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DYLAN DOG

sabato, 17 gennaio 2015 16:12

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Cristina Roselli

L'indagatore dell'incubo creato da Tiziano Sclavi è di certo uno dei volti più noti dell'editoria fumettistica italiana; con i tratti del viso ispirati all'attore Rupert Everett, Dylan ha accompagnato e visto crescere almeno un paio di generazioni di appassionati, grazie alle sue avventure sempre diverse intessute di una fitta e ricca mitologia, nonchè di personaggi celebri quanti lui.
Dylan è per certi versi un eroe romantico in quanto tende ad innamorarsi follemente di ogni donna che diviene sua cliente (e, più simbolicamente, indossa sempre gli stessi abiti in memoria della moglie Lillie Connolly) ma è anche profondamente fallato e fallace: aerofobico, claustrofobico, cinico e scettico, incarna perfettamente un ideale di protagonista che è difficile non apprezzare ed al quale ci si affeziona facilmente.
L'allegra brigata che popola le pagine dei vari albi (e delle collezioni) è variegata ed iconica a dir poco, basti pensare alla tipica rappresentazione della Morte con tanto di scheletro e falce che è fedele compagna di avventure di Dylan, raffigurata in modo intelligente ed ironico come una burocrate che fa solo il suo mestiere.
Dylan Dog ha ormai compiuto ventotto anni e una certa rigidità schematica e narrativa ha richiesto un intervento di rinnovazione, attività che è stata iniziata già nel 2013, introducendo piccoli cambiamenti utili a far comprendere all'avvezzo lettore che altri sarebbero ben presto sopraggiunti.
Difatti, la modifica forse più eclatante che fino ad ora si è potuto registrare riguarda il tanto agognato pensionamento dell'Ispettore Bloch, evento ritardato per quasi trent'anni e finalmente arrivato, permettendo inoltre l'introduzione del nuovo Ispettore Carpenter.
Altre novità interessanti che accompagneranno questa vera e propria rivoluzione nel mondo dell'occulto di Dylan riguardano l'introduzione della tecnologia nella vita dell'investigatore (proprio lui che da anni la rifugge...) e l'abbandono del Voi che tanto caratterizzava il peculiare modo d'espressione del protagonista (legato al fatto di essere nato nel Diciassettesimo secolo).
Sebbene tutte queste novità abbiano il chiaro scopo di dare vitalità e linfa ad un format che iniziava ad essere decisamente circolare e ripetitivo, le reazioni degli appassionati sono discordanti: alcuni salutano queste modifiche come un'inerente avventura per il proprio beniamino, altri arrivano a considerarle eccessive e prive di reale interesse in quanto ciò che rendeva intrigante Dylan Dog era anche l'estrema (ormai) familiarità dei personaggi e delle situazioni.
Sarà un caso fallimentare di abbandono della “vecchia strada per la nuova” o riusciranno gli autori e i bravissimi disegnatori a mantenere viva ed ancora più potente la fiamma dell'interesse verso l'investigatore della camicia rossa?
Nel ringraziare Lucia Cupido per la segnalazione ai posteri l'ardua sentenza.
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