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Fabio Falzone
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Rocco Schiavone, assurto alla notorietà da quando è stato trasmesso in televisione, è un poliziotto con un suo carattere ben definito.
Viene subito da fare il confronto con il commissario Montalbano. Ma sono molto diversi. Schiavone, e lo precisa ad ogni piè sospinto, non è un commissario, ma un vicequestore. Uno è siciliano e li vive, l’altro, romano preciso, vive, suo malgrado, ad Aosta. Anche gli autori sono molto diversi. Camilleri (autore di Montalbano) è un anziano scrittore (91 anni) che ha al suo attivo molte opere come scrittore, regista e sceneggiatore. Antonio Manzini (52 anni) è stato fondamentalmente attore, regista e scrittore.
Anche i personaggi nelle fiction televisive sono interpretati da attori molto diversi. Luca Zingaretti (Montalbano) è dissimile dal personaggio dei libri. Le descrizioni dell’autore ce lo presentano come un uomo magro, segaligno e non lontano dalla pensione che fa venire alla memoria Ubaldo Lay, indimenticabile interprete del tenente Sheridan della polizia di San Francisco, ma di paternità completamente italiana (Mario Casacci, Alberto Ciambricco e G.A. Rossi).
Zingaretti è bravissimo, ma poco si adatta alla descrizione fisica. Il vicequestore Schiavone sembra invece disegnato appositamente per Marco Giallini. L’attore è alto, poderoso, con lo sguardo incisivo, penetrante e ben si attaglia al personaggio che è decisamente particolare. Ha le sue fisse: nonostante si trovi ad Aosta e spesso in trasferta nelle vicine località sciistiche, è fissato per usare solo scarpe Clarks, che distrugge invariabilmente in poco tempo, e cappotto loden: abbigliamento poco adatto per la città in cui è costretto a vivere. Già: costretto. E’ un investigatore acuto, brillante ed osservatore attento, di grande esperienza.
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