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Al teatro Quirino di Roma: Luci della ribalta

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domenica, 05 febbraio 2017 07:48

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Marianella Bargilli (Terry) e Antonio Salines (Calvero)
Fabrizio Federici
Londra,1914. Mentre il Paese sta sprofondando nel baratro della “Grande guerra”, prosegue la quotidiana guerra dell’esistenza dei comuni mortali: Calvero, celebre clown ormai ai limiti del pensionamento, salva improvvisamente dalla morte per suicidio Teresa, bella e sfortunata giovane ballerina dal grande talento, ma profondamente fragile e insicura.
E’, come molti ricorderanno, la trama di Luci della ribalta, film sonoro del 1952 tra i capolavori di Charlie Chaplin (che, nel film, impersonava proprio il vecchio Calvero).
Dopo anni di trattative, Antonio Salines, attore e regista teatrale e cinematografico (creatore con Carmelo Bene, già nel 1959, della compagnia “I ribelli”, una delle prime compagnie teatrali italiane autogestite), ha ottenuto dalla famiglia Chaplin i diritti teatrali di “Luci della ribalta“, non l’ultimo film del grande Charlot, ma certamente il suo testamento spirituale.
La pièce è ora in scena al “Quirino”, per la regìa di Giuseppe Emiliani, sino al 12 febbraio. Su un palcoscenico dove la tecnica della “proiezione delle ambientazioni” permette di cambiare facilmente scena, con un suggestivo “mix” di arredamenti scenici e sfondo, si snoda la storia di Calvero (Antonio Salines, appunto), e Terry ( un’altrettanto brava Marianella Bargilli).
I due si incontrano, lui le salva la vita e, accogliendola in casa, con pazienza e dedizione riesce a restituirle l’uso delle gambe (che lei, per forti disturbi psicosomatici, sembrava aver smarrito), ritrovando egli stesso una ragione di vita e tentando un rientro sulle scene, sebbene con scarso successo.
Terry (nonostante che egli potrebbe essere suo padre, data la differenza di età), se ne innamora sinceramente e vorrebbe sposarlo, ma Calvero sa di essere troppo vecchio per lei; cerca quindi di convincerla che il giovane pianista Neville (Luigi Biava), pieno di attenzioni nei suoi riguardi, è l’uomo giusto per lei.
Tornata al successo pieno, finalmente Terry ha uno spettacolo tutto suo, e cerca Calvero per esprimergli riconoscenza. Lo ritrova e gli offre un’apparizione durante il suo spettacolo: Calvero accetta, e la sera dello spettacolo si presenta sul palco insieme alla sua vecchia spalla (Lino Spadaro, in questo caso nello stesso ruolo ricoperto, nel film, dal grande Buster Keaton).
I due si producono in una prestazione eccezionale, che entusiasma il pubblico: ma proprio mentre, subito dopo, Terry sta danzando in scena, Calvero, ormai logorato da problemi ed emozioni, muore in scena, tra gli applausi (com’ è, spesso, desiderio d’un grande attore: così capitò, 12 anni fa, alla grande Ileana Ghione, e così diceva di desiderare Petrolini nella sua celebre autobiografia, “Un po’ per celia, un po’ per non morir…”).
Tutti ricordano le musiche del film, scritte dallo stesso Chaplin (tra le colonne sonore più famose di sempre), e la scena finale del “concertino comico” Chaplin- Keaton. Questa messa in scena (adattamento teatrale di Eleonora Zacchi, scene di Federico Cautero, costumi di Chiara Aversano) si colloca senza dubbio come un evento culturale teatrale e meta-cinematografico, connotato da grande divertimento e commozione.
Centrato sui grandi temi dell’ esistenza: l’ amore, la vecchiaia, la voglia di riscatto e di risalire la china, la paura di non farcela; ma anche il rapporto psiche-soma, l’autostima, la ricerca, soprattutto, appunto del senso dell’esistenza.
E - come nell’ “Amleto” di Shakespeare - il teatro nel teatro.
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