, numerose sono le statue che vengono portate in giro, per ogni vicolo del paese, quasi a voler introdurre i santi nelle abitazioni di persone anziane o inferme, che non possono più andare in Chiesa.
Mai come in tal caso, la contaminazione del programma religioso con quello civile è felice e foriera di attività per la popolazione locale: infatti, gli abitanti dei Comuni limitrofi si riversano, numerosissimi, a Siano per partecipare alla processione o per assistere allo spettacolo dei fuochi pirotecnici, che si svolge quasi per un intero giorno, impegnando molte aziende specializzate in tale settore.
L’evento religioso diventa, inoltre, momento utile perché tutti i Sianesi si riconoscano nel culto del loro Santo patrono, per cui – come ai tempi delle Olimpiadi del periodo classico – ogni ostilità intestina cessa, perché prevale il sentimento di appartenenza ad una comunità, che è un tutt’uno con San Rocco, che protegge e dà forza a cittadini che, in passato, sono stati colpiti da gravi sciagure, come il terremoto del 1980 o l’alluvione del 5 maggio 1998, che distrusse una parte rilevante di Siano, uccidendo cinque persone.
Il nostro Sud non può che ripartire da momenti simili, perché in tali occasioni si costruisce e si consolida un “idem sentire”, che non può che fare bene a cittadini, che portano con sé i drammi delle generazioni precedenti, a partire dall’emigrazione, che spopolò interi Comuni nel corso del XX secolo.
Sentirsi parte di una comunità siffatta non può che essere motivo di orgoglio per chi è stato “adottato”, visto che la coscienza civile, che ne consegue, rappresenta il migliore risultato e viatico, cui può ambire chi, per vocazione e per professione, ambisce all’educazione come valore assoluto ed unificante delle diversità, che altrimenti diventerebbero troppo stridenti e pericolose per il consesso umano.
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