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Al Castello di Scilla i Popoli del Mare di Oreste Kessel Pace

venerdì, 16 dicembre 2016 12:53

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Francesca Bianchi
Venerdì 16 dicembre, alle ore 18, presso la Sala Convegni del Castello Ruffo di Scilla (RC), sarà presentato l'ultimo libro di Oreste Kessel Pace, dal titolo Popoli del Mare - Cenni Preliminari, il primo di una serie di saggi storici che lo scrittore desidera pubblicare in merito alla questione dei Popoli del Mare o Pelasgi.
Pelasgi è il nome con il quale i Greci chiamavano il popolo che aveva abitato la loro regione in un periodo antichissimo, antecedente l’età del bronzo. Di loro si legge sia nelle testimonianze letterarie più antiche, come i poemi omerici e le opere esiodee, sia nelle opere storiche di Erodoto e Tucidide e in quelle più tarde di Diodoro Siculo, Strabone e Pausania.
I Pelasgi vengono descritti come un popolo intellettuale, ricettivo, attivo, dedito soprattutto all’agricoltura, un popolo i cui accampamenti avevano la caratteristica di essere stretti da grandiose mura ciclopiche, fatte di grandi massi uniti gli uni agli altri.
Secondo alcuni studiosi furono anche gli inventori dei cosiddetti caratteri fenici, dai quali sono derivati gli alfabeti europei.
Le poche testimonianze su di essi di carattere storico, letterario ed artistico in nostro possesso, insieme alle ricostruzioni storiche che sono state fatte nel corso degli anni, inducono a ritenere che la Grecia non fosse l’unica zona occupata da questo misterioso popolo. Ad essi infatti deve essere ricondotta l’originaria unità culturale del bacino del Mediterraneo e delle zone limitrofe. Ciò spiegherebbe l’esistenza di motivi ricorrenti nelle varie culture mediterranee, così come le corrispondenze linguistiche riscontrabili in lingue molto lontane tra loro.
La comune ed originaria cultura pelasgica, che potremmo a ragione chiamare euro-mediterranea, legò tra loro popoli tanto lontani e tanto diversi tra loro.
Il periodo storico delle invasioni dei Popoli del Mare è considerato di transizione tra la tarda Età del Bronzo e l'antica Età del Ferro. Tutti gli imperi, potenti e meno potenti, subiscono le invasioni di una coalizione di popoli provenienti dall'odierna Europa centro-orientale.
Nel libro di Oreste Kessel Pace, che si propone di far luce su questo periodo oscuro, violento e, nello stesso tempo, di grande rinascita, viene riportato anche il contenuto di due stele, scoperte nel 1954 a Karnak, che descrivono le misure militari adottate dal re di Tebe, il faraone Kamose, contro il re Hyksos Aweserra Apopi, e il testo della tavoletta di Carnarvor, che descrive il medesimo scontro ed è risultata essere una copia affidabile di un'iscrizione storica.
Dalle Stele risulta che i territori conquistati dagli Hyksos non subirono alcun impoverimento economico, ma una notevole espansione commerciale. Pare anche che l'impero Hyksos fu ben accetto dal popolo sottomesso. Gli Hyksos non imposero mai un dominio culturale, politico e religioso; i loro sovrani hanno lasciato grandi edifici, statue, templi, rilievi, ed hanno favorito la diffusione della letteratura egiziana.
Un intero capitolo è dedicato alla Battaglia di Kadesh, la prima battaglia fra nazioni, che vide scontrarsi gli Egiziani contro gli Hyksos, quindi il faraone Ramses II contro il re Muwatalli II. Questa battaglia è il primo evento bellico della storia documentato per esteso.
La battaglia è riportata in tre documenti antichi: 1) Poema di Qades; 2) Il Bollettino di Qades; 3) il Trattato di Qades, che è il primo testo della storia dove si definisce un trattato di pace.
Lo studioso affronta anche il tema dell'invasione più violenta della Confederazione dei Popoli del Mare che il faraone Ramses III dovette fronteggiare. Questa incursione annientò i popoli più deboli; le civiltà più potenti, invece, si salvarono, integrandosi con i Popoli del Mare o trovando un accordo con questi, come fece Ramses III, che assoldò i Popoli del Mare nel suo esercito, pagandoli e permettendogli di fondare città.
Da alcune iscrizioni del tempio di Medinet Habu si evince che non si trattava di invasioni belliche con conseguente saccheggio, ma dello spostamento di intere civiltà intenzionate a ricercare nuove terre in cui vivere.
Il libro si conclude con un accenno all'importanza di due papiri - Il Viaggio di Wenamon e Onomastico di Amenemope, ritrovati nel 1890 ad El-Hiba, in Egitto - per la ricerca sui Popoli del Mare.
Oreste Kessel Pace, allievo del compianto antropologo prof. Domenico Raso, è conosciutissimo tra gli addetti ai lavori e tra gli appassionati di storia, archeologia ed antropologia. Da oltre venticinque anni si occupa dello studio delle civiltà antiche, organizzando simposi internazionali e pubblicando periodicamente articoli e relazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali. Ha scritto anche undici libri, alcuni dei quali presentati persino al Salone Internazionale del Libro di Torino, riscontrando un notevole successo e numerose recensioni positive.
All'appuntamento di venerdì 16 dicembre presenzieranno, oltre allo scrittore: l'avv. Marinella Gattuso, Assessore alla Cultura del Comune di Scilla; la dott.ssa Pasqualina Ciccone, Consigliere Comunale del Comune di Scilla, corrispondente giornalistica e studiosa delle lingue e delle civiltà moderne; il dott. Francesco Porcaro, Presidente del Club per l'Unesco "Scilla" e Giovanna Galletta, studentessa di Lettere Moderne presso l'Università della Calabria, che si occuperà della lettura dei testi antichi.
Interventi speciali, sotto forma di video, saranno a cura del dott. Pierluigi Montalbano, scrittore e studioso dei Popoli del Mare, del dott. Marcello Cabriolu, studioso del DNA delle Civiltà Antiche, e della dott.ssa Francesca Bianchi, studiosa delle fonti classiche.
Al termine, dopo la proiezione di un video, vi sarà anche un contributo speciale inviato dal prof. Leonardo Melis, le cui pubblicazioni stanno riscrivendo la Storia. Un appuntamento da non perdere, per far luce sul nostro passato e su quelle civiltà, volutamente dimenticate e "snobbate" dalla cultura ufficiale, che hanno lasciato un segno indelebile nella nostra cultura.
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